Lacci Rossi

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2023.

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Sondaggio concluso il 23/12/2023, 23:00

1 - ho solo perso tempo a leggerlo
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Randagia
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Lacci Rossi

Messaggio da leggere da Randagia »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

I primi scarponi, di cuoio con i lacci rossi. Lo zaino è gonfio: dentro c’è solo il piumino, che fa volume senza pesare. Tutti i viveri e l’abbigliamento che veramente serve sono negli zaini di mamma e papà. Corri, inseguendo le farfalle, incuriosita da genziane e anemoni, fin quando il verde dei prati sfuma nel bruno della terra: solo terra, pietre e salita, tanta salita. A due tornanti dalla fine, un signore senza un braccio, ma con un enorme sorriso, ti regala una caramella e ti dice “Vai vai, che su ci son le giostre!”.
Le giostre non ci sono. Le avranno già smontate? Ma come avranno fatto a portarle via? Tua madre seduta sullo scalino della cappella di vetta, con i fogli di prosciutto sulle gambe, cerca di dare risposta alle tue domande e alla tua fame. Rifocillata, trotterelli su quella cima grande, arida e disseminata di buchi. Sarà così la luna? Tutti guardano il panorama, tu guardi tutto, e tutti. Chissà perchè di tante gite fatte da bambina, quella è l’unica che ricordi bene. Forse per la storia delle giostre.

Cresci. Le discoteche. I ragazzi. Addio Montagna.

Cresci ancora. No, no, mica invecchi. Saluti il tacco dodici, riprendi gli scarponi, di goretex con i lacci rossi. Le passeggiate in collina diventano presto salite in montagna: la fatica è tanta, ma l’ambiente attorno ti ripaga sempre, o quasi. Ti lasci conquistare dai ghiacciai e con i ramponi d’epoca rubati a papà, di alluminio con i lacci rossi, conquisti i tuoi primi quattromila. E su tutto, torna la voglia di salire al Thabor, a vedere se le giostre nel frattempo le hanno messe. Parti da Bardonecchia, verso Nevache, Valle Stretta. L’abbondante colazione al Rifugio dei Re Magi ti dà l’energia giusta per la salita, su una mulattiera ben larga, fino alla Maison des Chamois. Una chitarra fa sentire le sue note, accompagnate da voci di bambini. E’ una colonia estiva, non di camosci: gente allegra, il ciel l’aiuta. Vada per il cielo, ma se il sole non desse una mano, forse non suderesti così tanto. Sì, sì, la fatica premia, ormai lo sai. Il percorso si addentra in una valle verdeggiante per poi trasformarsi in roccette e terra brunastra. Eccolo, quell’ambiente lunare che ricordavi! Sali, un tornante dopo l’altro, a zig-zag. Qualcuno sta già tornando indietro. Qualcuno ti supera, con la bici in spalla. Eccola, la chiesetta! Non c’è nessuno seduto sull’uscio a prepararti un panino: tua madre questi dislivelli mica li fa più. E allora un morso alla barretta energetica, che tanto va di moda ma ti lascia rimpiangere il panino, e prosegui su quell’altopiano sempre più lunare. La vera cima è poco dopo, dove lo sguardo spazia a destra e sinistra, gonfiando il cuore con uno splendido panorama. Una croce modesta ma significativa resiste ai venti da qualche decennio. Nel suo basamento è nascosto il diario di vetta su cui lasci un piccolo segno del tuo passaggio.

Le giostre? Le trovi in discesa, buttandoti come una bambina sui nastri di neve che ad inizio stagione sono ancora lì. E corri, e scivoli, cadi e ti rialzi. E sorridi, di quel sorriso che ti rimane stampato in volto, anche quando sei ormai tornata a casa. Fino alla prossima gita.
Amalia Brunora
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Messaggio da leggere da Amalia Brunora »

E’ uno scritto lirico che rievoca con nostalgia ricordi d’infanzia legati al tuo rapporto emotivo con la montagna. Le descrizioni che fai sono molto vive e intense, come guardare una bella cartolina, e mi sono piaciute molto. Sembra, in effetti, più una prosa poetica, data anche la sua brevità, che un racconto con una trama precisa. Ma è gradevole da leggere, brava!
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Maria Spanu
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Messaggio da leggere da Maria Spanu »

Ciao, Randagia! Felice di leggerti.
Concordo pienamente con le parole di Amalia, sembra più una prosa poetica che un racconto. Scene chiare e immersive, una tecnica di scrittura alquanto originale.
Hai una capacità descrittiva molto buona che rende uno scritto molto più reale e "palpabile" diciamo, ecco.
A livello tecnico lascio ai più esperti la parola, ovviamente.
Un appunto sul sondaggio: nel regolamento si indica la sola possibilità di mettere i numeri (da 1 a 5) senza commenti, quando avrai modo modificalo così da rimanere nel regolamento.
A presto!
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Jacopo Serafinelli
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Messaggio da leggere da Jacopo Serafinelli »

Non ne so di montagna ma il racconto scorre via in una scioltezza descrittiva che denota padronanza del linguaggio… con una nota poetica che s'accompagna alla prosa.
Jacopo
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Randagia
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Randagia »

Confesso di aver cercato il significato di "prosa poetica", grazie !
Maria Spanu ha scritto: 02/12/2023, 11:31 Un appunto sul sondaggio: nel regolamento si indica la sola possibilità di mettere i numeri (da 1 a 5) senza commenti, quando avrai modo modificalo così da rimanere nel regolamento.
Il regolamento recita :

"Se volete, potete personalizzare queste voci e usare un vostro stile personale, purché rimanga chiaro ai votanti che i voti vanno da 1 a 5, dall'alto verso il basso."

