Street cats
- Gabriele Ludovici
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Street cats
Street Cats
È morto.
Anzi no.
Uno dei primissimi insegnamenti che ha ricevuto all’inizio della sua affiliazione alla Manopla Roja è quello di scacciare il più possibile dalla propria mente il pensiero della morte. In qualsiasi circostanza, guai a lasciare che quel timore possa insinuarsi.
“La paura di crepare ti fotte. Ignorala”.
Chi glielo ha detto?
Boh.
Guillermo ha solo una priorità da risolvere, adesso, poiché si ritrova con un lungo solco sul torace magro, dal quale cola copioso del sangue che imbratta la replica della canotta dei Miami Heat. Una coltellata. Ha tentato di fare il furbo con uno della Manopla, che di gerarchia gli stava poco sopra. Uno che reputava incapace persino di saper contare. Guillermo ha fatto la cresta sui proventi della giornata di spaccio, e Pavo se n’è accorto. Il ragazzino si è intascato un pugno di banconote, ovvero pane e latte a casa per una settimana in più. Non ha l’età per immaginare vizi e lussi più importanti. Una sana e onesta cazzata punita da una lama amica, destino beffardo. El Pavo poi, il tacchino, il coglione col taglio di capelli più cretino di tutta la gang, uno che quel pugno di banconote lo spendeva ogni giorno dal barbiere.
Si è trascinato in un vicolo dove l’aria puzza di urina, carogne e spazzatura. Non è lontano da casa sua, Guillermo sa che non deve allontanarsi troppo dal cerchio protettivo della Manopla. Lì, nell’angolo più sfigato della città più malfamata del Paese, le luci del tramonto non si degnano di fare la loro figura. Sente quasi freddo, anche se ci sono circa trenta gradi. Sentire freddo è un brutto segnale.
Nella semioscurità, il ragazzino tenta di raccogliere tutto ciò che gli rimane di lucido in mente pur di non perdere i sensi. Ritrovarsi svenuto in quel vicolo equivale a morire.
Un gatto.
Guillermo lo intravede, è dietro un cassonetto. Un gatto come tanti: grigio, forse tigrato, tutt’occhi e coda. Una micia, ha uno sguardo curioso e dolce, non saprebbe dire altro per avvalorare la propria tesi. Sa solo che i gatti della città sono diffidenti, non danno confidenza. Sono fantasmi di pelo, mucchietti d’ossa che si accontentano di ciò che scartano perfino gli umani più disperati. Nessuno si prende cura di loro, la loro lotta per la sopravvivenza è muta. Doña Pilar, l’ultima gattara certificata del quartiere, è morta da tempo.
La gatta si avvicina. Fiuta l’aria, abbassa la testa. Guillermo ne studia le movenze. Vorrebbe gridarle di stargli accanto, farle capire la necessità di un qualcosa su cui concentrarsi.
Un sussulto al cuore gli annebbia la vista.
Il felino è titubante. L’istinto è quello di sfruttare l’assenza di “rivali” per ispezionare con calma la mercanzia avariata ammucchiata nelle buste della calle. Quattro cassonetti, tre pieni fino all’orlo. Eppure la gatta indugia. Percepisce qualcosa nello sguardo di quel colosso di carne morente. Colosso dal suo punto di vista, ovviamente: quel ragazzino pesa sì e no cinquanta chili.
Guillermo non è mai stato attratto dagli animali, sebbene abbia sempre annuito di fronte ai compagni che lodavano le doti intellettive dei loro pitbull o altri cani da guardia/assalto. Grame bestie, pensava. Figuriamoci poi i gatti: piccoli, selvatici, essenzialmente inutili.
Fino a quel momento, chiaro.
Vincendo ogni esitazione, la gatta si avvicina al ragazzo. Annusa, indaga. È ferito a morte, è evidente, così lancia un blando miagolio di disgusto misto a impotenza. Capisce che la sua presenza può attirare l’attenzione di altri cosi. Quei cosi enormi e invincibili, dai lunghi arti, estensioni prensili da cui rifuggire. Quelle figure perennemente di corsa, alle quali è inutile affezionarsi poiché trasudano anch’essi fame e disperazione.
Il ragazzo, dal canto suo, è disperatamente concentrato sulla figura di quell’animale. Sente che la vita sta scivolando via, è sull’orlo di perdere i sensi. Si accorge di un morbido strofinio nei pressi della sua bocca, poi di un piccolo morso. Dolore, attivazione delle sinapsi. La bestiolina gli cammina sopra, in qualche modo il suo fisico cessa di intorpidirsi così repentinamente.
