La scelta giusta

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2024/2025.

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Roberto Di Lauro
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La scelta giusta

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

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In un angolo della piazza centrale di un paesino appenninico, Salvatore stava leggendo le pagine finanziarie di un quotidiano. Controllava la quotazione delle azioni sulle borse azionarie europee su cui aveva investito non pochi risparmi. Era una giornata fredda e umida. Aveva piovuto quella mattina alle prime ore, e la strada era piena di foglioline gialle e verdi piene di umidità.

Nella zona centrale della piazza, all'uscita della celebrazione eucaristica domenicale, Marina e Anna, due studentesse universitarie, si diressero verso il bar centrale. Anna era la ricciolona bionda e corpulenta, così chiamata dagli amici per i suoi capelli biondi a ricci grossi, e Marina era la bruna dagli occhi marroni saraceni, con un corpo sinuoso capace di far squagliare il sangue nelle vene ai suoi interlocutori tanto erano sensuali i suoi modi. Marina per la partecipazione alla messa domenicale indossava un cappotto di pelle nera liscio che le ricopriva tutto il corpo e impediva la visione del vestito sexy che aveva scelto per quella domenica. Nel bar aveva la possibilità di togliersi il cappotto e rimanere nel suo bel vestitino attillato di colore azzurrino che metteva in mostra il suo petto e scendeva a mezza coscia. Molte volte era stata giudicata male da Anna, che invece era molto più pudica e austera. La loro amicizia era iniziata alla facoltà di giurisprudenza sin dai primi esami, ed era proseguita negli anni universitari condividendo gli appartamenti più economici che via via si rendevano disponibili. Sin dall'inizio Anna aveva capito il tipo di persona che era Marina, e seppur non accettava tutto quel mostrare, quell'essere sempre sexy e provocante, l'aveva presa in simpatia, anche per l'intelligenza che mostrava nello studio e in altri ambiti.
Salvatore alla vista della coppia di amiche si destò dal suo interesse per la finanza e si diresse verso il bar. Proprio in quel momento nella zona parcheggio antistante la chiesa arrivò una bella auto di grossa cilindrata di colore nero, guidata da una coppia di giovani. Chiusa l'auto, la coppia di amici entrò nel bar. Avevano un appuntamento con le due belle amiche già sedute a prendere un drink. Si avvicinarono, si salutarono, qualche bacetto sulla guancia e poi tutti e quattro si sedettero intorno a un tavolino del bar un po' più grande a ridere e scherzare. Entrò anche Salvatore, che alla vista del quartetto pensò bene di sedersi un po' più distante, giusto per non disturbare.
Uno dei giovani, Maurizio, era l'assistente del Prof. Caldino titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto Privato della facoltà dove Anna e Marina studiavano. L'altro amico, Marco, era un ricercatore universitario. Anche lui lavorava nella stessa facoltà di Maurizio e spesso entrambi aiutavano il Prof. nelle sessioni di esami. Marco viveva in una città vicina alla facoltà, per cui non aveva problemi a spostarsi per lavoro, mentre Maurizio veniva dal Sud, da un posto abbastanza lontano da non poter fare il pendolare. Anche lui aveva il problema della scelta degli appartamenti, come le due amiche. Qualche anno prima gli era capitato di convivere con un'amica di Marina, che come personalità era né più né meno come lei. Si vociferava di una storia tra i due, ma erano solo illazioni di corridoio universitario. Maurizio dal primo giorno di lavoro in Facoltà si era sempre concentrato su quello, e solo da un po' di tempo aveva iniziato a guardarsi intorno.
Salvatore, sempre seduto al suo posto, continuava a leggere il giornale, ma senza troppa attenzione. Ogni tanto lanciava occhiate in direzione del quartetto. Era follemente innamorato di Marina, come tanti altri della facoltà del resto. Quella mattina si era promesso di avvicinarla, di chiederle qualche notizia sugli esami da fare, giusto per iniziare un dialogo, e invece doveva stare lì a distanza a vedersi la sua desiderata in altre compagnie.
Mentre il quartetto sorseggiava il suo drink, Salvatore intravvide da dietro la vetrata del locale una coppia ben vestita entrare da un ingresso secondario. Erano una coppia di professori universitari, il prof. di tecnologia e la prof.ssa di matematica. Quest'ultima si diresse verso Maurizio. Aveva una commissione urgente da fare, per cui non poteva restare e gli lasciò una busta con delle informazioni. Prima di andare via ne approfittò per fare gli auguri a lui e a Marina per il recente progetto approvato in facoltà. Marina a quegli auguri arrossì, si strinse nelle spalle e lanciò un dolce sguardo a Maurizio. A quelle immagini di giubilo Salvatore impallidì; aveva capito solo qualcosa di quegli auguri, ma tanto bastava per farlo stare male.