Dici che ho capito male ? In effetti mi sembrava anche andassero dal basso verso l'alto...
Randagia, che sul sondaggio si confonde
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Maria Spanu
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Maria Spanu »

Randagia ha scritto: 02/12/2023, 18:42 Confesso di aver cercato il significato di "prosa poetica", grazie !


Il regolamento recita :

"Se volete, potete personalizzare queste voci e usare un vostro stile personale, purché rimanga chiaro ai votanti che i voti vanno da 1 a 5, dall'alto verso il basso."

Dici che ho capito male ? In effetti mi sembrava anche andassero dal basso verso l'alto...
Randagia, che sul sondaggio si confonde
Devo aver avuto una defaillance, sono sicura di averlo letto da qualche parte che era cambiato il regolamento 😆🥴😵. Ma, a parte questo tutto ok!
Sto diventando anche io una randagia della memoria😂.
A presto!
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Pietro Castellazzi
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Messaggio da leggere da Pietro Castellazzi »

Mi hai fatto tornare bamino! Quando andavo su e giù per i monti, instancabile con la mia famiglia. Rivedo mia madre col fiatone e io che rido. Non mi chiedevo che senso avesse faticare per arrivare in cima. Oggi penso che sia la metafora della vita. La vetta va conquistata. Graxie per il tuo scritto.
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ciao, Randagia. È un ottimo racconto, essenziale, equilibrato, ben strutturato. Adoperi la seconda persona, ho vinto una gara qui, qualche anno addietro, con un racconto in seconda persona. So quanto sia difficile adoperarla, impervio anzi, per rimanere sul tema, ma il suo uso consente di avvicinare il protagonista al lettore. E infatti la tua protagonista potrei essere io. Quella Montagna maiuscola (magnifica), la salita metafora dei percorsi stretti della vita, e il ritorno. Ho scritto dei bei pezzi (mi autorecensisco) sul Nostòs. Mi hai ricordato quei versi di Novalis: Si ritorna alla casa del padre, sempre alla casa del padre. Vado a memoria. E come in ogni Nostòs che si rispetti hai introdotto l'elemento della ciclicità della vita. Da bambina la Montagna è con i genitori (anzi i Genitori sono la Montagna), da adulti la Montagna viene dimenticata per poter esplorare altri lidi e infine ritorna, non da vecchi, ma magari agée sì. Ed è un ritorno che chiude il cerchio della vita e ci fa riscoprire, coi capelli bianchi, l'essenzialità, e forse la banalità, delle cose che contano, di ciò che ci dava gioia da bambini.
Un bel lavoro, minuscolo ma intenso. Spero di rileggerti e spero tu abbia letto la mia risposta alla tua recensione.
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Randagia
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Re: Commento

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Pietro Castellazzi ha scritto: 03/12/2023, 17:27 Mi hai fatto tornare bamino!
Questo mi fa molto piacere, grazie di averlo condiviso!
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Randagia
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Randagia »

Namio Intile ha scritto: 06/12/2023, 17:46 Adoperi la seconda persona
O già, lo faccio spesso, dai tempi del blog. Alla fine è la forma che sento più mia, proprio perché credo, come scrivi anche tu, che consenta al lettore di avvicinarsi di più.
Namio Intile ha scritto: 06/12/2023, 17:46 Ho scritto dei bei pezzi (mi autorecensisco) sul Nostòs.
Oltre ad autorecensirti, potresti per favore anche autolinkarti? Così capisco di cosa stai parlando, non è mai tardi per imparare.

Randagia, che non aveva ancora letto la risposta perché era, appunto, in Montagna :)
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Tra i miei ricordi più piacevoli ci sono senz'altro le gite in montagna, ed è vero che sono una palestra per insegnare al bambino lo sforzo premiante: una magnifica vista, dopo la dura salita.
Adoperi la prosa poetica (lo confesso, ho controllato anch'io :)) per stimolare la dolcezza del ricordo, e la seconda persona per favorire l'immersione del lettore nel testo: entrambe riuscite.
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Gara di primavera 2023 - Clair de lune - e gli altri racconti

Gara di primavera 2023 - Clair de lune - e gli altri racconti

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Autori partecipanti: nwNamio Intile, nwDomenico Gigante, nwAlberto Marcolli, nwAndr60, nwAthosg, nwGiovanni p, nwGiuseppe Ferraresi, nwIshramit, nwRoberto Di Lauro, Xarabass, nwNunzio Campanelli,
A cura di Massimo Baglione.
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Storie Gotiche, del Terrore e del Mistero

Storie Gotiche, del Terrore e del Mistero

antologia di opere ispirate alla paura dell'ignoto

Nella ricerca di un tema che potesse risultare gradito a più autori, ci è sembrato infine appropriato proporre un'antologia di opere il cui fattor comune fosse il brivido. Un termine per molti versi ingannevole, almeno quanto lo sono certe credenze e immagini che la ragione volutamente ignora, o perfino deride. Eppure, l'ignoto ci aspetta al varco, silenzioso e paziente, per catapultarci nello strapiombo degli incubi o nel vortice di ansie e desideri repressi.
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Déjà vu - il rivissuto mancato

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antologia poetica di AA.VV.

Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.

Contiene opere di: Alberto Barina, nwAngela Catalini, Enrico Arlandini, nwEnrico Teodorani, nwFausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, nwFrancesca Paolucci, nwGabriella Pison, nwGianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, nwIda Dainese, nwLaura Usai, nwMassimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, nwPatrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, nwSilvia Ovis, nwUmberto Pasqui, nwFrancesco Zanni Bertelli.

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"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.