Mia figlia è una zoccola
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Mia figlia è una zoccola
Nel senso che lo fa per mestiere.
Ora è bene dire che in verità sui biglietti da visita di mia figlia c’è scritto “escort”; ma in un paesino come il nostro, dove il massimo della vita sociale è la partita a scopone della domenica sera con in palio il fiasco di rosso del Cioni, questo nome richiama più scenari di guerra (poi perché?) o di alta finanza. E invece è bene che sia chiaro a tutti che mia figlia è una zoccola, fa il mestiere più antico del mondo; quindi: perché dovrebbe vergognarsene?
Ma vi racconto com’è andata.
Finita la scuola Gabriella cominciò ad andare a bottega da una manicure, imparò e si fece una clientela sua.
Andava casa per casa, con la sua valigetta piena di smalti, limette e creme e si prendeva cura delle mani delle casalinghe che non si potevano permettere un negozio specializzato ma non volevano rinunciare a tenersi in ordine.
Gabriella imparò anche a laccare le unghie di tanti colori e con tanti disegni, quell’arte che non mi ricordo come si chiama.
Era molto brava nel suo lavoro e ben presto cominciò anche a ricevere molte clienti a casa.
La nostra casa non è molto grande: un tinellino con annesso cucinotto, due stanze da letto e un bagno; il tipico appartamento anni ’60 da 70-80 mq.
Ma per Gabriella, io e mia moglie Monica abbiamo rinunciato anche al tinellino, pur di lasciarle lo spazio per lavorare.
Gabriella non ha mai avuto tempo per altro che per il lavoro, ha sempre detto che quando avrebbe messo abbastanza soldi da parte avrebbe pensato a cercarsi un marito e a sposarsi. Ma evidentemente finora non c’è riuscita.
Poi un giorno la Giulia, la sua amica del cuore di quando andavano a scuola, è venuta a trovarla e si sono chiuse in camera di Gabriella a parlare, e parlavano fitto fitto che non si riusciva a capire niente, anche se la porta della camera c’ha il vetro come tutte le porte delle case degli anni ’60.
Quando dopo più di un’ora sono uscite, Gabriella era molto contenta e anche la Giulia sembrava soddisfatta.
Monica, mia moglie, preparò un the e lo servì con biscotti fatti in casa; ci sedemmo attorno al tavolo e ricordammo insieme tutte le marachelle che la Giulia e Gabriella avevano fatto da piccole. Ridevano e celiavano come ai vecchi tempi ed era un piacere guardarle così felici e serene.
Poi la Giulia si alzò e ci salutò abbracciandoci tutti e dicendo che si trasferiva in città, dove aveva trovato un buon posto, perché ormai lì in paese non aveva più possibilità di migliorare nel suo lavoro.
A cena chiedemmo a Gabriella cosa le aveva raccontato l’amica e quale fosse il lavoro della Giulia; ma lei rispose solo che era un lavoro molto remunerativo e non costava neanche molta fatica.
Dopo qualche giorno bussarono alla porta e un giovane lungo lungo e con un paio di stivali da cowboy chiese di Gabry.
Ci misi un po’ a capire che Gabry in effetti era Gabriella, ma fui contento che ora mia figlia avesse anche una clientela maschile.
Allora Gabriella portò il cliente con gli stivali in camera sua e si chiuse a chiave. Dopo una mezz’ora venne fuori col ragazzo e l’accompagnò alla porta, quindi ci disse che da ora in poi preferiva ricevere i clienti in camera sua invece che nel tinellino, perché aveva capito che la gente è più propensa a parlare delle cose proprie quando è in intimità, e se la gente sa di potersi confidare si sente più a suo agio.
La cosa strana fu però che se il cliente era uomo lo riceveva in camera e se era donna (ma ne venivano sempre meno… ) la serviva nel tinellino.
Monica, mia moglie, cominciò ad avere qualche dubbio su quello che stava succedendo, finché una sera, quando ormai tutti i clienti erano maschi e Gabriella lavorava fino a notte alta, la prese in disparte.
Parlarono in camera da letto nostra, fitto fitto, e io non capivo niente di cosa si stavano dicendo, anche se la porta della camera c’ha il vetro come tutte le porte delle case degli anni ’60.
