La verità è un due
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La verità è un due
Oggi è mercoledì devo scoparmi l'amante. Lavorare fino alle 20:20, pregare che non ci siano intoppi.
Questa è la mia routine oppure sono io, è da tempo che mi chiedo se ormai ci sia differenza fra me e lei. Sono un uomo fortunato, non ho mai dovuto impegnarmi troppo per ritrovarmi tutto quello che ho, dalle vacanze alle case, agli amici. Nonostante questo mi chiedo se sia mai stato davvero felice oppure se mi sono semplicemente dimenticato come si fa, sempre che fra le due cose ci sia differenza. Ora non ho tempo per pensare, la pausa in bagno è finita devo lavorare e mandare due messaggi a mia moglie.
"Grazie e buon lavoro Giò!" Sorridevo mentre prendevo la seconda elemosina della giornata, ormai questo era un posto sicuro, il parcheggio davanti ad un enorme azienda circondata dal verde eppure quel palazzo spiccava, era grigio, non avrebbe dovuto farlo. Sono finito per strada a causa della mia dipendenza. Come ogni giorno mi sveglio alle 07:07 nascondo il mio letto di fortuna, metto le mie coperte nel mio zaino, prendo la mia vecchia chitarra e comincio a camminare. Il caffè offerto dalla barista che mi ha raccontato di quanto si senta in colpa per come si è comportata con la madre, tappa obbligatoria giusto poco prima del parcheggio aziendale. Si continua dritti per il centro, sotto il solito portone. Ora siediti e metti il cappello per terra, tira fuori la chitarra, fingi di farlo perché ti interessa, dimentica di non avere nulla. Suona. Suona. Suona ancora. Sorridi e ringrazia per ogni moneta regalata. Se penso che ho smesso con la droga da ormai anni e sono ancora qui impazzisco, sono la mia ombra, un vecchio ricordo di me. Devo essermi incastrato nella mia routine oppure devo esserlo diventato. Ogni tanto mi fermo e li guardo, mi chiedo come deve essere avere una casa, una famiglia, un lavoro, qualcosa per cui lottare che non sia la sopravvivenza. Vorrei avere tutto quello che non ho, penso starei meglio dopo, potrei rimettermi in sesto e ricordarmi ancora di vivere.
Sono le 19,00 ormai il lavoro è finito un ultimo sforzo Gio ed anche per oggi hai fatto il tuo compito. In tutto questo non ho potuto fare a meno di notare Sid il mendicante di questa mattina, dalla mia finestra in ufficio. Sembra sorridere guardando il nulla, dovrei forse sentirmi in colpa per non essere felice? Per avere tutto questo e non sapere più che sapore ha la felicità? Non importa, devo finire le ultime cose e poi sarò a cena dalla mia famiglia.
Mi piace riposare qui per un paio d'ore prima di tornare nel mio letto di fortuna, guardo le macchine che vorrei guidare; immagino di farlo, chiudo gli occhi, guido per strade deserte sorrido, almeno ci provo, perché spesso mentre lo faccio i miei occhi lacrimano. Ora basta però mi sento stanco meglio andare, il mio piccolo letto mi aspetta.
Ore 20:20 ho finito come previsto e non riesco però a provare nulla. L'idea di tornare a casa da mia moglie e mia figlia, dopo essere andato a letto con Monia mi angoscia, meglio non pensarci. Sorridi va tutto bene. Hai tutto, no?
Il buio iniziava ad impossessarsi della città, le ultimi luci davano spazio ora al torpore dei lampioni.
Un piccolo soffio di vento sollevò una foglia spingendola un po' in aria, mentre Gio e Sid si incrociavano per la strada, la guardarono entrambi nello stesso momento.
Un pensiero.
Giò: "Ho tutto è non riesco ad apprezzare nulla ".
Sid: "Non ho nulla e vorrei poter apprezzare tutto".
Gli sguardi si incrociarono: "Se esiste un posto chiamato inferno allora dev'essere questo."
"Buona serata Giò!" Sorrisi.
"Anche a te Sid..." Sorrisi di riflesso.
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Per quanto riguarda l'aspetto formale è scritto molto bene, apparte un apostrofo mancante in un "un'", pulito, delineato, logico, senza sbavature.
Mi è piaciuta la scena finale e il continuo sovrapporsi dei punti di vista dei due personaggi. Personalmente, ma è solo una stupida sottigliezza, non avrei evidenziato l'interlocutore nelle ultime due battute perché si capisce chi dice cosa, ma come detto, il racconto è tuo.
Alla Prossima.
