Adorazione
Adorazione
Nella sua testa molti ricordi affioravano come cartoline screpolate, dove il tempo della gioventù se n’era andato impercettibile. Era un pensiero ricorrente e la ricerca di quel cambio di passo, dal vociare esibito della giovinezza allo sciabordio silenzioso della maturità, non trovava mai risposta. Cos'era successo? Dov'era avvenuto il punto di svolta? E quanto era stato repentino per non essersene nemmeno accorto?
Quel sole abbagliante delle cinque della sera non gli metteva paura, anzi era una compagnia piacevole della sua solitudine. Aveva in sé il colore indefinito della speranza che crea un ordine naturale alle cose e il battito sincopato di un rimpianto impalpabile.
L’utopia è la miglior medicina nelle giornate estreme, pensava l’uomo.
Mentre il mondo celebrava la sua festa pagana, c’era chi si ritrovava completamente solo, con il carico del tempo. L’animo era leggero perché il caldo gli dava sempre un senso di festa. La pace interiore lo accompagnava durante quella passeggiata, dove le poche barche rimaste, ballavano placidamente la loro siesta e il vento tra gli alberi fischiava una musica antica.
Entrò in un bar e ordinò un caffè e un bicchiere d’acqua. Bevve tutto di un fiato, incocciando prima il caldo dalla tazzina e subito dopo il freddo del vetro. Pagò e uscì sulla strada bollente.
Fu lì che la vide.
Aveva I capelli color cenere e la pelle delicata. Il corpo snello e gli occhi azzurro-grigi lo bloccarono improvvisamente, che se si fosse trovato nella metro di una grande città, avrebbe creato problemi di assembramento, tanto improvviso fu il suo arresto.
Anche la ragazza lo guardò e sorrise. A occhio e croce aveva la metà dei suoi anni e il doppio della conoscenza del mondo.
Si avvicinò con sicurezza, con la testa vuota e nessun pensiero svolazzante se non l’ammirazione per una bellezza così perfetta. Le parlò brevemente. La ragazza tacque.
Rientrarono nel bar. L’uomo ordinò il solito caffè con un bicchiere d’acqua mentre la ragazza preferì una spremuta d’arancia. Rimasero in piedi lì, al bancone, nel bar senza clienti con il cameriere indaffarato a pulire i tavoli vuoti.
Terminata la consumazione uscirono camminando lentamente tra i marciapiedi deserti. Le mani si sfiorarono appena e loro subito sorrisero a quel leggero contatto.
Alla fine del viale arrivarono davanti a una porta che dava sulla strada. Era una tipica casa di mare, con le persiane azzurre, il muro intonacato di bianco e il tetto piano. L’uomo prese le chiavi poi spinse la porta e fece entrare la ragazza.
La stanza era tinta d’azzurro con piccole venature bianche al delimitare del soffitto. Sobria come la cella di un monaco: un tavolo di legno, una sedia e un piccolo letto ricoperto da lenzuola bianche la riempivano appena.
Unico oggetto fuori posto era un vecchio stereo messo in un angolo, collegato a un’unica cassa; e un disco, un vecchio quarantacinque giri senza copertina. Il locale era arioso e aperto al mondo e la notte avrebbe sicuramente riecheggiato dell’infrangersi delle onde, tanto era la vicinanza al mare.
La ragazza si pose al centro della stanza. Indossava un vestito sbracciato di lino bianco, con un leggero arricciamento intorno alla vita. Ai piedi aveva delle infradito color terra che si mimetizzavano con il pavimento, ad eccezione delle unghie laccate di bianco.
L’uomo si avvicinò e le chiese di rimanere scalza; anche lui fece lo stesso.
Appoggiò i piedi sul pavimento caldo. Il sole entrava dalla finestrella e illuminava i suoi capelli.
L’uomo le rivolse uno sguardo attento, poi andò verso il giradischi.
Una musica ipnotica riempì la stanza.
Io ballo a piedi nudi
Per un giro
Qualche strana musica mi attira
Le liriche di Patti Smith fluttuavano leggere nella stanza.
Lui s’inginocchiò e cominciò ad accarezzarle i piedi. Vi avvicinò il viso e li sfiorò con le labbra, passando le dita sulle caviglie.
Lei lo guardava incuriosita tenendo le braccia dritte lungo il corpo.
Poco alla volta l’uomo cominciò a risalire lungo le gambe. Non le scoprì, continuando ad
abbracciarla fino alla vita.
Le sue mani cercavano un appoggio sicuro, come un cieco che tasta il terreno. O come un naufrago della vita.
Arrivato alle spalle la cinse da dietro, sfiorandole il collo. Le mosse i capelli con il viso, tenendola per le braccia. Con le tempie si appoggiò alla nuca mentre la ragazza emetteva lunghi sospiri. Inspirò a lungo quell'odore di salsedine, stordente come un profumo d’oriente.