Salvatore ripresosi dalla sorpresa, telefonò ad Antonio, un suo caro amico, chiedendogli aiuto per ricevere più informazioni sul conto di Maurizio, che non fossero inquinate dai pettegolezzi universitari. La risposta di Antonio non si fece attendere, ma per un resoconto completo ci voleva un po' di tempo. Con tutto il lavoro che aveva da fare, diede la sua disponibilità per un appuntamento a tre giorni dopo proprio nel bar centrale del paesino.

Un pomeriggio Salvatore si trovava nella piazza del paesino, e avendo finito delle commissioni si apprestava a fare ritorno a casa. Lungo il tragitto c'era la strada dove risiedevano Marina e Anna. Fuori il palazzo delle due amiche, notò la presenza dei vigili del fuoco. Erano stati allertati da un'inquilina del palazzo perché era rimasta fuori l'appartamento; la porta di casa si era chiusa e lei non aveva la chiave. A Salvatore non gli sembrò vero, ma la donna rimasta fuori casa era proprio Marina ed era in vestaglia e pantofole. Quella vista gli sembrò un miracolo, un aprirsi di un mare innanzi a lui dandogli la possibilità di avvicinarla e aiutarla. Si fece avanti, ma trovò l'ostacolo del solito capannello di curiosi e dei vicini di casa, pronti ad aiutarla. Si fece largo, gli si accostò e le chiese in cosa potesse aiutarla, ma ricevette uno sguardo freddo e scostante e un invito a lasciarla in pace che aveva già altro a cui pensare. Le si avvicinò un vigile del fuoco, giovane e aitante, e la portò con se nel palazzo. Marina sparì dalla vista di Salvatore, che rimase lì fuori ancora un po', giusto per riprendersi dalla delusione di quell'approccio.

A pochi minuti dal tramonto di un sole rosso arancio al di là di un'ala di un monte non molto distante dal paesino, Antonio e Salvatore, seduti dietro un tavolo di un angolo solitario del bar, si scambiarono alcune informazioni. Secondo alcune fonti Maurizio aveva ricevuto un incarico molto importante nella facoltà, quasi pari o superiore a quelli riservati al suo prof. di cattedra. L'incarico non era solo per lui ma prevedeva la partecipazione di una tra le migliori studentesse universitarie. Salvatore provò a indovinare chi fosse, e alla conferma dell'amico ebbe uno shock. Rimase immobile, di sasso, sembrò non respirasse. Antonio provò a rincuorarlo, arrivò anche a chiedere se servisse l'ambulanza, ma Salvatore ripresosi bloccò la mano dell'amico prima che facesse la telefonata per i soccorsi. Lo shock emotivo passò dopo un po'. La cameriera del bar avendo visto la scena si era premurata di portare una camomilla calda e fumante, subito presa da entrambi gli amici. La notizia che Marina potesse collaborare con Maurizio e non essere solo un'amica che vedeva ogni tanto, ma addirittura starci insieme sempre più spesso, fu per Salvatore una notizia terribile.

