Gli occhi di neve

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2021.

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Nicolandrea Riccio
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Gli occhi di neve

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Gli occhi di neve

1 Il ritorno di Aranel

Sul treno diretto ai confini del mondo, Narcissa mi scrutava con i suoi grandi occhi azzurri. Dopo mesi passati nel silenzio venne da me, mi invitò nella sua casa, un luogo dove l’odore di muffa era quasi insostenibile, e l’assenza di arredamento mi dava una sensazione di abbandono tanto profonda da far scorrere fredde lacrime sulle mie guance. Lei dipingeva, io la guardavo, e nessuno di noi diceva una parola. Ricordo solo il rumore ovattato di rami spogli mossi dal vento, che udivo seduto sul pavimento, sotto una vecchia finestra chiusa.
Decisi di lasciare quel posto, così tornai a casa dai miei cari amici, Febe e Pietro. Mi accolsero con gioia dopo quello che sembrava essere stato un grande lasso di tempo. Felici, girovagammo tutta la notte senza meta, Pietro non smise mai di fumare, mentre Febe mi raccontò le sue lunghe giornate passate alla batteria, e di quanto fosse migliorata dall’ultima volta, quella volta prima di lasciarla. Sentii suonare il citofono a mezzogiorno, mi trovavo a casa di Febe, cercavo di riposare dopo l’intera notte trascorsa a passeggiare. Aprii la porta e mi trovai davanti Asia, una vecchia amica ed una chitarrista di grande talento. La ricordavo tremendamente insicura, così mi sorpresi quando quel giorno mi chiese di formare una band, credo proprio che sia stato il mio ritorno a spronarla. Asia era una musicista versatile, ed il suono che costruì con il tempo la rese una chitarrista solista inconfondibile alle mie orecchie. La sua opinione nei miei riguardi non era da meno, un muro sonoro solido ed un senso del ritmo sorprendente, questo fu il suo giudizio quando mi sentì suonare la chitarra per la prima volta, tanto tempo fa. Euforica, Asia contattò una sua amica che suonava il basso, così nel pomeriggio si presentò Bianca, una musicista che ironicamente definivo operaia, fu la persona che ci diede equilibrio.
Suonammo ogni giorno a casa di Febe, e dopo pochi mesi avevamo un album, Gli occhi di neve, disco omonimo della band. Cominciammo a suonare in giro, e ai nostri concerti vendemmo tutte le copie del nostro vinile. I gestori dei locali si mostravano contenti, adoravano il mio gruppo, non per le nostre competenze musicali, bensì per la nostra immagine. Condividevamo un volto angelico, Febe, Bianca ed Asia erano terribilmente simili, vestivano eleganti, ed i loro lunghi capelli di un nero corvino, facevano risaltare occhi di un verde tanto chiaro, che alle volte mi apparivano quasi bianchi, così come i miei lunghi capelli ricci.
Arrivò presto il giorno in cui il mondo confezionato con cura da ognuno di noi, e nella quale potevamo essere felici, venne scosso da un avvenimento agghiacciante, il mio vecchio compagno Pietro morì suicida. Pietro era un musicista mediocre, e quando venne escluso dal progetto Gli occhi di neve, rimase a suonare nella sua cameretta insieme a degli zombie. Dopo la sua dipartita mi ritirai, decisi di tornare per un po’ da dove ero venuto. Me ne andai certo del fatto che le mie compagne sarebbero state bene anche senza di me, d'altronde sarei ritornato presto.

2 La voce di Febe

Suonavo insieme ad una band molti anni fa. La bassista, Bianca, era la più ritardataria, sua madre la costringeva in casa il più possibile, una donna tanto malata quanto cattiva, una vita al servizio di una vecchia fetida e ammorbante. Quello che si faceva chiamare Aranel era mio ospite fisso, suonava la chitarra insieme ad Asia, la quale aveva una tecnica superiore a lui, nonostante la scarsa creatività, in cui Aranel eccelleva. I miei compagni erano parte di me ed io di loro, cominciai a provare paura il giorno in cui mi resi conto che tutto quello che era esistito fino a quel momento, stava lentamente scomparendo, e che non sarebbe mai più tornato.
Incidemmo un solo album, la band si sciolse dopo la scomparsa di Aranel. Asia si trasferì negli Stati uniti, e non ebbe problemi a trovare una band affermata con cui poter lavorare. In quanto a Bianca, dopo la morte di sua madre iniziò a lavorare come badante. Uscì dalla mia vita anche lei, lasciandomi sola, a sopportare il dolore causato dall’assenza del mio caro amico.

