Il buio che si muove

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2023.

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Giovanni p
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Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Giovanni p »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sotto i rami degli abeti il buio diventa vivo, una compagnia costante. L’oscurità si muove, scricchiola come il bosco che ci circonda, ci bagna come fosse rugiada e fa marcire le nostre divise e arrugginisce le nostre armi. I nostri polmoni pieni di acqua hanno fame di aria. Un'ombra innaturale avanza con i nostri passi, non ci abbandona mai. Gli aghi sui quali ci trasciniamo si rompono, arresi al nostro passaggio, ormai ci conoscono bene dato che è tanto che i nostri passi li spezzano. Siamo in dodici, curvi come salici e silenziosi tanto che le nostre lingue si sono quasi atrofizzate, seccate dall’inattività. Le nostre divise sono così scolorite e malconce da non farci sembrare più soldati, ma un manipolo di uomini che vagano, maledetti da Dio e dalla sorte. Ma io ho capito, le apparenze non ingannano, non sembriamo uomini maledetti, lo siamo.
Cerchiamo assiduamente qualcosa che sia un nemico o la fine del bosco, anche la morte ci allieterebbe, purché qualcosa succeda.
Io non riesco neanche più a ricordare l’ultima volta che ho sparato contro un nemico. La memoria è diventata un esercizio sterile e fastidioso come la concentrazione, non riesco a fare altro che camminare e tremare, tutti i miei sforzi sono concentrati su queste azioni. I miei compagni non alzano mai lo sguardo dagli aghi che schiacciano, gli occhi gialli e facce grigie sono lo specchio vivente entro il quale ognuno di noi, guardando l’altro, vede se stesso. Solo un suono emerge dalla nebbia che sbiadisce la realtà, dei nitriti lontani accompagnati dal rumore di pesanti cavalcature che attraversava il bosco, le sentiamo adesso come la prima volta, quando eravamo ancora uomini che provavano rabbia o gioia, esseri uomini che sentono la fame e che si accampano davanti a un fuoco, che distinguono la notte dal giorno.
È successo molto tempo fa, non so quanto, so solo che è lontano da questo presente che sembra una cancrena del tempo, una bolla dalla quale non sappiamo uscire.
Eravamo in guerra, come lo siamo adesso, avevamo occupato un villaggio ai margini di questo bosco. Gli abitanti, che avevamo salvato dai rastrellamenti nemici, si fecero da festosi ad allarmati quando sentirono nitrire dei cavalli all’interno delle selva. Pensavamo che fossero altri nemici e quindi corremmo verso il bosco armi in pugno, ma gli abitanti ce lo impedirono.
Non sono i soldati nemici, ci dissero, sono i fantasmi dell’esercito maledetto che si è perso nei boschi centinaia di anni prima. E quella volta, come ogni quaresima, l’esercito maledetto cavalcava nel bosco cercando di uscirne.
Rimanemmo basiti, forse lo stress e la paura avevano fatto impazzire quella povera gente. Un nostro compagno, che adesso marcia con me nel bosco senza che ne ricordi più il nome, disse che conosceva quella leggenda, ritenuta già strampalata in antichità. Dopo la battaglia di Campaldino un esercito ghibellino in rotta si era nascosto in una boscaglia sperando di sfuggire alle violenze dei vincitori. Una famiglia di boscaioli accolse i malconci cavalieri, li sfamò e curò le loro ferite. Ma quando i guelfi, assetaad allarmatti di sangue e vendetta, li scoprirono questi scapparono nel bosco abbandonando la famiglia che li aveva aiutati alla loro furia. Gli abitanti, che intanto tremavano nel sentire quegli zoccoli nel bosco, sostenevano che quei cavalieri fossero stati maledetti per la loro codardia e che la loro condanna fosse quella di vagare in eterno nel bosco.
Naturalmente ridemmo in faccia a quei poveri diavoli affermando che se dei nemici in carne ed ossa, armati di mitra e lanciafiamme, non ci spaventavano non avremmo avuto paura di qualche cretino che si diverte a fare il fantasma nei boschi. Ci lasciammo nel bosco sparando colpi in aria e urlando. Avevamo vinto una battaglia sanguinosa, l’adrenalina era al massimo. Ma i cavalieri non si videro e più tardi neppure l’uscita del bosco. Inizialmente bestemmiammo per il fastidio di essersi persi in un bosco come dei pivelli, ma poi i nostri corpi e le nostre menti si deteriorarono al punto da non sentirci più vivi.
Il tempo è sparito, non esiste più né passato né futuro, solo un presente fatto di ombra e nebbia. Un tonfo rompe una monotonia eterna, uno dei miei compagni si è lasciato cadere per terra. Gli altri lo guardano come lo guardo io, con apatia e senza l’impulso di reagire. Riesce ad alzarsi da solo ma la sua faccia è grigia e i suoi occhi spenti.

