Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin
Io separerei l'IO o l'Essere dalla Coscienza.
I primi sono legati alla persona, mentre esiste la Coscienza di se solo in una comunità.
Se prendiamo un uomo lasciato solo su un'isola deserta questo avrà sviluppato un forte IO; invece un uomo di società avrà una forte coscienza, il suo individualismo tende a fondersi a quello degli altri creando una Coscienza collettiva.
Il discorso che leggo circa "la traslazione della coscienza 1 a 1 su una qualche struttura tecnico/organica capace di sopravvivere almeno per un altro lasso di tempo stabilito al problema della nostra morte fisica" significa che la nostra coscienza, per il solo fatto di credere al sovrannaturale, ci permetta di traslare di vita in vita ?
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin
Sulla traslazione di coscienza, essa non è legata ad un percepire sovrannaturale, quelli che tendono verso questo determinato sentire sono quelli che già in partenza fanno molta fatica a credere nel sovrannaturale, quindi non credendo o avendo bisogno per accettare la morte o di credere in una diversa vita dopo questa data da un Dio, si adoperano (chi ha le competenze per farlo naturalmente, mentre tutti gli altri seguono questi stessi sviluppi da loro portati) per prolungare, ora, il più possibile l'aspettativa di vita media, ma immagino, quando poi ne saremo in grado in futuro che ci spingeremo sicuramente oltre a questo, tenderemo sicuramente a trovare il modo o di prolungare direttamente la vita (rallentando oltremodo l'invecchiamento del corpo) o cercheremo almeno di portare questa nostra coscienza di essere in qualche altra idonea struttura che possa mantenerla in essere appunto. Quindi da una parte ci sono quelli che tendono a questo infinito esistere abbandonandosi in un sentimento di fede, dall'altro quelli che invece si adoperano per risolvere lo stesso problema partendo dalla conoscenza del corpo e dal suo funzionamento per arrivare o tendere verso un'altrettanto infinito mantenimento, almeno in coscienza posto o sperato. In mezzo a questi due poli opposti, ma simili in fondo nel risultato ricercato ci sono il resto degli 8 miliardi diversi di sentire e percepire singolarmente questo stesso problema in essere e divenire.
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin
… ci sono due modi per portare la nostra coscienza in qualche altra idonea struttura.
Il primo, del tutto naturale, è la procreazione. Avere dei figli permette di trasferire il proprio dna alle generazioni future.
Se ci fossero degli studi scientifici che confermano che anche le esperienze avute in vita entrano nel dna di una persona, allora avremo trovato la strada maestra, il modo certo di portare la nostra "coscienza in essere" in avanti nel tempo, in altri esseri.
Il secondo, tecnologico, è trasferire la propria coscienza in una struttura fatta di algoritmi. Su questo ci stiamo arrivando, … o forse ci siamo già?!
Per questo secondo punto il problema sollevato al primo punto non credo che esista, dato che la "coscienza in essere" trasmessa ad un algoritmo è trasferibile.
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin
La specie umana ha una particolarità: l'io individuale, proprio perché è consapevole della propria esistenza come individuo, forse per una strana involuzione dovuta al fenomeno dell'illusione o inganno dell'io, come dice Gabriele, ha deciso che non può accettare quello di cui ha più paura ( la morte) e allora due sono le strade: o si crea una illusione di altra dimensione immortale (spirituale, non necessariamente intesa come religione), oppure, attraverso la tecnologia dell'Intelligenza artificiale, sogna di diventare immortale.
Sia sul sovrannaturale che sul futuro possibile dell'uomo tecnologico la letteratura disponibile è infinita. Certo è che nessuno, dico nessuno, ha una risposta certa altrimenti non ci sarebbero discussioni. Ognuno è libero di pensarla come più gli piace.
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Re: Sull'inganno dell'io e un certo Darwin
Sul trasferimento in un algoritmo fortunatamente aggiungo siamo ancora lontani dal raggiungerlo.