Intanto, venne il giorno dell'appuntamento in facoltà riservato a coloro che avevano un esame alla fine del percorso di studi o che avessero finito tutti gli esami e mancava solo la tesi di Laurea. Il Prof. Caldino con la sua assistente Galina entrarono per primi, e sebbene non fosse ancora l'ora fissata, si misero in disparte a parlare attendendo che l'aula si riempisse. Trascorso un quarto d'ora, le prime file iniziarono a riempirsi. Salvatore si mise un po' più indietro, nella quarta fila. Il chiacchiericcio si fece più incessante. I giovani arrivati, una volta salutatisi, dopo aver parlato delle solite cose, partite di calcio e altri sport, passarono a scambiarsi idee e opinioni sulla loro carriera universitaria, e in particolare su ciò che sarebbe uscito da quella riunione. Alcuni di loro si mostrarono un po' tirati, assunsero l'atteggiamento del dico ma non dico, prontamente capito dagli interlocutori che reagirono con modo formale di non curanza. Salvatore, lì vicino, non poté che ascoltare, cercare di capire tra le righe, e nel frattempo diede una sbirciata ai suoi appunti per l'ultimo esame. Un paio di studenti seduti davanti a lui accolsero un loro amico, anche lui per quella riunione e gli ricordarono, per sommi capi, lo scopo di quell'incontro, che era quello di far conoscere le decisioni del Consiglio di Facoltà agli studenti che fossero prossimi alla tesi di laurea, in merito alla scelta di alcuni o tutti di loro alla partecipazione di alcuni progetti nel post laurea. Salvatore che quasi si era dimenticato del motivo di quella riunione preso dai suoi appunti, da Marina e altri pensieri, si sistemò il cellulare in modo da registrare l'evento, sia in audio che video. Arrivarono anche Anna e Marina. Si fermarono fuori l'ingresso dell'aula. Non passarono inosservate ai falchi dell'ultimo anno (così chiamati in gergo bonario dagli abitanti della città ospitante la Facoltà), che ne approfittarono per creare capannelli intorno a loro e iniziare il solito corteggiamento. Salvatore alla vista di quella socialità si scurì in viso, non riusciva a sopportare che la sua prediletta fosse la bella di tutti.
Entrarono nell'aula Marco e Maurizio prendendo posto sui lati esterni, e alla loro vista il Prof. Caldino e Galina si sistemarono in posizione centrale dietro la lunga scrivania sopraelevata rispetto alla platea degli studenti. Prese la parola il prof., e dopo aver illustrato il progetto della Facoltà precisandone normativa, motivazioni e scopi diede la parola a Marco. Il ricercatore, già noto a molti dei presenti come una persona equilibrata, competente, di quelli che agli esami non infieriva mai se notava una difficoltà, ma anzi offriva sempre una seconda possibilità allo studente, ebbe il compito di chiarire alcune cose prima di leggere l'elenco degli ammessi. Intanto, Maurizio e Marina si lanciavano dolci sguardi, non potendo andare oltre date le circostanze, mentre Salvatore dalla sua quarta fila osservava furioso.

Finalmente venne il grande momento. Marco si accinse a leggere i nominati. Su una cinquantina di presenti, disse che solo dieci erano stati scelti. Dopo aver chiamato i primi otto prescelti, pronunciò con molta calma il nome del nono, quasi a creare un patos tutto sommato inutile. Fino a quel momento era stata nominata solo Anna, e quando Marco pronunciò l'ultimo prescelto, il nome non fu quello di Marina.
Rimasero sorpresi un po' tutti. Maurizio rimase un po' freddo, quasi se lo aspettasse. Salvatore non riusciva a capire l'esclusione, sembrava più confuso della stessa Marina. Iniziò a pensare tra sé – Com'è possibile che Maurizio non si sia impegnato a favore della sua amica? – chiuse di scatto il libro degli appunti che aveva aperto poco prima e gli venne in mente un'idea che lo fece stare male. Gli balenò per un attimo un pensiero su alcuni alti incarichi che aveva sentito in Facoltà, ma non ci aveva dato molta importanza né vi aveva collegato qualche nome di sua conoscenza. Sentì il bisogno di allontanarsi dall'aula. Si recò verso il corridoio e scese alcuni piani. Entro nell'aula della biblioteca, a quell'ora vuota. Telefonò ad Antonio raccontandogli tutto lo svolgimento della riunione. I due si diedero appuntamento per la sera stessa, presso il bar del paesino. Salvatore chiese ad Antonio un maggiore impegno nella sua attività di intelligence. I fatti della riunione non riusciva a capirli.

Antonio si era preparato bene per quell'incontro, aveva fatto altre ricerche su Marina e amici, e ora era lì davanti a Salvatore, seduto in un angolo in disparte del locale, per dargli il resoconto.
Pochi anni prima aveva abbandonato il suo lavoro d'ingegnere informatico, e aveva iniziato in modo più proficuo quello di pirata del dark web. Da questo punto d'osservazione poteva risalire al profilo delle persone, violare i database riuscendo a organizzare i dati per capire cosa provassero, cosa pensassero, quali aspettative avessero ecc. Quell'appuntamento, e non era il primo, sebbene servisse a un amico non gli piaceva. Era abituato a stare sempre da solo, e la sua socialità era limitata a seguire le vicende umane da dietro lo schermo di un computer. Ora era lì, con davanti un amico innamorato di una donna che in verità non conosceva affatto, a dovergli aprire gli occhi, a farlo ragionare. A volte pensava di essere la coscienza dei suoi amici.