Poi Monica e Gabriella vennero fuori e mi parlarono.
La Giulia, raccontò Gabriella, in verità faceva un lavoro particolare: era una zoccola ed era andata in città perché lì c’erano molte più opportunità di trovare bei giovanotti in cerca di giovani ragazze ben disposte. Così aveva pensato, in nome della loro vecchia amicizia, di lasciare a lei i suoi clienti invece che abbandonarli a chissacchì: quando era possibile fare un favore… .
E così Gabriella era diventata Gabry con tutti gli annessi e connessi del caso.
Mentre mia figlia raccontava, mia moglie sorrideva e anzi sembrava partecipare alle parole di Gabriella, con cenni della testa e delle mani come volesse spiegare lei stessa.
A me quei discorsi facevano un po’ impressione… non mi so spiegare… mi pareva che c’era qualcosa di sbagliato, come quando vedi, ad esempio, un muro pitturato di blu cobalto e non capisci perché hai l’impressione che ci sia qualcosa che non va’. Ma poiché vedevo Gabriella (ora diventata Gabry) e mia moglie contente e serene, anch’io mi tranquillizai e ci facemmo tutti una bella risata e Monica, mia moglie, preparò una bella pasta aglio olio e peperoncino, davanti alla quale per la mia famiglia iniziò un nuovo periodo di pace e prosperità.
Infatti Gabriella, che evidentemente doveva essere molto brava nel suo lavoro, cominciò a incassare sempre più soldi e a riempire me e mia moglie di regali anche al di fuori delle feste e delle ricorrenze.
Io potei comprare l’auto nuova; Monica, mia moglie, si fece la pelliccia e cominciò ad andare dall’estetista, visto che Gabriella non esercitava più il suo vecchio lavoro. E poi: i sanitari del bagno nuovi, l’impianto stereo che si sentiva davvero bene (questo veramente era stata una idea di Gabriella che diceva che con un sottofondo musicale l’attesa dei clienti era più rilassante – un po’ come dal dentista); e, naturalmente, un nuovo salottino in stile moderno.
Tutto procedeva nel migliore dei modi; la mia casa, semplice e pulita, serviva egregiamente come luogo di lavoro di Gabry e i clienti erano sempre soddisfatti.
Una sera, era d’inverno, e c’era un temporale che era iniziato al pomeriggio e ancora continuava a scaricare vagonate d’acqua sul paese, perciò nessuno era venuto a bussare alla nostra porta. Così Monica, mia moglie, preparò un sugo alle melanzane, di quelli che sa fare lei, e ci condì tre bei piatti di tagliatelle, spolverandoli abbondantemente di parmigiano e aprendo una bottiglia di rosso corposo delle sue colline astigiane. Conserve fatte in casa e frutta di stagione completavano l’intima cenetta.
Eravamo ormai alla fine quando trillò il telefonino.
Gabriella (per noi aveva conservato il suo nome da bambina) appena vide il nome sul display s’illuminò in viso e corse a rispondere dalla sua camera.
Parlò fitto fitto per una buona mezz’ora e alla fine tornò a tavola e ci disse che la Giulia si stava trasferendo in una città più grande e che le lasciava tutti i suoi clienti che aveva adesso lì.
Certo per Gabriella era un bel salto di qualità, poter fare strada nella città, far vedere quant’era brava. Era solo dispiaciuta di dover abbandonare i clienti che aveva a casa.
E così Gabriella ci lasciò per la grande città, per inseguire il suo sogno. Un po’ come la mia famiglia che dalla Calabria era salita al Nord per riscattarsi dalla povertà e dall’ignoranza.
Qualche giorno dopo la partenza di Gabriella, seduto sul divano di pelle a leggere il giornale, guardavo Monica, mia moglie, che in babydoll fucsia si passava non so quale crema sulla pelle delle braccia davanti allo specchio del bagno e quel movimento così aggraziato non solo mi fece venire certe idee interessate, ma anche alcune interessanti.
In fondo Monica aveva 55 anni molto ben portati e si sa che la donna a quell’età ha raggiunto una sua certa maturità anche per cose di cui è meglio non parlare in pubblico.
