Incipit: Ogni paese ha le sue leggende. Nel mio, tanto tempo fa, c'era quella dell'albero dell'impiccato. Non credo che la sua antica funzione fosse esattamente quella di dare un appiglio a una corda, ma sta di fatto che la sua forma era quella. Era ormai morto e sulla sua cima c'era il nido scavato da un picchio, o almeno così mi disse un vecchio. Quell'albero era cresciuto sulla riva di un ruscello, all'inizio di un bosco, ai piedi del monte Serva, la mia montagna p…
Nota: Scrivere recensioni e commenti alle opere è uno dei motori principali di questo portale artistico. È solo grazie a esse che, infatti, gli autori possono migliorarsi e i visitatori orientarsi. Se sei un autore, inoltre, scrivere recensioni e commenti a opere altrui incentiverà i destinatari a fare altrettanto con le tue.
Testo della recensione o del commento (min 30, max 5.000 battute)
Mancano 250 battute affinché questa recensione possa partecipare al Club dei Recensori.
Hai raggiunto le 250 battute necessarie per partecipare al Club dei Recensori.
Nota: stai per confermare la recensione o il commento al lavoro dell'autore Massimo Baglione. Prima di proseguire, però, se hai necessità di discutere più a fondo di questa opera con l'autore, puoi iniziare una discussione più ampia e dettagliata usando la sezione apposita del nostro forum. Tale discussione, se non è già stata aperta, dovrà essere creata con il titolo:
"L'albero del sorriso - Massimo Baglione".
Le recensioni offensive, volgari o di chiacchiere saranno eliminate dallo Staff.
Nota: le recensioni e i commenti devono essere lunghi almeno 30 battute e devono riguardare il contenuto dell'opera, meglio se critiche, costruttive e collaborative.
Nota: le recensioni e i commenti sono tuoi e modificabili per 2 giorni, dopodiché diventeranno di proprietà dell'autore che hai recensito o commentato.
Veramente carino. Non so quanto ci sia di autobiografico, ma l'idea di scriverlo come una piccola fiaba mi è piaciuta. Non si vive di sola fantascienza...
Condivido l'opinione di Bonnie congratulandomi però con Max che mi fatto rivivere i vecchi tempi delle scoutismo con uno scritto di facile lettura, trascinante, armonico, giovanile.
lo conoscevo già , letto in un altro sito... fiaba o ricordo, è comunque piacevole immergersi in queste parole che fanno riaffiorare altri ricordi, e l'ho riletto con piacere. io avevo un albero di mimose...
Una narrazione, la tua, che viene dalla pancia, oltre che dalla memoria... e sembra scorrere sotto gli occhi così come scorre dal tuo vissuto. Gradevole lettura Nostalgiche sensazioni...tutte mie...grazie.
Come vedi sto leggendoti per conoscere, e capire! una narrazione che senti reale, con vissuti che lasciano ricordi indelebili, che si rielaborano nel tempo.
Sono subito andata a vederlo e leggerlo, non ho davvero parole, è ancora più bello dell'altro e non poteva esserci titolo più appropriato e significativo. Complimenti, sei veramente bravo, quando qualcuno, con un semplice scritto, riesce a entrare nel cuore del lettore e attraverso descrizioni e sfumature lo fa vivere in prima persona nello stesso ambiente, lo sprofonda negli stessi luoghi quasi li vedesse coi propri occhi, quando sa arrivare anche e soprattutto ai più semplici, si può dire che ha un dono speciale che non si studia e non s'impara da nessuna parte, gli appartiene e basta. Si può alimentare e curare, affinare, ma di base resta ciò che è: un valore immenso!
incredibile, non l'avevo letto ancora! Uno dei più bei pezzi, anche di vita direi, mi era sfuggito ed è stato grazie a Roberta che l'ha commentato. Mi sono un pò commossa, lo racconti in maniera così sentita che non si può non entrarci dentro e vedere quei ragazzini vivaci ma già armati di buoni sentimenti come se si fossero materializzati davanti agli occhi. Sono bellissimi ricordi che non passeranno mai.
