Lo Hobbit, una noia inaspettata!

...è il film che si è ispirato a quel libro, o il contrario?
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Claudio Lei
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Lo Hobbit, una noia inaspettata!

Messaggio da leggere da Claudio Lei »

Ciao a tutti,
non so voi ma io fatico a risparmiarmi, anzi in effetti lo cerco, l'ormai istituzionale appuntamento cinematografico festivo o prefestivo. Premesso che passerei una serata a leggere il dizionario piuttosto che sborsare dei soldi per un cinepanettone all'italiana che, stando agli incassi, rappresentano gli amari picchi di affluenza di pubblico nei nostri cinema, ammetto senza vergogna la ricerca di un fantasy che mi cali nell'atmosfera giusta: leggi utopico ritorno all'infanzia.

Dopo questa lunga premessa avrete capito che ero destinato a vedere "Lo Hobbit", forse lo avevate leggermente sospettato leggendo il titolo dell'argomento, purtroppo gli appuntamenti carmici, spesso carichi di aspettative, vengono facilmente delusi. Anche questo credo l'abbiate intuito dal titolo.

Peter Jackson è reduce dall'enorme successo del "Signore degli Anelli", più che meritato mi permetto di sottolineare, condizione che introduce una pericolosa insidia: la sindrome dell'onnipotenza. La pellicola anche se apparentemente fedele al testo si concede lunghe digressioni noiose, nonché premesse e introduzioni che sembrano destinate solo a procrastinare l'inizio della vicenda. Il prologo del "Signore degli Anelli", spero ricordiate l'introduzione narrata dalla voce di Galadriel e da immagini potenti e suggestive, è stato malamente clonato nello "Hobbit": la narrazione è sfilacciata e lenta, le immagini sono spettacolarizzate, anziché spettacolari, creando il pathos da aspettativa nello spettatore che, almeno per me, si è sgonfiato come una bolla di sapone.

Nella prima ora di film, che ne dura quasi tre, assistiamo alla guitta e anche un po' pleonastica comparsa dei nani a casa di Bilbo Baggins, evento che l'autore descrive per introdurre il lettore all'astuzia di Gandalf: lo stregone incastra l'amico Hobbit sfruttando la sua accoglienza, tipica del suo popolo. Nel film questo lunghissimo momento, puntellato di umorismo secondo me un po' scontato e prevedibile, non contrasta con il resto della pellicola, si assiste ad un aumento della tensione preparatoria dell'azione, purtroppo questa risulta spesso caotica rendendola poco apprezzabile. Quando le scene dinamiche risultano poco chiare obbligano lo spettatore ad uno sforzo interpretativo, che pregiudica il coinvolgimento dello stesso nei momenti più salienti.

In conclusione per me è stata una pessima trasposizione: lenta, sfilacciata, ricca di interludi che precedono momenti deludenti.

Aspetto di sapere la vostra opinione.
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Massimo Baglione
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Re: Lo Hobbit, una noia inaspettata!

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ecco perché aspetto di vederli in televisione, i nuovi film, così ho il tempo di leggerne prima qualche recensione o impressione.
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Immagine <<< io ero nel Club dei Recensori di BraviAutori.it.

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Andrea Andreoni
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Re: Lo Hobbit, una noia inaspettata!

Messaggio da leggere da Andrea Andreoni »

Quando ho realizzato che il libro, che sarà più o meno un quinto del Signore degli anelli, veniva convertito in nove ore di film ho capito che il risultato sarebbe stato pessimo...
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Claudio Lei
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Re: Lo Hobbit, una noia inaspettata!

Messaggio da leggere da Claudio Lei »

Si, in effetti anche a me aveva preoccupato molto, insieme alla travagliata successione dei registi, ma ormai mi ero impegnato ad andarci. Non credo che ripeterò lo stesso errore per i prossimi, anzi, visto lo scempio che hanno fatto di un buon libro, secondo Lo Hobbit non è un capolavoro, spero che venga ultra hackerato e scaricato illegalmente! :twisted:
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è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
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