Si spostò e si piazzò davanti. Testa contro testa la strinse forte. E ridiscese verso il basso.
All'altezza dei seni si fermò, poi le baciò lo sterno, un bacio lunghissimo, puro, devoto.
Sto danzando a piedi nudi
Roteando
Una strana musica mi attira
Ritmi lenti e sincopati avvolgevano i due corpi.
Ridiscese lungo i fianchi immacolati di quel vestito di lino con il sole che scendeva. Giù giù lungo le gambe nude fino ai piedi color della terra.
Li strinse a sé, emettendo un lungo sospiro.
La ragazza mosse le braccia. Era la prima volta da quando era entrata in quella stanza. Le sue lunghe mani sottili gli sfiorarono i capelli lentamente. Poi li accarezzò con più forza, lo prese per la base del capo e lo portò più in alto, dove ardevano violenti gli umori di quell'estate solitaria.
Ansimava.
L’uomo in ginocchio la guardò con gli occhi umidi e trasognati.
Come un condannato arrivato all'ultimo respiro, come un monaco cenobita nella lode del mattino, giunse le mani in segno di supplica e le disse che non voleva profanare quel corpo che gli era offerto.
Avrebbe voluto continuare all'infinito quella sua personale adorazione.
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Il finale mi lascia però insoddisfatta perchè non mi spiega cosa è accaduto all'uomo, il cambiamento repentino tra giovinezza e maturità: è come se il finale fosse solo una parte della storia e ci fosse ancora un finale "vero" da leggere, che rispondesse alle domande che mi sono posta nella lettura.
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Dal mio punto di vista, si tratta di un voyeur (probabilmente feticista) particolarmente fortunato, visto che la ragazza lo ha accolto in casa propria, addirittura gratis!
A meno che, al termine delle liriche di Patti Smith, non gli chieda la carta di credito.
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Re: Adorazione
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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però faccio mio il commento di altri: alla fine cosa rimane? la figura di un adoratore maschio (che trovo anomala ma non impossibile) e niente altro.
mi manca il senso della storia, l'emozione reale...
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Re: Adorazione
Descrivi un uomo che sogna da solo, tanto perso nelle sue elucubrazioni da essere alla fine deludente.
Non ci trovo un contrasto, un ripensamento, forse gli piace rimanere a piangersi addosso.
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Volendo trovare un difetto, forse sappiamo molto dell'adorata ma poco dell'adoratore. Puó esswrw una buona scelta se lo scopo è favorire l'immedesimazione in lui.
Altra piccola osservazione, nella parte centrale, al bar il livello (a parer mio) cala un pó e la scena risulta sbrigativa.
Nel complesso, il tuo racconto mi ha rqpito e incuriosito. È sensuale, ertoico, ma senza raggiungere una lascivia da cui potresti essere stato tentao, ma vhe avrebbe stomato con il resto.
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GrandPrix d'inverno 2023/2024 - Terrazze d'aprile - e le altre poesie
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La Gara 62 - La famiglia
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Proposta indecente - Le Lido
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BReVI AUTORI - volume 2
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Daniele Missiroli, Fausto Scatoli, Angela Di Salvo, Francesco Gallina, Thomas M. Pitt, Milena Contini, Massimo Tivoli, Franca Scapellato, Vittorio Del Ponte, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Selene Barblan, Antonella Jacoli, Renzo Maltoni, Giuseppe Gallato, Mirta D, Fabio Maltese, Francesca Paolucci, Marco Bertoli, Maria Rosaria Del Ciello, Alberto Tivoli, Debora Aprile, Giorgio Leone, Luca Valmont, Letteria Tomasello, Alberto Marcolli, Annamaria Vernuccio, Juri Zanin, Linda Fantoni, Federico Casadei, Giovanna Evangelista, Maria Elena Lorefice, Alessandro Faustini, Marilina Daniele, Francesco Zanni Bertelli, Annarita Petrino, Roberto Paradiso, Alessandro Dalla Lana, Laura Traverso, Antonio Mattera, Iunio Marcello Clementi, Federick Nowir, Sandra Ludovici.
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L'arca di Noel
Da decenni proviamo a metterci al riparo dagli impatti meteoritici di livello estintivo, ma cosa accadrebbe se invece scoprissimo che è addirittura un altro mondo a venirci addosso? Come ci comporteremmo in attesa della catastrofe? Potremmo scappare sulla Luna? Su Marte? Oppure dove?
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Rosso permissivo
Una bambina e alcune persone subiscono una crudele e folle violenza. Cosa potrebbe fare una donna per vendicarsi e scongiurare la possibilità che anche sua figlia cada vittima dei carnefici? Lo scopriremo in questo racconto, dato che il rosso ce lo permette.
Copertina di Roberta Guardascione
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.