Il vero punto è sempre lo stesso, la vita così per come si è palesata tramite evoluzione protende si al mantenimento di se stessa , ma solo per quanto è iscritto nel suo tempo e spazio di vita. Nel nostro caso questa omeostasi ha però portato la coscienza al corpo di sè stesso cioè l'io (la coscienza attiva del corpo) che pensa, comprende e agisce su se stesso quindi, questo oltre ad averne anche una totalmente inconscia definita come proto-sè, cioè quello che dicevo precedentemente, un sentimento primordiale presente in ogni cellula che si attiva sotto forma di ricompensa/azione o nel nostro caso, piacere/dolore che regola e mantiene il corpo nelle sue funzioni vitali, tutte quelle non direttamente connesse alla coscienza attiva dell'io, dove nel caso di bisogno o di un livello presente non consono al mantenimento del corpo (di sè stesso), non fa altro che inviare impulsi al cervello (poi compresi emozionalmente dall'io o sè) per ripristinare al meglio e nel breve tempo tale livello es. pochi zuccheri nel sangue, aumento o calo di pressione, ecc.) Questo ripeto inizialmente si lega mentalmente al non accettare (almeno in primis) la propria morte anche sapendola inevitabile, quindi o sentimento religioso o simili, o rifugio o via di fuga da questa nella possibilità che potrà offrire in futuro la scienza. Ora ammettendo che questo trasferimento di coscienza sia fattibile cosa otterremmo? Otterremmo solo una coscienza attiva priva di corpo organico o comunque non completamente organico, direi un ibrido tra macchina e corpo.
Bene una volta ottenuto questo "sogno eterno di vita" a cosa andremo incontro? Al vivere senza più vere emozioni, dal momento che nulla ora avrebbe più un vero senso di essere vissuto in quanto tale, non avendo in noi più la reale percezione di una nostra fine in una temporalità di essere in divenire, cioè di un nostro e solo nostro determinato tempo e di un nostro e solo nostro determinato spazio, all'interno di questa realtà.
In realtà quindi è proprio la morte che, seppur appaia come una frase fatta, dona però di un suo vero senso e scopo la vita, gli dà cioè un valore (non per tutti possibile purtroppo da beneficiare appieno, ma questo fa parte sia della selezione naturale che di quella artificiale che invece ci imponiamo e perpetuiamo da soli l'un l'altro) nel suo spazio/temporale, quindi anche un senso e uno scopo. Senza fine non c'è un vero scopo e quindi non c'è un vero senso di vivere, diventeremo esattamente come macchine coscienti che si auto potenziano tendendo all'infinito senza nessun senso che non sia altro che il continuo loro progresso e mantenimento in essere e divenire, quindi senza un vero scopo, non avendo o potendo avere per questo un vero fine essendo il fine auto potenziamento "infinito".
Fine che ad ogni modo prima o poi arriverà comunque essendo tutto parte di un universo finito.
Lo stesso discorso sotto altri termini è uguale anche se ci riferiamo ad una "presenza eterna" sotto forma di spirito (inteso non solo religiosamente parlando) come o in coscienza/consapevolezza in essere (conscia o inconscia che sia) dato che ad ogni modo anch'essa è parte del finito, quindi prima o poi allo stesso modo di quella più tecnologica ancora legata quantomeno ad un concetto di corpo in essere, cesserà anche slegata dal corpo. A meno che essa non esca fuori dalla realtà, si ricongiunga a Dio che può essere solo ed esclusivamente fuori da una realtà finita, altrimenti non sarebbe infinito ed eterno, oppure diventi parte o essenza stessa di questa dimensione Altra, ma anche qui una volta diventati a nostro modo infiniti ed eterni questo non vuole dire anche nient'altro che senza un senso e senza uno scopo dato, non avendo né più un tempo né più uno spazio definito dove essere in divenire. Saremo solo Essere, un Tutto, quindi anche Essere un Nulla. Non mi sembra un gran che sinceramente... ma noi c'è lo immaginiamo infatti tutto diverso tutto più colorato sensorialmente parlando tutto più "umano", altri corpi, altra coscienza/consapevolezza, la possibilità di una "nuova vita o esistenza di pace (?)... ecc (comprendete il paradosso poi di associare sentimenti umani ad una situazione in essere del genere?). Capite come ragiona il nostro cervello, riporta il sentimento e la sua comprensione emozionale di una realtà finita ad uno stato in essere infinito, dove tutto ciò che risultasse finito perde immediatamente e totalmente sia di senso che di significato. Capite perché noi non comprendiamo neanche l'in essere dello stato di essere a cui rivolgiamo la nostra speranza, capite ora l'illusione? Noi, comunque la vediamo, sentiamo o ipotizziamo, attribuiamo sempre al concetto di infinito solo il nostro senso di finito, l'unico a noi possibile immaginare e comprendere.
