Il drago in giardino (autrice: Selene Barblan)

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Il drago in giardino (autrice: Selene Barblan)

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sapete? Io in giardino ho un drago. Esatto, un drago. Nero, con riflessi rossi e qualche squama d’oro, qua e là. È alto sì e no cinque metri, ha grosse ali potenti, lungo la schiena si allunga una nobile cresta color carminio e la massiccia testa è sormontata da corna. Ma la cosa che più mi ha colpito, quando l’ho visto per la prima volta, è la potente e sinuosa coda, la cui punta spinosa inevitabilmente ispira terrore e rispetto.

Mi sono subito chiesto cosa ci facesse qui, in uno spazio aperto, senza riparo. Solitamente abitano luoghi discosti, difficili da raggiungere, montagne dai fianchi scoscesi. O si possono trovare in grotte buie e isolate

Ogni mattina degli ultimi quattro mesi mi sono alzato, ho preparato una tisana e mi sono messo a osservarlo stando seduto sulla rientranza della finestra, quella che guarda sulla campagna. Quell’angolo di casa è stato il motivo per cui ho scelto di vivere proprio qui. È un luogo particolare, dove mi siedo e la mia mente parte, senza sforzo. Vaga, vaga, e le ore passano senza che io me ne accorga.

Tornando al drago, dicevo che ho imparato a conoscerlo bene. L’ho studiato lungamente e ho annotato con perizia le mie osservazioni.
Da subito ho potuto constatare che si tratta di una bestia piuttosto curiosa e vivace; dopo qualche tempo mi sono concentrato sugli strani movimenti che effettua con la coda.

Ho fatto quindi un’attenta ricerca in letteratura e come sempre è stato un piacere sensuale sfogliare i volumi della mia collezione personale. Ammetto che mi è venuto un leggero prurito, una momentanea spinta a uscire di casa per verificare se ci fossero altri libri, più antichi, nella biblioteca della città. Una spinta che si è quasi subito estinta appena mi sono avvicinato alla porta. L’idea di ritrovarmi in strada mi ha fatto venire le vertigini e finanche una forte nausea. Ho dovuto quindi cedere e accontentarmi dei mezzi già in mio possesso.

Sono quindi riuscito ad arrivare ad un’ipotesi: ogni singolo movimento della coda del drago corrisponde ad uno stato emotivo, a un suo moto interno.

È cominciato così il processo osservativo; in tutte le ricerche finora svolte è sempre stata questa la fase che più mi ha affascinato e emozionato. Lo dico senza una falsa modestia, ciò che ho scoperto è degno di nota, la comunità scientifica non potrà che ammirare i miei risultati. Ho modo di credere che, quando qualcosa lo attira, il drago allinea la coda al corpo e la muove molto lentamente. Se invece la coda si muove velocemente può solo voler dire che è agitato, qualcosa lo infastidisce. Spesso questo movimento è accompagnato da uno sbuffo di vapore dalle narici. Anche la postura d’attacco, con la coda bassa e puntata all’ingiù, è piuttosto semplice da riconoscere. La posizione che ho potuto osservare più spesso è quella che denota uno stato di rilassamento. Il drago in queste occasioni è accovacciato, con l’appendice squamosa arrotolata attorno al corpo.

Sicuramente avrete notato quanta passione ho impiegato in questa ricerca. Non si direbbe che, prima della sua comparsa, la vita mi appariva piatta e senza senso da molto, troppo tempo. Ora, invece, ho ritrovato l’energia che credevo perduta, sono di nuovo io, quello che, immerso in un compito, sembrava quasi trasparente, appartenente a un’altra dimensione.

Come il giovane me di quell’epoca passata, anche ora, quando qualcosa mi interrompe, mi irrito in modo incredibile. È una cosa che davvero non sopporto. Di solito rimando, rimando, aspetto più che posso prima di staccarmi da ciò che sto facendo e andare a aprire. Fortunatamente queste interruzioni sono poco frequenti e corrispondono al disbrigo delle impellenze fisiologiche o all’arrivo di una delle due uniche persone che si ricordano della mia esistenza. Il proprietario di Villa Canto, la mia dimora, e la signorina Amaranta.

So per certo quando si tratta del padrone di casa, quell’essere molesto, perché ne riconosco i passi struscianti sulla moquette del corridoio. Le volte che tenta un approccio mi risulta facile sottrarmi; mi fingo addormentato e non rispondo.