Ordinò un paio di birre. Una bionda per Salvatore, che ringraziò di cuore, e una scura per lui. Antonio iniziò il resoconto chiarendo che l'esclusione di Marina dalla top ten non era per lei un grave danno, anzi l'avevano risparmiata dal seguire corsi, master e stage per poterla avere più vicino a loro. Salvatore a quelle parole deglutì male la birra ed ebbe un gesto di stizza. Si calmò poco dopo e Antonio, assicuratosi delle buone condizioni dell'amico, proseguì spiegando che la collaborazione di Marina con Maurizio l'avrebbe portata dopo la laurea ad alti incarichi presso multinazionali, per portare avanti dei progetti iniziati in facoltà. Questi ultimi avevano bisogno di gente speciale e sicura per poter essere realizzati. Il Prof. Caldino aveva un'età avanzata, l'assistente Galina non era molto competente per quei progetti, Marco era troppo impegnato su vari fronti, gli unici adatti erano proprio Marina e Maurizio. Salvatore, sempre più furioso, fece mente locale al suo pensiero avuto la mattina, e annuendo esclamò – E mo' che faccio?!?

Il resoconto fino a quel punto era la parte felice, quella facile da spiegare, ma il resto se lo tenne per dopo. Antonio diede un paio di sorsi alla birra scura, si asciugò le labbra dalla schiuma, fissò l'amico negli occhi chiedendogli il massimo della concentrazione. Salvatore seguì le istruzioni dell'amico.
Antonio precisò che quel resoconto, ormai alla fine, sarebbe stato l'ultimo su quei personaggi e proseguì dicendo che Marina, tanto sexy e provocante, era invischiata in uno strano giro di donne che si riunivano al domicilio di gente facoltosa per serate all'insegna dell'eros e della trasgressione, e Maurizio era con lei. Questi personaggi erano a circuito chiuso. Solo pochi prescelti potevano partecipare ai festini e la fortuna di lei era che poteva frequentare gente importante in vari campi, dalla finanza all'industria, fino alla politica. Data l'importanza dei personaggi, il suo aiuto si fermava lì, non poteva andare oltre, anzi per quello che aveva riferito era anche troppo.
Salvatore, fino a quel momento in silenzio, gli chiese di proseguire nella collaborazione. Le sue informazioni erano preziose e lo avrebbe ricompensato. Antonio rispose che l'unica cosa che voleva era che lui smettesse di andare dietro a Marina, definendola una laida prostituta, e per chiuderla lì gli fece una domanda – Vuoi perderti dietro una donna dai facili costumi o migliorare e guardare qualcuna di maggiore valore?

Salvatore, si desta dai pensieri sul suo passato universitario. Apre gli occhi. Si trova nel suo studio, seduto su una sedia a schienale alto di pelle nera, dietro la sua scrivania. È l'ora di un appuntamento importante per lui e i suoi soci in affari. Quella domanda che gli fece Antonio gli ritorna spesso in mente, e pur avendo già trovato e praticato da tempo la risposta in modo positivo per lui, quell'invito a migliorarsi gli risuona come una carica a fare sempre bene e meglio le cose più importanti della vita.
Vittorio Felugo
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Messaggio da leggere da Vittorio Felugo »

Un bel racconto, ben scritto, che ci fa provare le sensazioni del povero Salvatore, così vicino, eppure così lontano dalla persona amata (ne so qualcosa). Mi resta il dubbio se Antonio abbia dato all'amico informazioni vere, o volutamente esagerate e degradanti su Marina perchè se la levasse dalla mente. Per un amico si può anche mentire a fin di bene.
Roberto Di Lauro
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Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Ciao Vittorio.
Nel mio racconto Antonio riporta a Salvatore informazioni vere. È un personaggio serio e introverso, di quelli capaci di stare ore e ore sul web per la loro attività, e la fanno bene fino in fondo senza imbrogli.
La rudezza di Antonio, nella battute finali, è dovuta proprio alla reale situazione in cui si trova Marina.