Ora io stesso reputo la comprensione come l'unico scopo vero e realistico di ogni persona su questa terra, è quello che tutti in fondo facciamo ogni singolo giorno, ma lo facciamo perché il senso è dato e posto dalla/nella vita stessa (nascita, mantenimento, morte), cioè comprendere noi stessi durante il nostro percorso, sia come singoli, sia come specie, quindi il progresso o il nostro miglioramento tramite le generazioni future. Lo scopo della vita è vivere, il senso che solo noi abbiamo invece, è comprendere noi stessi e quindi tramite questo anche ciò che ci circonda.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
Mi spiego meglio:
L'uomo essendo cosciente, capisce benissimo cos'è la morte e altrettanto bene sa cos'è la nascita di un suo figlio. Così come comprende che dovrà morire, altrettanto bene capisce che un figlio, che nasce dal proprio esistere rappresenta la propria discendenza, in ultima analisi un prolungamento della sua esistenza (tant'è vero che gli dà il proprio cognome). Nessuno dice che gli trasmette la propria coscienza o memoria o qualsiasi altra cosa che non sia ciò che è contenuto nel dna (comprese in questo tutte le informazioni ereditarie).
Questo è l'unico scopo della sua vita, il resto sono solo illusioni generate dal rapporto causa effetto tra il corpo e quell'illusione dell'io creata dalla coscienza, a sua volta prodotto cibernetico e automatico come tu stesso descrivi dettagliatamente anche se con altre parole.
Da quello che dici nella lunga elucubrazione, il seguente periodo, non ha nessun senso stando alla tua teoria.
"Ora io stesso reputo la comprensione come l'unico scopo vero e realistico di ogni persona su questa terra, è quello che tutti in fondo facciamo ogni singolo giorno, ma lo facciamo perché il senso è dato e posto dalla/nella vita stessa (nascita, mantenimento, morte), cioè comprendere noi stessi durante il nostro percorso, sia come singoli, sia come specie, quindi il progresso o il nostro miglioramento tramite le generazioni future. Lo scopo della vita è vivere, il senso che solo noi abbiamo invece, è comprendere noi stessi e quindi tramite questo anche ciò che ci circonda"
Domanda: e quand'anche tu ti sia "compreso" che senso avrebbe, per te stesso?
In altre parole: nel caso migliore, prima di scomparire nella morte, ti sei mangiata una caramella e sei contento…
Contento te…
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
Gli animali o le piante che senso hanno dentro di loro di vivere? Nessuno. Siamo noi che glielo attribuiamo (comprensione del loro essere presenti per mantenere un equilibrio naturale). Loro in loro hanno solo uno scopo e al contempo di questo mantengono inconsapevolmente un equilibrio naturale (il loro possibile senso, da noi solo compreso) di cui noi usufruiamo. Hanno bisogno di un senso conscio in loro stessi? No. Però vivono e gli animali sicuramente provano comunque sentimenti ed emozioni anche se a loro non pienamente comprensibili in essere. Ma solo sentiti in essere, percepiti e istintivamente rilasciati, ma non del tutto compresi non percependo in essere la loro singolarità. Quindi non avendo piena coscienza della loro singolarità.
Un neonato ha bisogno di un senso per vivere inizialmente? No. Prova emozioni e sentimenti o un iniziale comprensione di essi? Si, perché quello è l' unico a mio avviso vero e possibile senso, prima totalmente inconscio e poi divenuto conscio con la crescita di/per vivere all'interno del suo scopo.
Ecco fino a questo stadio queste tre forme di vita pur nelle loro diversità vivono però tutti verso un unico scopo inconscio cioè la vita stessa che essi sono, il raggruppamento cellulare di cui sono singolarmente composti che tende alla propria sopravvivenza. Omeostasi.
Quindi quand'è che noi iniziamo ad avere assoluto bisogno di un senso pienamente conscio oltre che di uno scopo?
