Distopia alimentare
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Distopia alimentare
(Cronache dal post Covid)
Mi è rimasto solo un colpo e se lo spreco dovrò affidarmi al pugnale e la cosa mi preoccupa un po'.
Potevo limitarmi a tirare il collo a una gallina davanti a una commissione comunale per avere il permesso "basic", ma la cosa avrebbe escluso tutti i mammiferi. In realtà io puntavo a un permesso completo e sgozzare un maiale con le proprie mani sotto la supervisione della stessa commissione non mi preoccupava. Non mi preoccupava neppure l'esame di uno psicologo per valutare la mia propensione alla violenza e la pericolosità sociale. Per finire c'era anche una pesante tassa di concessione governativa da pagare, ma che potevo affrontare tranquillamente e quindi non mi perdono di aver accettato di partecipare alla trasmissione televisiva "Only The Braves" che mi avrebbe coperto le spese e aggiunto anche qualche privilegio esclusivo da V.I.P. con la licenza "Totally Omnivorous".
E dire che quando, anni fa, introdussero l'obbligo del "Green Pass", l'obbligo vaccinale e l'identità genetica la cosa mi aveva lasciato indifferente. Non consideravo la cosa un limite e mi sembrava come quando fuori dai locali c'è uno che decide se sei abbastanza figo da entrare.
Per il "Green Pass" molti protestarono, ma la maggioranza silenziosa, compreso me, fece spallucce.
Così quando i Vegetariani Radicali (spalleggiati da Animal Liberation) presero il potere, non ci fu più nessuno a protestare per le forti limitazioni al consumo della carne.
Venne introdotto un permesso speciale nel quale dovevi dimostrare di non essere un carnivoro ipocrita. Dovevi dimostrare di essere in grado di catturare e macellare gli animali di cui ti volevi nutrire. Fatto questo, con rinnovo biennale, potevi acquistare e consumare carne.
Adesso che la pausa pubblicitaria è finita sono costretto da contratto a rientrare subito nell'arena. Un medico della redazione mi ha suturato la ferita all'arteria femorale, mi ha iniettato un potente antidolorifico e con un po' di fortuna i punti dovrebbero tenere.
Il cinghiale femmina che ho accettato di affrontare è ferito, ma non i maniera seria e ho il sospetto che oltre averla privata dei cuccioli l'hanno anche drogata per aumentare la sua furia e aumentare l'indice di gradimento della trasmissione.
Ora il cinghiale mi ha visto e ha abbassato il capo per attaccarmi.
Sulle sue zanne c'è ancora il sangue della ferita che mi ha procurato.
Tutto il pubblico è in silenzio.
Io carico il fucile con l'ultimo colpo e prendo la mira.
- Alberto Marcolli
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Commento : Distopia alimentare
Secondo periodo troppo lungo:
“La cosa comprendeva anche una pesante tassa di concessione governativa, ma che potevo affrontare tranquillamente e quindi non mi perdono di aver accettato di partecipare alla trasmissione televisiva "Only The Braves" che mi avrebbe coperto le spese e aggiunto anche qualche privilegio esclusivo da V.I.P. con la licenza "Totally Omnivorous".”
In un corto letterario che si rispetti le frasi sono brevi.
"Green Pass" e passaporto sanitario non sono la stessa cosa?
“ come quando l'ingresso dei trovavi un tipo che giudicava se eri abbastanza elegante o figo per entrare. La frase zoppica: serve una revisione.
C’è dell’altro ma per ora basta così.
Il racconto merita veramente quindi per ora non voto. Attendo una nuova versione.
I commenti per questo racconto mi hanno schiarito le idee. In particolare mi ritrovo molto nel commento di Roberto Bonfanti.
Sono combattuto tra tre e quattro. Come sempre arrotondo al 4.
Commento: Distopia alimentare
Lì per lì ho pure pensato -Diamine, sarebbe figo se davvero prendessero il potere i Vegetariani Radicali, visto chi sembra proprio destinato a salire al Governo con le prossime elezioni-; ma alla fine l'Estremismo è sempre maledettamente sbagliato, in ogni sua forma.
Non appartengo al filone estremista ma sono animalista e limito al massimo il consumo di carne e, non riuscendo a mangiare qualsiasi cosa sanguini o abbia chiare fattezze da creatura che un tempo era vivente, nel mondo che hai immaginato io in quell'arena non ci entrerei di certo. Ancora complimenti: una storia davvero originale!