Grazie dell'attenzione al mio racconto e alla valutazione.
Ombrone
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Messaggio da leggere da Ombrone »

Storia carina e profonda.
Ma stile ancora molto molto acerbo.
Un classico narrato. Che però non scorre sempre fluido
Qualche errore di battitura e qualche tempo verbale che non corrisponde.
Asciugarei un po la prosa, ci sono informazioni forse inutili per l'economia della storia e rivedrei descrizioni e aggettivi.

Non prendermi per cattivo, ma i complimenti fanno piacere ma qualche critica è utile
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Roberto,

un racconto che ha un suo svolgimento, dal principio alla fine, ma "distante".
È distante, troppo distante Salvatore dalla vita di Marina, al punto di doversi affidare a un amico per sapere qualcosa di lei, e tutto il racconto è piagato da questa circostanza, ma dovrei dire piuttosto da quest'atteggiamento attendista. Salvatore non è nemmeno un amico di Marina (nell'unica interazione tra i due, lei lo scansa quasi con fastidio), ma si sente "innamorato". Di che? Se è realmente innamorato, perché non si fa avanti? Perché non si è già fatto avanti?
Un proverbio delle nostre parti dice: "Chi se mette appaura, nun se cocca cu 'e femmene belle". Aver paura di essere rifiutati ci sta fino ai 16/18 anni, poi si osa, ci si mette in gioco, si prendono sberle, e decisioni. Si può anche non restare fedeli, a quelle decisioni, la vita è tutta una sorpresa ma, ripeto, ci si mette in gioco.
Altre anomalie che ho osservato: parli di una città universitaria e di fuorisede, che però stanno la domenica in un paesello... Marina, fuorisede, legge in una chiesa (non sua) in un paesello dov'è un'università?
E poi la valutazione moralista di Marina... Scusami, ma è tutto qui, quest'innamoramento? "Oh, meglio cercarmi allora una brava ragazza"?
È naturalmente un mio punto di vista soggettivo, ma siamo fatti per volare, non per strisciare. Se vuoi scrivere una storia d'amore, che sia una storia d'amore. So benissimo che non tutte le storie d'amore possono essere meravigliose, incredibili, appassionate, e avere un lieto fine, per questo invento favole e fiabe. Perché altrimenti questo mondo e questa vita ci diventano lunghe file presso l'ufficio anagrafe di un comune di provincia, e ci sono cose che meritano invece uno slancio più alto, più nobile. Meritano il coraggio di prendere decisioni difficili, che non verranno capite o condivise, tranne che da quelli che realmente ci amano, in primis da noi stessi, se non ci amiamo. E l'amor proprio, l'amore per sé stessi, è la prima forma d'amore che qualunque essere vivente deve imparare a esercitare. Che non è prosopopea, vanagloria o superbia (se si è persone decenti e rispettabili), ma conservazione del sé.
Tutto ciò, lo scrivo naturalmente come memorandum rivolto a me stesso, tu sei libero di prenderlo come l'elucubrazione di un conoscente di vecchia data che rimugina sui fatti propri e su quello che ancora sta apprendendo.

Un saluto, Roberto. Buon 2025!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Sottoscrivo quello che ha scritto Marino Maiorino, sono perfettamente d'accordo con lui. È un amore platonico che si racconta in questa storia. E poi, anche se puttana, se io amo, me ne fotto! L'amore non è moralista. L'amore ti porta a cosa amare, non sei tu a decidere cosa amare. Pure il finale del racconto sembra un po' artefatto: perché necessariamente doveva averno uno.

Ciao e auguri di buon 2025, Roberto Di Lauro,

Antonio
Roberto Di Lauro
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Re: La scelta giusta

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Ciao Marino, grazie del commento.
Il mio racconto non è stato pensato per raccontare una storia d'amore.
Ho provato a raccontare le vicende di un personaggio che non riesce a concludere in modo positivo gli approcci con la sua desiderata. Forse mi sono dilungato su alcuni particolari e non ho sviluppato altri, forse più utili alla storia, ma per ora è andata così.
Alla prossima.
Roberto Di Lauro
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Yakamoz ha scritto: 08/01/2025, 6:02 Sottoscrivo quello che ha scritto Marino Maiorino, sono perfettamente d'accordo con lui. È un amore platonico che si racconta in questa storia. E poi, anche se puttana, se io amo, me ne fotto! L'amore non è moralista. L'amore ti porta a cosa amare, non sei tu a decidere cosa amare. Pure il finale del racconto sembra un po' artefatto: perché necessariamente doveva averno uno.