Esatto, quando comprendiamo pienamente della morte sia paura, negazione o poi anche accettazione di essa.
E perché questo senso poi dovrebbe però ora esulare da questo scopo, se il senso stesso è venuto a crearsi però solo dopo di esso?
Quindi lo scopo rimane per ogni forma di vita sempre lo stesso.
Noi come dicevo per proseguire o perseguire ad ogni costo questo scopo pretendiamo e abbiamo il bisogno inizialmente almeno di trovarne anche un senso al di là di esso, essendo lo scopo stesso dal nostro punto di vista ora cosciente, della nostra singolarità, anche il nostro stesso limite dato.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
É evidente che l'uomo sia diverso ed è per questo che la logica impone altre soluzioni che non siano il non senso di esistere per sé stesso come le piante, gli animali, o temporaneamente il bambino.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
Se gli animali sono lo step evolutivo del sé rispetto alle piante, e se noi lo siamo a nostra volta degli animali, se gli animali così come le piante non hanno bisogno di un proprio senso (non potendolo loro comprendere) ma vivono comunque il loro scopo, perché noi anche comprendendo il nostro senso, dovremmo oltrepassare a motivo di questo il nostro scopo? Vedi che torna sempre la comprensione, è questo il punto focale, perché è la comprensione stessa che dà ed è poi il senso anche allo/dello scopo, ma solo nel nostro limite di spazio e tempo dato, come per tutti gli esseri viventi. Non può averne o essere trovato, né tantomeno cercato, fuori da questo, perché non avrebbe poi nessuno scopo, quindi allora si, anche nessun motivo o senso posto. Senza uno scopo dato non puoi avere o cercare di trovare un senso, a cosa serve un senso se ti manca uno scopo?
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
E tu ora pretenderesti con il tuo essere cosciente o incosciente che sia, di comprendere qualcosa su questo ? di trovare un senso a te comprensibile a tutto questo infinito ed eterno, o assenza dello stesso?
Se tu tramite quello che tu definisci io hai realizzato e percepito di avere una consapevolezza (spirito non in senso religioso, la tua essenza, legata/slegata dal corpo diciamo) su questo essere Altro da te, allora come ti spieghi che allo stesso modo non riesci però a percepire o comprendere nulla su questi aspetti, come se essi invece non ti toccassero minimamente?
Se questa consapevolezza è Altro, vuol dire che essa proviene da fuori della realtà (come può "provenire" da fuori della realtà se fuori non esiste movimento?, altrimenti se così non è vorrebbe dire che essa non è però infinita né tantomeno eterna). Vedi che poi ogni aspetto se si segue la logica diventa di per sé un paradosso inspiegabile. Questo perché non può seguire una logica se non solo apparente, motivata quindi da un sentire personale più che convincente o quanto basta per farti nascere almeno un possibile dubbio sulla stessa e quindi ecco che iniziamo nuovamente da capo tutto il discorso sull'inganno dell'io.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
Basterebbe spostare il punto di vista per poter esclamare: "ho capito!"
Se neghi lo spirito ( che è per forza in un'altra dimensione della stessa tua realtà ma che non accetti) neghi gli effetti che questo ha sulla tua stessa realtà.
Il primo effetto è l'origine dell'energia, della materia e della conseguente vita ( e non mi ripetere tutto quello che già sappiamo del loro funzionamento). Senza il concetto di spirito ( vuoi chiamarlo "altra" cosa misteriosa che non si fa capire dalla nostre povere menti?) la vita sarebbe nata dal nulla.
Questo concetto non è accettabile dalla nostra logica e quindi o la si nega o la si accetta ma entrambe le scelte lo sono per fede. Tu neghi per fede, non potendo dimostrare che lo spirito non esiste e io lo accetto per fede non potendo dimostrare la sua esistenza. Entrambi sappiamo che per ora la scienza non si esprime tranne lasciare che gli scienziati continuino a cercare, dichiarando nel frattempo teorie su teorie.
Punto.
La storia dell'inganno dell'io, la coscienza, la consapevolezza, la religione, la natura, la storia dell'umanità, la filosofia, la scienza, eccetera… sono tutte risposte che l'Uomo cerca ai suoi " Perché?", ma non hanno cambiato l'approccio alla grande questione dello scopo e quindi del senso della nostra esistenza ( esistenza, non vita).