3 L’appartamento spoglio

Ritornai nel luogo in cui passavo il tempo in silenzio ad osservare la bellezza, ma qualcosa era cambiato. Narcissa non c’era più, al suo posto trovai qualcuno di completamente diverso. Appena entrato in casa sentii subito quell’inconfondibile odore di muffa, e l’appartamento era ancora povero nell’arredamento, esattamente come lo lasciai, ma davanti alla finestra fradicia del soggiorno, un ragazzo dal volto sterile stava fumando una sigaretta. Non fu per nulla sorpreso del mio arrivo, ci guardammo attentamente per qualche secondo, poi spense lentamente le luci di casa, raggiunse la porta d’ingresso socchiusa, e prima di spegnere l’ultima luce del soggiorno, mi chiese di accompagnarlo sul lungomare. Il rumore delle onde era assordante, il vento freddo mi bruciava il viso, ed il buio di quella notte era terrificante, lo seguii spinto dalla paura di restare solo.
Durante il nostro cammino quel ragazzo non disse una parola, e ad ogni passo si incupiva sempre di più. Ero dietro di lui, la sua andatura diventava sempre più frettolosa con il passare dei secondi, fino a quando scomparve in lontananza, inghiottito dal buio. Il mio cammino si interruppe, non avevo più alcuna idea di dove fossi, ne di come tornare a casa. Pensai alle persone che avevo lasciato, le mie compagne, e cercai di convincermi che sarei riuscito a tornare di nuovo, prima o poi. Ancora oggi mi chiedo se Gli occhi di ghiaccio esistano ancora.
Ultima modifica di Nicolandrea Riccio il 27/05/2021, 0:17, modificato 1 volta in totale.
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Nicolandrea Riccio
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Re: Gli occhi di neve

Messaggio da leggere da Nicolandrea Riccio »

Rinnovo il mio apprezzamento per la tanta attenzione dedicata al testo.
Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Penso di non aver capito a fondo questo racconto. Non ho capito cosa vuole dirmi soprattutto nella parte finale. Sarà un limite mio, ma non l'ho capito neanche dopo la seconda lettura.
Ho riscontrato qualche problema anche con la punteggiatura: qualche punto a capo in più io l'avrei messo.
Alcune frasi mi sono sembrate un po' forzate: "dopo quello che sembrava essere stato un grande lasso di tempo",
"Dopo la sua dipartita",
rimase a suonare nella sua cameretta insieme a degli zombie (chi sono gli zombie?)
"facevano risaltare occhi di un verde tanto chiaro, che alle volte mi apparivano quasi bianchi, così come i miei lunghi capelli ricci" (anche i capelli ricci appaiono bianchi?).
Questo è ovviamente un parere molto personale perchè, come ho detto altre volte, se tu queste frasi le hai scritte così è perchè a te suonavano bene così come le hai fatte.
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Nicolandrea Riccio
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Re: Gli occhi di neve

Messaggio da leggere da Nicolandrea Riccio »

La ringrazio per la lettura. Devo dire che non sono un grande amante del senso, non lo ricerco mai con fervore quando scrivo. Qualcuno potrebbe trovarlo, ma moltissimi altri no, neanche in uno dei miei scritti.
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M.perrella
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Messaggio da leggere da M.perrella »

Di certo un modo di narrare fuori dagli schemi, che ha anche un suo pregio nel presentare un evento che ha accomunato vite in un momento creativo. Solo una parentesi descritta come un sogno, con tonalità oscure e rarefatte, appunto come produzioni oniriche che emanano un sentore indefinibile di nostalgia e smarrimento. Sensazioni che lascia addosso questo racconto.
Mi dispiace non poter votare.
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Nicolandrea Riccio
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Re: Gli occhi di neve

Messaggio da leggere da Nicolandrea Riccio »

Apprezzo moltissimo il suo commento, e mi fa piacere che il mio testo le abbia suscitato le sensazioni che ha descritto. Proprio quelle che ho provato io nel scriverlo.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

in tutta sincerità devo dire di non aver capito il racconto, perlomeno non del tutto.
che crei sensazioni particolari è indubbio, ma non riesco ad annodare i vari lembi che vi ritrovo.
vi sono descrizioni notevoli, ma ne vedo altre prive di significato o, all'apparenza, scollegate dal lla storia.
francamente sono molto indeciso sul voto, che per ora rimando.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Questo racconto, per il suo carattere frammentario, assomiglia più a delle pagine di diario. Anche il finale è sospeso, come un diario, e lascia il lettore, che ha cercato un senso fino all'ultimo nella serie di episodi che si susseguono, un po' deluso. Trasmette un senso di grigiore, di un'esistenza un po' spenta di un gruppo di giovani ormai cresciuti, amanti della musica. Molti hanno smesso di coltivare sogni, tranne l'io narrante, che finisce per ritrovarsi solo.
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