Anche questa piacevole storia la vedrei molto bene in una antologia per ragazzi. A quell'età tutti hanno compiuto le loro marachelle, si sono cimentati nelle loro avventure più o meno pericolose e soprattutto hanno fatto qualcosa di nascosto, sottraendosi all'occhio vigile dei loro genitori. Ci si rispecchierebbero, anche se il loro contesto oramai è contrito fra i grandi palazzoni della città dove l'aria buona non si respira più da un pezzo. Qui c'è una mamma che s'affanna,poverina, a crescer da sola i suoi tre figli, e il papà è lontano a lavorare. L'albero dell'impiccato acquista nell'immaginario fanciullesco uno strano e oscuro fascino. Perchè proprio quell'albero per appenderci i condannati a morte che si sono macchiati di chissà quali immondi delitti? Ecco che a un certo punto scatta nella mente del ragazzo l'idea di sdradicarlo: cesserà di fungere da spaventoso relitto e diventerà ottima legna per riscaldare le giornate fredde dell'inverno. Piacevole e amena lettura, è bello ripensare al passato e raccontarlo con gli occhi del fanciullo. Tutto acquista il sapore delle cose fatte in casa e alla buona, quando il contatto con la natura e l'ambiente non era stato ancora compromesso per sempre. Il periodo predilige la struttura paratattica, meno complessa ma più incisiva.
Beati quei bambini che possono avere ricordi di questo tipo! Per quelli della mia generazione era più facile. Basta vivere in campagna, oggi, per fare esperienze simili? Oggi come oggi ne dubito, o comunque sarà sempre più raro. Il racconto è impeccabile nel presentare un'impresa fanciullesca carica di simbologia. L'albero è la metafora di tutto ciò che fa paura al bambino, lo paralizza e gli impedisce di crescere. Bella l'ambientazione che si affida ai ricordi della fanciullezza. La forma espressiva è piacevole ed elegante. Mi ha particolarmente toccato il personaggio della madre, così dolce e ferma, pronta a capire ciò che in quel momento è più importante per i suoi bambini.
Bellissimo racconto, mi ha fatto ricordare le infinite e stremanti avventure di quando ero piccola, trascinavo in montagna con me i miei cugini più grandi. Li guidavo per impervi sentieri, facendo loro strada con un bastone con il quale abbattevo roghi ed erbacce per farli passare. Erano i tempi dell accampamento. In montagna avevamo un nostro rifugio, ci riunivamo imitando gli indiani, costruendo lance e coltelli fatti con il legno di castagno. Avevamo naturalmente i nostri alberi di riferimento. C'era il gelso bianco e rosso. Naturalmente preferivamo il rosso… Ci conciavamo in una maniera che è difficile a descriversi. Lascio immaginare l'effetto che alla nostra vista facevamo alle nostre mamme. Questo racconto fresco e ben scritto mi ha riportato indietro di molti anni… mi sono ritrovata ragazzina a rivivere le avventure di un tempo. Ti ringrazio di cuore. Questa l'efficacia del racconto.