Tutte le riflessioni che fai si basano sul presupposto che lo spirito non esista e fino a che tu non ti ponga un dubbio, non potrai fare diversamente che vedere la terra piatta intorno a te.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
Continui a porre una logica dove la logica non può arrivare, non nego che ci sia una forza o energia spirituale o possa anche esserci, ma non dentro la realtà proprio dovuto ad un discorso logico, altro è dire o ipotizzare (fantasticare) da dove o come nasce tutto questo la causa di origine, ma questo punto non cambia i fatti in cui noi siamo posti dalla stessa realtà, comprendiamo tutto ma non lo spirito non l'infinito, non l'eternità e questo logicamente per un solo ed unico fatto, non appartengono a questa realtà, ogni cosa che ci circonda fin anche alla più infinitesimale componente di materia o particella di essa è in costante movimento, quindi si muove, quindi non è né infinita né tantomeno eterna. Questo è un fatto.
L'esistenza, il senso di essa deriva dalla singolarità che noi percepiamo/siamo del nostro corpo,quindi essa deriva dalla vita, la vita esiste per come è stata evoluzionisticamente portata in essere, il come non cambia i fatti che noi comprendiamo come punti fermi cioè quelli già espressi. Quindi se la vita esiste, dal momento che esiste essa autonomamente insegue solo uno scopo, il suo possibile mantenimento nel tempo e spazio dato di esistere. Quindi ogni senso dato deriva, si sviluppa e si può comprendere solo da questo stesso punto. Ora ti ripongo ancora la domanda:
Se per te il senso và cercato oltre il suo scopo, quale risposta pensi di potere ottenere?
Si può avere o inseguire uno scopo senza senso, ma non si può avere o cercare un senso senza uno scopo, perché ogni senso deve essere una finalizzazione di uno scopo. Quindi se tu poni questo senso al di fuori di esso, non può darti nessuna risposta, né ora né mai.
Vuoi credere che ci sia uno spirito oltre o in questa stessa realtà, ma su una dimensione differente? Sei liberissimo di farlo, ma al contempo tu devi accettare con te stesso che Giancarlo Rizzo non avrà mai nessuna risposta perché non può averne.
Io avendo per me stesso compreso lo scopo e avendone dato un senso ho già le mie risposte date , queste risposte però hanno il prezzo di non avere più una illusione su uno stato privilegiato della e sulla nostra esistenza rispetto a tutte le altre esistenze presenti sotto forma di vita, quindi limitate sempre e comunque dalla loro o nostra morte.
Se vuoi avere questa fede/dubbio né hai il pieno diritto, ma sappi però che essa rimarrà tale fino alla fine senza nessuna risposta a te comprensibile. Quindi è inutile che cerchi ancora risposte dove sai già che per logica appunto non puoi averne, se le pretendi, rimarrai sempre deluso sempre col dubbio. Puoi solo ed è quello che per un determinato periodo (20 anni) ho fatto io, abbandonarti totalmente a questo dubbio o fede senza più la tua ragione in essere, cioè la stessa cosa che ti dicevo io appena abbiamo iniziato le nostre bellissime riflessioni e dibattiti se ti ricordi. Tu ora sei nella mia situazione di 6/7 mesi fa, dove già dubitavo della fede non su come la percepivo in essere, ma sul suo motivo di essere sul mio sentire, ma questo esattamente come prima o adesso , senza bisogno di chiedermi poi i perché esistenziali dal momento che comprendevo benissimo che essi di qualsiasi natura siano non sono e non saranno mai però perseguibili dalla nostra mente o ragione. Prendine almeno atto di questo, o accetti la realtà per quella che ti si palesa e disveli l'illusione della speranza, oppure puoi solo abbandonarti al tuo dubbio che però rimarrà sempre tale.
Le risposte Giancarlo le abbiamo già (quelle che possiamo comprendere, quelle che hanno logica di essere per come è la logica di questa realtà) hanno però il loro prezzo.
Sta a te scegliere tra illusione e realtà.
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Re: Sull'inganno dell'Io e un certo Darwin
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Il sole è nudo
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