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Re: Distopia alimentare
Ho seguito i consigli del primo commento e ho spezzato i periodi lunghi.
A me i periodi lunghi piacciono, ma sono difficili da scrivere bene.
Per chi ama le "Short Story" dell'epoca d'oro della fantascienza non farà a meno di notare un po' di Matheson, Brown e, spero, il mio amatissimo Sheckley.
Noto che alla pubblicazione non viene rispettata la formattazione che avevo scelto, in particolare i rientri che non avevo fatto.
Pazienza, proverò a modificarli.
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Trovo il racconto molto interessante e originale, di grandissima attualità: bella l'idea di richiamare il Green Pass per ambientarlo in un futuro non molto remoto. A chiunque, penso, una forzatura del genere è venuta in mente almeno una volta ma il politically correct ci costringe a legarci le mani, quindi l'autore merita la massima stima anche solo per il coraggio.
Se proprio devo evidenziare un piccolo difetto, forse, trovo la parte relativa al "suin pass" un po' troppo corposa in relazione alla narrazione, che avrebbe potuto essere leggermente più lunga e sviluppata pur senza perdere di incisività. Si tratta proprio di una sciocchezza però! Buona bistecca (o tofu) a tutti!
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L'idea non è nuovissima (ma che ci può essere di nuovo nel campo della distopia? O nella letteratura in generale?) però è resa contemporanea dagli accenni all'attualità.
Certo che imbracciare un fucile non mette il protagonista alla pari con il cinghiale, queste cose vanno fatte a mani nude, poi vediamo chi la spunta.
Ciononostante la carne (ops…) c'è, quindi il racconto merita un buon voto.
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Re: Distopia alimentare
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Detto questo trovo che ci siano degli aspetti interessanti nel racconto e altri che funzionano così così. La prima parte è troppo spiegata, non credo che nei momenti concitati poi descritti il pensiero vaghi sul perché e per come si è arrivati a quel punto. In secondo luogo non vedo il nesso tra green pass e animalisti radicali, posso capire alla lontana che in breve si passi a un controllo sempre più invasivo, ma mi sembra un po’ troppo presentato così, in poche righe.
La parte finale è secondo me la più riuscita, diretta, cruda e sentita.
Voto 3 per me
- Maria Spanu
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Re: Distopia alimentare
A livello di racconto, però, è un pò frammentario. Ci si inciampa alcune volte sulle frasi ma l'idea è buona. Lavoraci su, la base di partenza c'è, mancano un pò di bulloni e viti qua e la.
Voto 3
- Marino Maiorino
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La scrittura è buona, fluida, narrativa, coinvolgente, e lo spunto buono per realizzare tutta una distopia, in molto più spazio. L'unica pecca che gli trovo è proprio la brevità. È vero, molti racconti brevi (e brevissimi) fanno così, ma la compressione dei tempi alle volte è troppo forte, artificiosamente, perché tutto poi si risolve nella climatica scena finale incompiuta.
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Purtroppo leggendolo non mi sono sentita attratta o incuriosita dalla storia e questo per me è un elemento importante al fine della votazione. Mi spiace, a rileggerti.
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l'idea è apprezzabile e lo spunto del green pass mi piace.
così come i vegetariani al potere, cosa che non vedo possibile in alcun modo.
non mi piace invece il finale, dove imbracci il fucile per far fuori una mamma cinghiala... crudele epilogo.
http://scrittoripersempre.forumfree.it/
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Io ho apprezzato la parte finale del racconto il faccia a faccia con il cinghiale. Non so tu dove vivi, ma da me terrorizzano parecchio, nelle zone vicino casa mia si è sempre a rischio di ritrovarseli dietro l'angolo!
Per il resto, a me l'idea piace e sicuramente la cosa che trovo più originale è il pass per cacciare gli animali.
Ben fatto.
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Il racconto è breve quanto basta per farsi leggere d'un fiato. Forse però, come già suggerito, qualche riga in più non avrebbe guastato, anche perché il tema si presta sicuramente.
Placet iuxta modum…
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
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Antologia visual-letteraria (Volume due)
Antologia dedicata agli animali
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