- Non sono più vivo, vorrei morire e non provare più nulla, sparatemi vi prego.

Nessuno gli risponde, nessuno fa nulla, ci limitiamo tutti a guardarlo. Avanzando verso di noi le sue scarpe si scompongono come se fossero fatte di cartone bagnato e lui cade di nuovo. Nemmeno ora ci sono reazioni, solo silenzio mentre lo sguardo di tutti è fisso sul nostro compagno caduto che lotta per alzarsi, ma stavolta non ci riesce. I nostri occhi sono come lanterne fioche, non offrono conforto, solo un vacuo senso di impotenza. Lo guardiamo strisciare fino a quando non riesce a mettersi in posizione supina.

- Vi prego…


Le sue mani andando a tastoni trovano la sua pistola ormai coperta di ruggine. Con uno sforzo sconvolgente incolla la canna della pistola alla sua tempia destra, ma la pistola ormai è un ferro vecchio e non può più sparare in quelle condizioni.

- Vi prego…

Poi il buio lo copre come un manto e lui non c’è più, viene inghiottito senza un grido né un lamento. Nelle nostre menti non c'è spazio per l'orrore, la nebbia e il buio che ci circondano bloccano i nostri pensieri e le nostre coscienze, siamo automi di carne che marcisce.
L'ombra si stringe intorno a noi. Alcuni continuano a camminare, io rimango fermo.
Ma mentre i miei compagni avanzano li vedo sparire, prima la nebbia e poi il buio li divora. Guardo le miei mani, puntinate di macchie scure che non sanguinano più. La pelle gialla delle dita è solcata da segni spaventosi, sembra che la mia pelle sia morta da tempo. Adesso sono solo, provo a chiamare i miei compagni ma la voce non esce anche se la gola mi brucia. Tutto intorno c’è solo il rumore del mio respiro affannato, se alzo gli occhi verso l’altro vedo solo qualche ramo sbucare dalla nebbia, la luce del sole non ha la forza per farsi strada. Nella solitudine finalmente la paura mi assale, dopo tanto qualcosa mi scuote. Inizio a correre sentendo i polmoni bruciare, cerco di scappare dal buio, ma questo mi segue come la luce su un palcoscenico. La mia corsa non dura molto, il fisico non mi consente di fuggire oltre. Finisco a terra e un nitrito forte come un tuono scuote l’aria. Non mi muovo, sdraiato per terra sento una vibrazione sorda, irregolare. Poi di nuovo il nitrito, seguito da altri più deboli. Mi alzo aggrappandomi al fucile come se fosse una stampella e zoppicando punto verso il buio un nemico che sento avanzare al trotto, ma non vedo arrivare.
Sento qualcosa che non riesco a capire cosa sia, ma avanzando verso il buio prende sempre di più le connotazioni di un pesante respiro, ma non umano.
Per la prima volta il buio si allontana, li vedo, sono di fronte a me allungati su una linea in vetta a una collina circondata da nebbia e alberi bruni. I cavalieri che avevamo cercato, uomini non più uomini in sella a delle carogne una volta cavalli. Le loro armature nere non brillano più, mentre le loro cavalcature sono avvolte da tessuti, una volta sicuramente sgargianti, ora logori. Rimangono immobili, forse non riescono a vedermi, io imbraccio il mio fucile, ma è arrugginito al punto di non poter funzionare più.
Li vedo scendere dalla collina, seguiti dal buio che sembra volerli divorare, sguainando le armi. Mi vedono, lo so perché il loro obbiettivo sono io. Il mio fucile può essere usato solo come spranga, come avrebbe fatto un alpino in Russia. Loro mi caricano e io gli corro incontro, sperando che possano uccidermi e mettere fine a questo incubo infinito. Un attimo prima dello scontro vedo lo scheletro senza orbite di uno di loro, il ribrezzo però non mi destabilizza, lo colpisco con tutta la mia forza prima che possa caricarmi.
Il cavaliere cade e gli altri scappano verso il buio. Vedo l’oscurità ritirarsi.
La luce ritorna a farsi strada fra i rami degli abeti. Sento di nuovo il dolore, la rabbia e la tristezza. Poi la pace.
Ultima modifica di Giovanni p il 27/09/2023, 15:49, modificato 1 volta in totale.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Brano tra il racconto di paura d'auore e il fantastico senza scadere nell'inutile splatter. Tutto è molto equilibrato (e l'equilibrio è la cosa più difficile da raggiungere) dall'inizio alla fine, nella presentazione dei personaggi, nella spiegazione della storia, nella caratterizzazione, nell'ambientazione e nella contrapposizione temporale tra guerra dei partigiani e medio evo.
Davvero gradito!
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Marino Maiorino ha scritto: 10/07/2023, 14:59 Brano tra il racconto di paura d'auore e il fantastico senza scadere nell'inutile splatter. Tutto è molto equilibrato (e l'equilibrio è la cosa più difficile da raggiungere) dall'inizio alla fine, nella presentazione dei personaggi, nella spiegazione della storia, nella caratterizzazione, nell'ambientazione e nella contrapposizione temporale tra guerra dei partigiani e medio evo.
Davvero gradito!