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commento
anche abbastanza ben riuscita.
a mio parere ci sono, in certi punti, troppi aggettivi possessivi, meglio eliminarne un po', tanto si capisce comunque.
forse è solo una mia impressione, ma mi pare che alcuni tempi verbali non coincidano.
tralascio il fatto che a tratti la punteggiatura non c'è e che si va a capo pochissimo, perché se lo si considera flusso di coscienza, ci può anche stare.
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Re: La verità è un due
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Re: Commento
Grazie mille Selene! Ti confesso che pensavo fosse un idea abbastanza originale, almeno affrontata in questo modo, ma forse mi sbagliavo. Grazie mille per questo tuo commentoSelene Barblan ha scritto: ↑06/04/2020, 13:36 Due persone, che possono essere mille altre, anche me o te, in un certo momento della nostra vita. Non è una storia nuova, ma la trovo piuttosto vera e sentita. Per questo mi è piaciuta, l’ho trovata onesta. Ed anche lo stile è chiaro, pulito. Un buon lavoro secondo me, voto 4.
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Re: La verità è un due
Caio Federico! Bellissimo il tuo riassunto, anch'io non avrei saputo fare di meglio, mi ha fatto davvero piacere leggere questo tuo pensiero, grazieFedericoBisto ha scritto: ↑10/05/2020, 11:54 Lo stile del racconto è bello, incisivo. Attraverso monologhi interiori si mettono a confronto due vite totalmente diverse eppure simili. Giò e Sid insomma, intrappolati nella loro routine non si accettano, non sanno quello che vogliono e chi sono. Costretti a recitare una parte che la vita gli ha dato sono costretti a guardarsi e non riconoscersi.
Solo una cosa ho notato che il titolo del tuo pensiero non è "Commento" se non sbaglio ai fini della gara è importante cambiare il titolo, spero questa info possa esserti utile
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Re: commento
Ciao Fausto! Ti ringrazio per il tuo commento farò tesoro dei tuoi consigli e mi fa piacere che tu abbia trovato il lavoro nel complesso abbastanza ben riuscitoFausto Scatoli ha scritto: ↑03/05/2020, 21:56 bella, l'idea di mettere a confronto due punti di vista sostanzialmente opposti o, comunque, contrapposti.
anche abbastanza ben riuscita.
a mio parere ci sono, in certi punti, troppi aggettivi possessivi, meglio eliminarne un po', tanto si capisce comunque.
forse è solo una mia impressione, ma mi pare che alcuni tempi verbali non coincidano.
tralascio il fatto che a tratti la punteggiatura non c'è e che si va a capo pochissimo, perché se lo si considera flusso di coscienza, ci può anche stare.
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Re: Commento
Ciao Eliseo! Intanto grazie mille per il tuo commento, per me è importante avere un proprio stile e mi ha reso felice il fatto che tu abbia notato questo particolare. Dopo l'ultimo racconto che era un pochino più onirico-visionario forse qui ho calcato troppo la mano sulla chiarezza del contenuto, rifletterò su questo dettaglio. Comunque ci tengo a dire che ho letto il tuo racconto nella gara precedente e mi era piaciuto, non ho fatto però in tempo a commentarlo, spero di recuperareEliseo Palumbo ha scritto: ↑14/04/2020, 14:10 Be', che dire? Un altro racconto nel tuo stile, molto carino e apprezzabile, con una nota di sottofondo che fa riflettere qualche secondo.
Per quanto riguarda l'aspetto formale è scritto molto bene, apparte un apostrofo mancante in un "un'", pulito, delineato, logico, senza sbavature.
Mi è piaciuta la scena finale e il continuo sovrapporsi dei punti di vista dei due personaggi. Personalmente, ma è solo una stupida sottigliezza, non avrei evidenziato l'interlocutore nelle ultime due battute perché si capisce chi dice cosa, ma come detto, il racconto è tuo.
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Ad avere la peggio sembra essere Giò, ossessionato da una felicità che gli sfugge comunque, nonostante non gli manchi niente, anzi, forse proprio per questo.
Sid, almeno, ha desideri e miraggi di riscatto.
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Gara d'Estate 2018 - Incontri, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione e Laura Ruggeri.
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La Gara 20 - L'insolita bellezza delle piccole cose
A cura di Dario Maiocchi.
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La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio
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I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
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Biblioteca labirinto
Cinque scaffali di opere concatenate per raccontare libri, biblioteche e personaggi letterari
Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.
Contiene opere di: Alberto De Paulis, Monica Porta, Lorenzo Pompeo, Claudio Lei, Nunzio Campanelli, Vittoria Tomasi, Cristina Cornelio, Marco Vecchi, Antonella Pighin, Nadia Tibaudo, Sonia Piras, Umberto Pasqui, Desirée Ferrarese.
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