E poi bene o male c’erano da pagare i bolli e le assicurazioni delle nostre automobili (che stangate! ma per una Maserati e un Porsche, si sa… ), da mantenere un certo stile di vita che ormai sarebbe stato difficilmente abbandonabile, le ferie e le settimane bianche in posti frequentati solo dalle elité.
E così mi sovvennero le parole della Giulia: perché abbandonare i clienti a chissacchì? Ormai tutti conoscevano la casa, gli orari; e di certo se la figlia era così brava, la mamma non sarebbe stata da meno, anzi avrebbe avuto quel guizzo in più d’esperienza che…
Monica, mia moglie, fu ben contenta di quest’idea, quando gliela dissi. E anzi, mi rispose, questo lavoro le permetteva anche di occupare le sue giornate ora che Gabriella era partita e non doveva badare più a lei.
Ma soprattutto la rendeva orgogliosa il fatto di portare anche lei dei soldi a casa e partecipare alle spese della famiglia.
E così eccovi spiegato perché mia figlia è una zoccola.
Ma ora ho scoperto che anche mia moglie ci sa fare.
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Aggiungendo dei dialoghi efficaci potrebbe diventare una storia alla Almodovar anni '80. Bello.
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Re: Commento
Ci dovrebbe essere qualcuno che le lascia il posto (la poltrona)... ma la vedo dura: quando ci arrivano se la tengono ben stretta!Andr60 ha scritto: 30/12/2021, 11:01 Ironia dosata al punto giusto, come piace a me. Un commento che mi sento di fare è che Gabry potrebbe pensare in grande, fare il salto definitivo: il Parlamento.
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Re: Commento
"Attività artigianali" mi piace! Non so però come la prenderebbero un panettiere o un ciabattino... Comunque lo spirito di iniziativa ha sempre salvato l'economia familiare e nazionale!Letylety ha scritto: 29/12/2021, 21:49 Un racconto scritto molto bene, con dovizia di particolari per nulla piccanti. Dopotutto tante attività artigianali nascono così, frutto della passione, dell'abilità e della capacità imprenditoriale delle persone.
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Re: Commento
Per me è stato solo un divertissement. Mi piacciono le storie grottesche, che però come sempre hanno sempre un fondo di verità.Macrelli Piero ha scritto: 29/12/2021, 21:26 Ecco un autore sodale che si affianca a me con temi borderline e non politicamente corretti. E riesce anche ad evitare il turpiloquio. Ma zoccola è meno volgare di puttana?
Aggiungendo dei dialoghi efficaci potrebbe diventare una storia alla Almodovar anni '80. Bello.
Commento: Mia figlia è una zoccola
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ironico e graffiante al punto giusto, senza esagerazioni.
è vero, non è facile pensare a una famiglia così, ma sappiamo che la realtà sfugge spesso dai limiti che vorremmo imporle.
ci sono alcuni refusi e delle ripetizioni.
in alcuni punti modificherei qualche parola, ma alla fine si fa leggere bene anche così

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Re: Commento
Devo confessare che... si tratta di una storia vera! Ascoltata alla radio in una trasmissione Rai di qualche anno fa. Il succo della storia è quello, poi io l'ho reso narrativamente, non so con quali risultati, ma da quel che sto leggendo mi pare che non siano malaccio.Fausto Scatoli ha scritto: 01/01/2022, 17:54 hai capito te, il papi? sfrutta l'occasione e si fa magnaccia di moglie e figlia.
ironico e graffiante al punto giusto, senza esagerazioni.
è vero, non è facile pensare a una famiglia così, ma sappiamo che la realtà sfugge spesso dai limiti che vorremmo imporle.
ci sono alcuni refusi e delle ripetizioni.
in alcuni punti modificherei qualche parola, ma alla fine si fa leggere bene anche così
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Re: Commento
L'aspetto della disoccupazione non l'avevo preso in considerazione, ma ci può stare sicuramente! Grazie per aver compreso che ironia e leggerezza fanno da fil rouge al racconto. Purtroppo oggi rischi il rogo anche se pubblichi il Decamerone o la Vita Nova: troppo maschilisti! Non voglio aprire una discussione che sarebbe infinita, ma penso che il rispetto per la donna passa per il rispetto dell'essere umano in quanto tale. Chi rispetta l'uomo (inteso come 'umanità') rispetta tutti senza distinzione di sesso, lingua, razza, etnia, età... . E fa di tutto perché le disparità siano eliminate. Ma avevo detto di non voler aprire discussioni, quindi...Lucia De Falco ha scritto: 02/01/2022, 11:55 Come lo ha definito l'autore, questo racconto è un divertissement, e come tale va giudicato, altrimenti ci sarebbe ovviamente da intenderlo come lo spunto per amare riflessioni sulla situazione preoccupante di disoccupazione in Italia. È ironico e apparentemente leggero.
