Downsizing - Vivere alla grande
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Downsizing - Vivere alla grande
Dopo aver recensito “Nebraska” mi è venuta voglia di vedere questo film di Alexander Payne che avevo scaricato da tempo. Più in generale direi che l’occasione di poterne parlare ha ridestato il mio interesse per il cinema. O meglio, diciamo che se da una parte non è mai venuto meno dall’altra, e da quando mi diletto a scrivere, non sono più riuscito a godermi il piacere di restare inattivo, nel senso di non – scrivere, per almeno due ore (poi magari le perdevo cazzeggiando online, eh, ho i miei alti e bassi come tutti, ma diciamo che da un pezzo non riuscivo deliberatamente a farlo). Ora mi rendo conto, credo, che scrivere di un film significa in primo luogo convertire sensazioni ed emozioni in parole il che mi pare l’esercizio primario per chi vuole migliorare a prescindere la propria scrittura, esercizio decisamente più utile dei saccenti consigli non richiesti che si ricevono normalmente in rete e persino dei noiosi e riduttivi editing anti-avverbio, anti-gerundi, anti-infodump.
Andiamo al film. Chi possiede, nel bene e nel male, un gusto onnivoro per quel che riguarda film, musica e libri, deve abituarsi a discernere tra gli alti e bassi a cui può essere soggetta un’opera (tutto relativo, chiaramente). Questo film non mi è piaciuto tutto, ma diversi suoi aspetti sì. Il soggetto è sfizioso e affronta temi epocali. Menziona innanzitutto la sovrappopolazione come la madre di tutti i problemi odierni, cosa che condivido, a torto o a ragione. Parlare di questo in un paese come gli Stati Uniti ancora improntato per una sua parte consistente a una religiosità ipocrita che delega all’onnipotente qualsiasi responsabilità e che davanti al degrado preferisce girarsi dall’altra parte, o nella migliore delle ipotesi sgravarsi la coscienza con qualche spicciolo di carità, è già di per sé un merito.
Nel film viene prospettata una soluzione, avallata dal buon esito di una determinata ricerca scientifica: ridurre un comune essere umano all’altezza di 12 cm, tagliando drasticamente, in questo modo, i suoi consumi e il suo impatto sull’ambiente.
Un altro merito del film è quello di evitare le gag e le situazioni scontate (e gli effetti speciali) che ci si potrebbe aspettare da un soggetto di questo tipo se concepito in un'ottica commerciale, ma trattandosi di Payne era abbastanza logico contare su un punto di vista più intelligente. Nel film, infatti, l’epocale scoperta scientifica serve più che altro per mettere in campo le ormai consuete tematiche sociali (legittimamente consuete, caspita) e di sviluppare ulteriori considerazioni al riguardo. Negli ultimi anni abbiamo visto affrontare in diversi modi, tra libri e film, il tema dell’auto-estinzione e spesso lasciando aperto uno spiraglio alla speranza, sempre a condizione che l’uomo cambi registro. Qui si parla, invece, di estinzione certa, del raggiungimento del fatidico punto di non-ritorno e il concetto su cui chiude il film è, a mio avviso interessante. I suoi punti fondamentali li possiamo riassumere nella rinuncia all’idea di un futuro, alla retorica politica della speranza e all’ottimismo spicciolo di chi pensa che affrontare la vita con un sorriso e una carezza ai bambini sarà la soluzione di tutti i mali. Rinunciare dunque all’illusione, se vogliamo, per aprire gli occhi sul presente e approfittare del tempo che resta per riconciliarsi con la propria umanità.
“Downsizing” è un film che nella sua leggerezza può far discutere di cose serie.
Matt Damon rende bene la confusione dell’uomo di buone intenzioni in cerca di identità, Christoph Waltz è magnifico nei panni del disincantato e scanzonato Dusan, ma era scontato. Sulla performance di Hong Chau che è il personaggio chiave, quello che innesca la presa di coscienza (che poi in una locandina ne si ometta il nome a beneficio di quello della moglie americana, importante ma certo più marginale a confronto, lo trovo scandaloso) mi è rimasta invece qualche perplessità. Troppo macchiettistica, a mio avviso, troppo retorica (e dispotica) nel suo autoritario altruismo. Soltanto nel momento d’intimità della scena romantica il suo viso si allenta e recupera l’autenticità. Ottimo invece Rolf Lassgard, il professore che a creato la generazione “mini”, che apre e chiude la storia.
Un film che, nei suoi pregi e difetti, conferma comunque in pieno la mia stima per Payne.
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A cura di Massimo Baglione.
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Unire la scrittura all'immagine è un'esperienza antica, che qui vuole riproporsi in un singolare "Museo Letterario". L'alfabeto stesso deriva da antiche forme usate per rappresentare animali o cose, quindi tutta la letteratura è un punto di vista sulla realtà, per così dire, filtrato attraverso la sensibilità artistica connaturata in ogni uomo. In quest'antologia, diversi scrittori si sono cimentati nel raccontare una storia ispirata da un famoso capolavoro dell'Arte a loro scelta.
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Contiene opere di: Claudia Cuomo, Enrico Arlandini, Sandra Ludovici, Eleonora Lupi, Francesca Santucci, Antonio Amodio, Isabella Galeotti, Tiziano Legati, Angelo Manarola, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Annamaria Vernuccio, William Grifò, Maria Rosaria Spirito, Cristina Giuntini, Marina Paolucci, Rosanna Fontana, Umberto Pasqui.
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Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
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Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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La Gara 47 - Virus
A cura di Patrizia Chini (con la supervisione di Lodovico).
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La Gara 35 - Zombie & Incipit
A cura di Ser Stefano.
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La Gara 10 - Dreaming of a Weird Christmas
A cura di CMT.
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