Ciao Marino,

grazie mille per il commento e per voto. Ho cercato di fare del mio meglio per proporre una storia che sua fantastica ma non un fantasy con i suoi stereotipi.

Buona gara Marino a presto.
Passworld
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Messaggio da leggere da Passworld »

Scrivi giustamente:"Ho cercato di fare del mio meglio per proporre una storia che sua fantastica ma non un fantasy con i suoi stereotipi."

È una buona idea, il racconto è piacevole e
"realista" quel tanto che basta per non svaporare.
Giovanni p
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Re: Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Grazie mille, per me vale tanto come commento.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Bel titolo, attira l’attenzione e invoglia la lettura; mi ha fatto pensare a una trama horror.

Nella prima frase un refuso evitabile (un compagnia) spezza la poesia che l’autore vorrebbe creare.

L’incipit è ricco di riferimenti sensoriali che riescono a far calare subito il lettore nella scena. Eviterei però la ripetizione di passi/passi.
Anche più avanti concentrazione/ concentrati.

Il senso dell’oppressione è ben reso.

A tratti non è molto comprensibile, anche a una seconda/terza rilettura.

La parte descrittiva è più efficace della parte in cui il buio effettivamente avanza, forse per delle imprecisioni e delle scelte stilistiche.

L’aria di mistero del racconto mi piace e anche il finale aperto. Non riesco però a fare vere ipotesi sul perché, dopo l’attacco dei cavalieri, il protagonista venga “liberato” da questa sorta di maledizione.

Da rivedere secondo me per delle imprecisioni, lo stile però è bello e il racconto scorre bene.

Voto 4
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

al netto degli errori, che non mancano, questo è davvero un bel pezzo e ti faccio i miei complimenti.
splendida l'idea, ottime le descrizioni, anche a livello emozionale, cosa non facile.
ti premio col massimo dei voti, nonostante ci siano errori da correggere, perché mi ha coinvolto completamente
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Giovanni p
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Selene Barblan ha scritto: 17/07/2023, 17:05 Bel titolo, attira l’attenzione e invoglia la lettura; mi ha fatto pensare a una trama horror...

Buongiorno

grazie mille per il voto e per il commento, a presto
Giovanni p
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Fausto Scatoli ha scritto: 20/07/2023, 20:10 al netto degli errori, che non mancano, questo è davvero un bel pezzo e ti faccio i miei complimenti.
splendida l'idea, ottime le descrizioni, anche a livello emozionale, cosa non facile.
ti premio col massimo dei voti, nonostante ci siano errori da correggere, perché mi ha coinvolto completamente
Grazie mille è bello sentir parlare di coinvolgimento. Buona gara.
Anto58
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Messaggio da leggere da Anto58 »

Bel racconto, ricco di supense e di attese dolorose. Lo stile è intimistico, sensoriale, di quelli che ti tirano fuori dalla realtà e ti fanno scivolare lentamente in una sorta di oblio e di pace, seppure la scrittura mantenga sempre la tensione necessaria. Complimenti.
Giovanni p
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Anto58 ha scritto: 25/07/2023, 10:19 Bel racconto, ricco di supense e di attese dolorose. Lo stile è intimistico, sensoriale, di quelli che ti tirano fuori dalla realtà e ti fanno scivolare lentamente in una sorta di oblio e di pace, seppure la scrittura mantenga sempre la tensione necessaria. Complimenti.
Grazie mille Anto! Buona gara e buona estate.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