Grazie del commento!
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Re: Commento: Mia figlia è una zoccola
Non voglio polemizzare. Monica Vitti visse facendo le 'commedie all'italiana' e continuerebbe a farle (a mio inutile e non richiesto avviso) proprio perché era ed è un modo per far riflettere sulla realtà. Poi ognuno ci può vedere ciò che vuole.ElianaF ha scritto: 31/12/2021, 17:32 Sono perplessa, devo dire la verità, su un tema come questo affrontato come una commedia all'italiana, dove vissero tutti felici e contenti pagando le rate con lei che si prostituisce. Monica Vitti faceva ridere e commuovere nel 1970 affrontando questi temi, adesso i tempi sono cambiati.
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Re: Commento
Naturalmente grazie dei complimenti! Non mi sembra di esser stato 'coraggioso'... Forse oggi come oggi ci vuole coraggio ad affrontare determinati argomenti solo perché esiete il maledetto 'politicamente corretto', che non ha niente a che fare con la correttezza del linguaggio, ma è una cosa solo politica. Ora non voglio polemizzare nè fare, appunto, politica, ma mi sembra che ci stiamo alquanto imbarbarendo, e non per i motivi che vengono paparazzati sui social e sulla stampa.Anto58 ha scritto: 07/01/2022, 18:15 Scritto ironico e divertente. E' proprio vero che con leggerezza e garbo si può dire proprio tutto, ma tutto! Mi sono divertita a leggerlo e faccio i complimenti all'autore anche per il coraggio e l'originalità che ha dimostrato.
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Re: Commento
Claudia Gerini... non conosco il cinema moderno (sono un maledetto luddista intellettuale!) quindi non saprei dirti se andrebbe bene per il ruolo. Ma forse ci vorrebbe proprio una Monica Vitti rediviva cinematograficamente parlando. I personaggi come la mia Gabry lo fanno solo per piacere, il piacere di realizzarsi e, un domani, portare avanti una fa,iglia. E con questo mi sono inimicato tutto il moderno mondo 'femminista', quello che è la concretizzazione del malato pansessualismo freudiano: tutto ciò che siamo si riduce al sesso, e se non stai dalla giusta parte allora sei sbagliato, hai torto, non hai diritto di parlare, agire, vivere.Athosg ha scritto: 07/01/2022, 14:29 Bel racconto di costume. Nella storia c'è un po' di tutto: Bocca di Rosa e il Pappone, raccontati con delicatezza e addirittura vedo un fondo d'innata generosità nelle gesta di Gabry. Ogni lavoro fatto con classe ha la sua dignità. Monica Vitti sarebbe stata perfetta, purtroppo oltre all'età avanzata ha una malattia invalidante. A questo punto nomino Claudia Gerini.
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Re: Mia figlia è una zoccola
Sarebbe materiale interessante per un romanzo.
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Re: commento
Come ho scritto un po' più su, il racconto nasce dall'ascolto di una trasmissione radiofonica in cui una persona raccontava di come lui e la moglie avessero approvato e incoraggiato la scelta della figlia. Ho cercato di metterci del mio e di inventarmi un finale 'divertentè. Quindi è sempre la realtà che supera la fantasia!Laura Traverso ha scritto: 09/01/2022, 19:11 Mi è piaciuto assai il tuo racconto simpaticissimo. Eh! prima la figlia poi tutta la famiglia hanno trovato il modo, non poi tanto raro nella realtà, per fare una vita gratificante, sotto tutti gli aspetti. Ma che vuoi che ti dica? Hanno dato del loro e quindi ben venga la scelta effettuata. Nonostante l'argomento un po' spinto, sei riuscito a raccontarlo con molta delicatezza, senza la minima volgarità, e ciò a me piace molto. Pertanto: per l'argomento originale e per stesura del testo, il mio voto è 4 e aggiungo: Bravo!