Ciao e auguri di buon 2025, Roberto Di Lauro,

Antonio
Grazie del commento. Capisco le tue critiche, e quelle di Marino, ma per questa gara è andata così. Alla prossima, e buon anno 2025 anche a te.
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Alberto Marcolli
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commento: La scelta giusta

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Accidenti! Cosa posso aggiungere per aiutarti a migliorare, dopo aver letto il commento di Marino? Fanne tesoro: è importante!
Ho fatto scorrere un paio di volte la lettura automatica, che spesso mi è molto utile, e tutte e due le volte ho trovato il testo un po' macchinoso, forse troppo infarcito di particolari che lo rendono, a volte, poco scorrevole. Provare a tagliare un po' le frasi troppo lunghe, potrebbe aiutare. Un testo scritto con frasi brevi, solitamente facilita la lettura.
Un secondo consiglio, sempre valido, è quello di lasciar "riposare" il racconto per qualche settimana.
La storia è valida e non mi sento di scartarla a priori. Solamente deve essere un po' più graffiante, magari con qualche colpo di scena che spiazzi il lettore. In effetti l'ho trovato troppo piatto e scontato, poco coinvolgente, insomma.
voto dal 3 al 4 - arrotondo a 4 come invito a non abbandonarlo.
Roberto Di Lauro
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Re: commento: La scelta giusta

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Alberto Marcolli ha scritto: 17/01/2025, 15:15 Accidenti! Cosa posso aggiungere per aiutarti a migliorare, dopo aver letto il commento di Marino? Fanne tesoro: è importante!
Ho fatto scorrere un paio di volte la lettura automatica, che spesso mi è molto utile, e tutte e due le volte ho trovato il testo un po' macchinoso, forse troppo infarcito di particolari che lo rendono, a volte, poco scorrevole. Provare a tagliare un po' le frasi troppo lunghe, potrebbe aiutare. Un testo scritto con frasi brevi, solitamente facilita la lettura.
Un secondo consiglio, sempre valido, è quello di lasciar "riposare" il racconto per qualche settimana.
La storia è valida e non mi sento di scartarla a priori. Solamente deve essere un po' più graffiante, magari con qualche colpo di scena che spiazzi il lettore. In effetti l'ho trovato troppo piatto e scontato, poco coinvolgente, insomma.
voto dal 3 al 4 - arrotondo a 4 come invito a non abbandonarlo.
Sicuramente seguirò i consigli di Marino.
Impegni personali a parte, proverò a riproporre la storia nelle prossime gare.
Cercherò di seguire le istruzioni dell'esercizio sette dell'officina del racconto per riformulare il racconto.

Grazie del commento e della valutazione.
Ivo Aragno
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Re: La scelta giusta

Messaggio da leggere da Ivo Aragno »

Cosa dire, valutare il testo o il personaggio?
In amore tutto è permesso, ma chi si nasconde come Salvatore, valutando da distante come fa lui un' altra persona nella sua apparente timidezza, mi inquieta.
E se la ragazza fosse rientrata in canoni che egli avesse potuto ritenere accettabili, si sarebbe infine deciso a farsi avanti in prima persona, oppure si sarebbe servito ancora dei servigi di Antonio? Buona giornata.
Ivo Aragno
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Messaggio da leggere da Ivo Aragno »

Cosa dire, valutare il testo o il personaggio?
In amore tutto è permesso, ma chi si nasconde come Salvatore, valutando da distante come fa lui un' altra persona nella sua apparente timidezza, mi inquieta.
E se la ragazza fosse rientrata in canoni che egli avesse potuto ritenere accettabili, si sarebbe infine deciso a farsi avanti in prima persona, oppure si sarebbe servito ancora dei servigi di Antonio? Buona giornata
Roberto Di Lauro
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Ivo Aragno ha scritto: 21/01/2025, 8:53 Cosa dire, valutare il testo o il personaggio?
In amore tutto è permesso, ma chi si nasconde come Salvatore, valutando da distante come fa lui un' altra persona nella sua apparente timidezza, mi inquieta.
E se la ragazza fosse rientrata in canoni che egli avesse potuto ritenere accettabili, si sarebbe infine deciso a farsi avanti in prima persona, oppure si sarebbe servito ancora dei servigi di Antonio? Buona giornata
Grazie del commento.
Colgo l'occasione per precisare che non è una storia d'amore, ma solo un ricordo del passato universitario del protagonista (Salvatore).
Nelle ultime righe del racconto il protagonista si sveglia nel suo studio, e tutto il ricordo inclusa Marina svanisce (tranne la domanda di Antonio).
Se volessi fare un sequel del racconto partirei da lì, ma Marina non ci sarebbe più.