È vivo.
Fissa il cielo attraverso i fili dei panni stesi. Quanta gente si è affacciata in quei minuti, facendosi i cazzi suoi di fronte allo scenario di un ragazzino morente? Almeno una ventina, sono grossi palazzi. Ma perché non interviene nessuno?
Il ritmo dei suoi pensieri è scandito dai passi della gatta che lo attraversano da capo a piedi. I mici non è che abbiano una soglia dell’attenzione così alta, pensa Guillermo, e dà per scontato che a breve l’animale si allontanerà.
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El Pavo è di ritorno da una serata delle sue. Una ronda d’affari, il “recupero crediti”, poi una cena a base di burritos, birra e cocaina nel garage di Jaime. Ha deciso di andare a casa presto, il giorno dopo deve spostarsi in un’altra regione assieme al capo. Serve un gorilla che svolga l’ordinaria amministrazione in tema di sicurezza, carne da macello che non può rifiutarsi. Il profilo di Pavo.
Passeggiando per la via principale del barrio, gonfio d’alcol e droga, a Pavo torna in mente Guillermo. È proprio lì che quattro ore prima lo ha “graffiato” con la lama, a quel furbetto del cazzo. Guardandosi intorno con circospezione, cerca segni che lascino intendere cosa ne sia stato del ragazzino. Nessuna donna in lacrime? Nessuna attività sbirresca?
Grande è la sorpresa quando, imboccando il vicolo delle pisciate per svuotarsi la vescica, trova il corpo di Guillermo circondato da una ventina di gatti. I loro occhi scintillano nel buio, per uno strano gioco di luci con la scarsa illuminazione che passa in quel corridoio di spazzatura. El Pavo non sa se Guillermo sia morto o meno ma, trovandosi al cospetto di quell’orda di code dritte e sguardi glaciali, ottenebrato dall’alterazione, con mano tremante compone il numero dell’assistenza sanitaria prima di gettare il cellulare in un cassonetto e scappare via con i pantaloni mezzi abbassati.
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L’ansia, l’angoscia e l’introspezione mancano rendendolo un racconto senza anima ne pathos.
Per aver partecipato anche non essendo obbligato a farlo 5, per la frase “ottenebrato dall’alterazione “ 0 (Zero) , per la mancanza di emozioni 2.
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Spero di aver dato consigli costruttivi, così che le prossime storie siano anche migliori. Continua così e buon lavoro!
- Fausto Scatoli
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la cosa migliore è il modo in cui è scritto, non lo stile ma la stesura. semplice, diretta, con frasi corte ma abbastanza efficaci, così da far comprendere al lettore cosa sta succedendo.
certo, una maggior descrizione non avrebbe guastato, ma si sarebbe alzato il numero dei caratteri...
a rileggerti
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Alcune sono come la coltellata che ha ricevuto Guillermo.
Nella fase di editing ti consiglio di aumentarle spezzandone qualcuna lunga.
Forse ho capito cosa volevi dire con ottenebrato dall'alterazione.
El Pavo è "gonfio d’alcol e droga" quindi è ottenebrato dall'alterazione causata dalle sostanze che circolano nel suo corpo.
- Roberto Bonfanti
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Museo letterario
Antologia di opere letterarie ispirate dai capolavori dell'arte
Unire la scrittura all'immagine è un'esperienza antica, che qui vuole riproporsi in un singolare "Museo Letterario". L'alfabeto stesso deriva da antiche forme usate per rappresentare animali o cose, quindi tutta la letteratura è un punto di vista sulla realtà, per così dire, filtrato attraverso la sensibilità artistica connaturata in ogni uomo. In quest'antologia, diversi scrittori si sono cimentati nel raccontare una storia ispirata da un famoso capolavoro dell'Arte a loro scelta.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Introduzione del Prof. Marco Vallicelli.
Copertina di Giorgio Pondi.
Contiene opere di: Claudia Cuomo, Enrico Arlandini, Sandra Ludovici, Eleonora Lupi, Francesca Santucci, Antonio Amodio, Isabella Galeotti, Tiziano Legati, Angelo Manarola, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Annamaria Vernuccio, William Grifò, Maria Rosaria Spirito, Cristina Giuntini, Marina Paolucci, Rosanna Fontana, Umberto Pasqui.
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Rosso permissivo
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.
Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2014 - (in bianco e nero)
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La Gara 5 - A modo mio
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La Gara 68 - La gelosia
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