Grazie del voto e del commento.
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Il motto di gente come i protagonisti è che l'importante è vivere la vita senza disillusioni né rinunce. In fondo 'quel lavoro' era un modo per sostenersi come un altro, non c'era malizia, trasgressione o che oltre: solo un onesto… lavoro.RobertoBecattini ha scritto: 10/01/2022, 15:17 Il racconto è piacevole, scritto con il linguaggio del protagonista, non proprio un intellettuale. Sembra quasi una barzelletta per certi versi. C'è tutta l'ipocrisia del piccolo borghese italiano che ancora afferma che tutte le donne sono "zoccole" tranne sua madre. Infatti…
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Re: Mia figlia è una zoccola
Lungi da me mettermi a confronto con i maestri della commedia all'italiana! È solo la storia che, leggendo certe cronache, ci dice che esiste un mondo dove non entrano pregiudizi, preconcetti, dove la 'cultura' non fa danni.Egidio ha scritto: 10/01/2022, 18:23 Sì, sembra proprio un racconto scritto per scandalizzare i "benpensanti." Sorretto da una buona dose di ironia, effettivamente ricorda i personaggi e certi copioni della commedia all'italiana anni '70. Le sgrammaticature sono, chiaramente, volute.
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Re: Mia figlia è una zoccola
Ho sempre pensato che ci siano scrittori da romanzo e scrittori da racconto. Io non sono né l'uno né l'altro, ma comunque questo è nato come un raccontino senza pretese e penso che morirà come tale!AlexNohman ha scritto: 10/01/2022, 20:38 Racconto interessante e scorrevole. I personaggi sono ben delineati, e scorre che è una meraviglia…
Sarebbe materiale interessante per un romanzo.
Grazie del commento!
Re: Commento
La prostituzione è una tragedia dove le donne sono vittime e sfruttate, non trovo corretto affrontare il tema in questo modo.Temistocle ha scritto: 30/12/2021, 12:25 "Attività artigianali" mi piace! Non so però come la prenderebbero un panettiere o un ciabattino... Comunque lo spirito di iniziativa ha sempre salvato l'economia familiare e nazionale!
Re: Commento
Un lavoro? Un onesto lavoro? sono allibita! Da quando la prostituzione è un lavoro?Temistocle ha scritto: 11/01/2022, 10:31 Il motto di gente come i protagonisti è che l'importante è vivere la vita senza disillusioni né rinunce. In fondo 'quel lavoro' era un modo per sostenersi come un altro, non c'era malizia, trasgressione o che oltre: solo un onesto… lavoro.
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Commento Mia figlia è una zoccola
c'ha – per me starebbe meglio "ha" o forse no, quel c'ha è più in tono con il racconto.
tranquillizai --- tranquillizzai
tono leggero e allegro che aiuta molto la lettura di una vicenda che sarebbe condannabile, ma non sia mai che mi permetta di criticare il lavoro più vecchio del mondo, per di più tristemente popolare come non mai. Tanto più che questo racconto è per me un puro e semplice "divertissement" e per quanto mi riguarda non posso prenderlo sul serio. Invito chi, anche giustamente, sia rimasto dispiaciuto dal contenuto, a valutare il racconto con un sorriso. Anzi, proprio questo tono è, a mio parere, il modo scelto dall'autore per condannare chi approfitta di queste povere donne, spesso minorenni. È proprio per questo che concludo il mio commento invitando anche il marito a "darsi da fare".
Mi richiama vagamente la "Bocca di rosa" di De Andrè, ma qui il finale sarebbe, se possibile, ancora più scoppiettante, specie se il marito, invece di abbassarsi a fare il mantenuto, cominciasse anche lui a darsi da fare, lavorando sull'altra sponda, naturalmente.
Mia figlia è una zoccola
Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
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collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
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Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
GrandPrix d'estate 2023 - Neve (Searching for Life) - e le altre poesie










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La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio







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La Gara 50 - La Verità







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