Piccola precisazione per coloro che ancora non hanno letto e votato il racconto.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ciao, Roberto.
Ho letto il racconto. Ed è una buona storia. E ho letto anche le recensioni.
Il racconto secondo me è scritto bene, ma non sembra prendere i lettori. A mio avviso non dipende dalla storia, ma da come hai impostato la voce narrante. È un racconto a focalizzazione zero, in cui il narratore è onnisciente, ne sa più dei personaggi, conosce le loro storie la loro vita, e giudica l'operato dei personaggi. Qualcuno lo ha criticato. In realtà la critica non è del tutto esatta perché il giudizio è una conseguenza naturale del tipo di focalizzazione.
Ora, la focalizzazione zero era molto adoperata dagli autori di inizio Ottocento. I Promessi Sposi è un meraviglioso affresco a focalizzazione zero, dove la voce narrante dirige la narrazione dall'alto pesando e giudicando anche pesantemente i personaggi, facendoli muovere in lungo e in largo, distribuendo pene e castighi. A fine Ottocento e soprattutto a inizio Novecento tale tipo di focalizzazione cade in disuso. E per questo oggi risulta difficile leggere le opere di quel periodo, perché siamo abituati a una focalizzazione interna che segue i personaggi e il loro punto di vista e ne sa quanto loro. La focalizzazione zero oggi conferisce alla narrazione un che di artefatto, distante, innaturale, costruito. Anche il linguaggio cinematografico ha seguito la medesima strada, anzi l'ha anticipata, con la macchina da presa che oggi quasi si sostituisce all'occhio dei protagonisti e vede e sa quello che vedono e sanno loro.
Il consiglio, a mo' di esercizio, è di provare a cambiare focalizzazione al racconto in modo da renderlo "moderno" e vedere l'effetto che fa in questa maniera.
A rileggerti
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Roberto Di Lauro
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Namio Intile ha scritto: 09/02/2025, 11:32 Ciao, Roberto.
Ho letto il racconto. Ed è una buona storia. E ho letto anche le recensioni.
Il racconto secondo me è scritto bene, ma non sembra prendere i lettori. A mio avviso non dipende dalla storia, ma da come hai impostato la voce narrante. È un racconto a focalizzazione zero, in cui il narratore è onnisciente, ne sa più dei personaggi, conosce le loro storie la loro vita, e giudica l'operato dei personaggi. Qualcuno lo ha criticato. In realtà la critica non è del tutto esatta perché il giudizio è una conseguenza naturale del tipo di focalizzazione.
Ora, la focalizzazione zero era molto adoperata dagli autori di inizio Ottocento. I Promessi Sposi è un meraviglioso affresco a focalizzazione zero, dove la voce narrante dirige la narrazione dall'alto pesando e giudicando anche pesantemente i personaggi, facendoli muovere in lungo e in largo, distribuendo pene e castighi. A fine Ottocento e soprattutto a inizio Novecento tale tipo di focalizzazione cade in disuso. E per questo oggi risulta difficile leggere le opere di quel periodo, perché siamo abituati a una focalizzazione interna che segue i personaggi e il loro punto di vista e ne sa quanto loro. La focalizzazione zero oggi conferisce alla narrazione un che di artefatto, distante, innaturale, costruito. Anche il linguaggio cinematografico ha seguito la medesima strada, anzi l'ha anticipata, con la macchina da presa che oggi quasi si sostituisce all'occhio dei protagonisti e vede e sa quello che vedono e sanno loro.
Il consiglio, a mo' di esercizio, è di provare a cambiare focalizzazione al racconto in modo da renderlo "moderno" e vedere l'effetto che fa in questa maniera.
A rileggerti
Grazie del commento.
Seguirò certamente il consiglio.
Farò delle prove sull'altro sito, quello dell'officina del racconto. L'esercizio 7 è proprio sulla figura del narratore palese/nascosto.
Sarà divertente provarci. Poi alla prossima gara proporrò questo o altro racconto.
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