È un buon testo, parecchi i refusi, come un compagnia, o lasciammo al posto di lanciammo e altri. Innumerevoli le ripetizioni della parola bosco. Fossi in te proverei a sfoltirle. L'atmosfera è volutamente cupa, la struttura è buona e l'insieme funziona, riesci a restituire al lettore quell'angoscia che deriva dal non avere vie di fuga.
E alla fine il centro narrativo del racconto è proprio la mancanza di vie di fuga. Senza un motivo, senza un perché.
Come punto debole della trama, al contrario, quella tua necessità di collocare temporalmente e fisicamente l'esercito di fantasmi, con quel riferimento alla battaglia di Campaldino. E quella spiegazione sul perché l'esercito era stato dannato. Fossi stato in te queste spiegazioni non le avrei date per mantenere più indefinita la sensazione di straniamento e l'assenza di vie di fuga. Ciò vale anche per l'altro esercito, che a questo punto potrebbe non essere necessario alla storia. Anche il riferimento al fucile adoperato come una spranga come un alpino in Russia riporta il narrato sulla terra, in un luogo e in un tempo particolare. Io avrei lasciato tutto avvolto nella nebbia.
Queste ultime sono tutte sensazioni da lettore e quindi soggettive.
Un ottimo lavoro, Giovanni.
A rileggerti
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Merceds Cortani
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Commento: Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Merceds Cortani »

Bel racconto, mi piace molto lo stile, asciutto, da letteratura americana, nel complesso crea una bella atmosfera inquietante. A mio avviso ho trovato un pò "nodosa" la trama, forse andava sviluppata con testo più lungo. Ecco a mio avviso il racconto si regge molto bene nella prima parte, sul "non detto", quando poi l'autore inizia a spiegare, a costruire la trama, si affretta troppo e perde un po' il mistero. A mio avviso se l'avesse lasciato solo sul non detto sarebbe stato un gioiello. Ma è la mia opinione personalissima. Ho dato come voto 4.



*commento corretto dopo l’avviso di Massimo Baglione
Ultima modifica di Merceds Cortani il 03/09/2023, 19:22, modificato 1 volta in totale.
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Massimo Baglione
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Re: Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" nel campo "Titolo" del messaggio usato per commentare i racconti (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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commento : Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Refusi
un compagnia costante
il buio lo compre
vede se stesso
assetatati di sangue
da festosi a allarmati - da festosi ad allarmati
ma la pisola ormai è un ferro
il buio lo compre come
o le miei mani
verso l’altro vedo
- - -
“nostri passi, non ci abbandona mai. Gli aghi sui quali ci trasciniamo si rompono arresi al nostro passaggio, ormai ci conoscono bene dato che è tanto che i nostri passi” - passi – passaggio – passi
“la concentrazione, non riesco a fare altro che camminare e tremare, tutti i miei sforzi sono concentrati” - - concentrazione - concentrati
“rompono arresi al nostro… preferisco – rompono, arresi al nostro
“gioia, esseri uomini che sentono… preferisco - gioia, esseri che sentono…
“che si diverte a fare” - - diverte o divertiva? A me suona meglio divertiva
“essersi persi in un bosco come dei pivelli,” preferisco - essersi persi come dei pivelli,
“non c'è spazio per l'orrore, la nebbia e il buio…” preferisco - non c'è spazio per l'orrore. La nebbia e il buio…
“sono di fronte a me allungati” – preferisco - sono di fronte a me, allungati

Commento

Concordo con Selene Barbian sulla frase finale – “ Poi la pace.” Non dico di dare una vera spiegazione, ma un’azione, uno sparo, un fulmine… potrebbero meglio chiudere il racconto.
I refusi sono molti (troppi), ma la storia mi piace. Per la punteggiatura è questione di gusti ma in alcuni casi sarebbe proprio necessaria.
Voto 4
Giovanni p
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Re: Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno, Alberto

grazie mille per avermi letto e soprattutto per i tuoi suggerimenti.
Purtroppo il problema dei refusi mi segue malgrado io cerchi di evitarli, posso garantirti che il mio non è lassismo. Mi fa piacere che la storia ti sia piaciuta, sistemerò tutto.

Grazie ancora
Giovanni p
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Re: Il buio che si muove

Messaggio da leggere da Giovanni p »

Grazie Xarabass!
Alessandro Mazzi
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Messaggio da leggere da Alessandro Mazzi »

Inutile che mi soffermi a elencare refusi che già sono stati segnalati: se posso darti un mio umilissimo consiglio, rileggi più e più volte il testo. Alcuni di questi errori balzano agli occhi subito.
In ogni caso a me il racconto è piaciuto molto. La cosa che più ho apprezzato è stata l'atmosfera che hai saputo creare: immergendomi nella lettura mi è sembrato di essere lì e di vivere la scena in prima persona.
Ottimo, un bel lavoro!
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