Un bel racconto, ben articolato e anche ben scritto. Non da meno la poesia finale e questo fatto mi ha fatto molto piacere perchè è anche una mia piccola mania quella di chiudere alcuni racconti autobiografici (non so se anche questo lo sia) con una poesia riassuntiva del cuore del racconto. Come dicevo anche ben scritto: ecco perchè mi permetto di segnalare quelle che a mio avviso sono due imprecisioni. Ecco il peridodo che vorrei segnalarti: Prima di addormentarmi ripensai all'albero dell'impiccato: "era lì da chissà quanto tempo e noi siamo riusciti a buttarlo giù. Pensavo anche come mai, tra centinaia di alberi secchi in mezzo a un bosco, ho scelto proprio quello." beh, io avrei scritto... e noi eravamo riusciti a buttarli giù...e poi l'altro...avevo scelto proprio quello. per usare la forma al presente che hai usato tu avresti dovuto, e sarebbe stato anche carino, aprire le virgolette per rendere dialogo un pensiero. Esempio... Prima di addormentarmi mi ritrovai a rimuginare un pensiero: " Chissà da quanto tempo era lì quell'albero e noi siamo riusciti a buttarlo giù " vabbè, scusa la precisazione antipatica...ognuno ha il proprio modo di scrivere...insomma, il brano mi è piaciuto anche per quell'alone di ricordi dei bei tempi andati nel quale è immerso. ciaociao
Grazie mille per la segnalazione, Giacomo, ne terrò certamente conto e appena possibilie procederò a una revisione. Personalmente faccio parte del nucleo duro di autori che vanno in cerca di questo tipo di segnalazioni, le bramo, quindi sentiti libero di bastonarmi come, dove e quanto vuoi! Ti confermo che è tutto autobiografico, quasi alla lettera.
Un racconto che si lascia vedere e sentire, una scena dopo l'altra, il paesaggio montano, il freddo del ghiaccio, il calore del fuoco. Un ragazzino che trova avventuroso anche il cercar legna, che tra una pausa e l'altra del gioco alza gli occhi e si fa domande su un albero senza vita. Il suo essere primogenito con un padre lontano lo porta a sentirsi responsabile in casa, a farsi riconoscere come leader dai fratelli, a voler compiere qualche impresa, sopportando stoicamente le conseguenze. Bella l'atmosfera di questa infanzia, teneri i gesti silenziosi della mamma. Si può sorridere alle faticose gesta del bambino sbruffoncello ma si deve ammirare quel suo fondersi armonico con l'ambiente, e quell'inconsapevole crescere che gli fa tagliare l'albero dedicandogli poi un ricordo e una poesia.
descrizione: Luigi, in viaggio di nozze, scende un attimo alla reception a prendere un documento. Al suo ritorno troverà una misteriosa sorpresa, sotto forma di Viola, una sua ex. Ma da un improbabile scioglimento di questo enigma ne sorgerà uno nuo…
incipit: Luigi trasalì. - Ma... sei tu? - Fece a quella donna che sfogliava una rivista illustrata sdraiata seminuda sul letto, indossando solo una vestaglietta nera quasi invisibile. Lei invece inarcò le sopracciglia e ammutolì per qualche lunghissimo istante. - Così pare. Se tu sei tu, anche io dovrei essere proprio io, - e dopo un lungo sospiro, aggiunse - non ti pare? - Ormai lei sembrava essere tornata pienamente padrona di se stessa, dopo la sorpresa per quell'incontro
Nota: vi invitiamo a Questo indirizzo email è protetto dagli spam. Attiva JavaScript per vederlo.
eventuali termini o contenuti illeciti, scurrili o errati che potrebbero essere sfuggiti al controllo degli Autori o dello Staff.
Condividi nei social:
Vuoi aiutarci?
Sostieni l'Associazione culturale BraviAutori con una donazione, oppure acquistando una delle nostre pubblicazioni.
L'associazione culturale BraviAutori sopravvive solo grazie alle piccole donazioni. Se il nostro sito ti è piaciuto, se vuoi contribuire alla sua crescita e allo sviluppo di nuove iniziative, se ci vuoi offrire una pizza, una birra o proprio non sai scegliere chi far felice, considera la possibilità di fare una donazione. Oppure acquista uno dei nostri libri. Puoi usare PayPal (qui a fianco) oppure seguire le istruzioni in fondo a questa pagina. Per ulteriori informazioni, scrivete alla .
Grazie, e buon lavoro!
Per gli smartphone o per i computer lenti è disponible una visualizzazione più leggera del sito.