Se invece è la signorina Amaranta sono costretto a rispondere alla chiamata. Lei mi tiene in pugno. Quell’unica volta che avevo tentato di evitarla avevo rischiato conseguenze spiacevoli, spiacevolissime anzi. Avevo messo in gioco la mia effimera libertà. Mi aveva cercato per alcune noiose e futili pratiche burocratiche e, nel momento in cui aveva bussato alla mia porta, ero intento a preparare la mia Tarte au Citron, le mani completamente immerse nella pâte sucrée, perciò non avevo nessuna intenzione di lasciare il lavoro a metà. Aveva bussato e bussato, chiamato e urlato, per una buona mezz’ora. Dopo una breve tregua anche il telefono aveva attaccato a strillare, ma a quel punto il mio dolce delizioso era già in forno, quindi avevo potuto rispondere agli insistenti trilli. Le decise rimostranze fuoriuscite dalla cornetta, arricchite dalla minaccia di un trasferimento altrove, in un luogo dove non ci sarebbe più stata lei a doversi occupare delle mie manie da vecchio svitato, mi avevano convinto a essere, da quel momento, più attento al mio comportamento nei suoi confronti.

Quindi, quella mattina di qualche giorno fa, quando il bussare nervoso sulla porta mi aveva sorpreso ancora addormentato nel mio letto, il malumore si era immediatamente acceso. In un primo momento avevo pensato di aver sentito male, poi l'insistenza del suono martellante mi aveva convinto della reale presenza di qualcuno in attesa. Sono emerso dalle coperte e scivolato fuori dal letto come un fluido viscoso, ho indossato la vestaglia con un unico movimento e ho raggiunto di malavoglia la maniglia. Amaranta era lì, con il suo solito cipiglio, la sciarpetta a macchie bianco nere come quelle di un felino e le unghie rosse, lucide, pericolose puntate contro di me

"Oreste, buongiorno!" aveva squillato. Una minaccia di mal di testa già stava facendo capolino. Avevo risposto con un borbottio.

"Le ho portato i documenti per il rinnovo dell'assicurazione da firmare, e già che c'ero sono passata in farmacia per le sue pastiglie". Anche a questa sua seconda affermazione non avevo dato una risposta articolata.

"La vedo bene, allora avevo ragione io! Prendere anche degli integratori e fare un po' di movimento le hanno sicuramente giovato". Sguardo fisso e anche lievemente sardonico, anche stavolta nessun fiato sprecato.

"Bene, allora faccio il solito giro nell'appartamento per vedere se è tutto a posto". L'avevo aspettata sull'uscio, manifesto desiderio di vederla presto sparire.

"Oreste, Oreste, ... dovrebbe davvero curare un po' di più l'ordine. Ha tutto il tempo di sistemare almeno i vestiti. Non vuole davvero considerare l'idea di un aiuto in casa?" Lieve cenno di diniego e scrollatina di spalle.

"Beh, la lascio tranquillo allora, ... sicuro che non ha bisogno di niente, va tutto bene?" Mi aveva infine chiesto, con uno sguardo speranzoso.

"Funziona tutto perfettamente così com'è, non voglio cambiare niente" era stata l'unica frase da me formulata.

È stato un sollievo vederla sparire, per un po' di tempo mi avrebbe lasciato in pace.

Ma evidentemente non sono destinato a un'esistenza tranquilla, pacifica, colma di gratificazioni. Questa mattina, dopo una notte stranamente fredda, mi sono alzato e ho eseguito i soliti passi che costituiscono la mia ben consolidata routine, quindi, come sono solito fare, ho preso posto alla finestra. Ed ecco lo sgomento, il sudore freddo, l'angoscia. Lui non era più lì.

La tazza bollente mi è scivolata dalla mano, il liquido mi ha ustionato le cosce, ma il gelo che mi aveva pervaso in quel momento ha sommerso e neutralizzato anche il dolore, che evidentemente provavo ma non percepivo.

Mi sono alzato, poi rimesso a sedere, non saprei dire neanche quante volte. Sono andato in cucina, in camera, alla porta. Ho afferrato la maniglia e l'ho lasciata, più e più volte. Ho fatto la ronda delle stanze fino a farmi venire le vertigini. Poi mi sono steso sul tappeto, odore leggero di muffa, ragnatele sul soffitto. La mente si è come scollegata e non so per quanto tempo sono rimasto in quello stato. Quando l'ombra ha lentamente cominciato a dominare lo spazio attorno a me, pian piano sono riemerso da quella stasi. Ho ricominciato a sentire il freddo, il dolore intenso, la fame. Una nausea improvvisa mi ha costretto a una corsa verso il bagno. Poi anche la lucidità e l'unica soluzione possibile: dovevo ritrovarlo.

Per questo ora sono qui, davanti alla porta, ho una grande sacca di tela appesa alla spalla, indosso i jeans, quelli scoloriti e col buco sfrangiato sul ginocchio destro, il mio cappello porta fortuna è ben calcato sulla testa. La mano è sulla maniglia, da forse più di mezz'ora. Ma so che troverò il coraggio, dopo anni che non varco questa soglia, percorrere il corridoio, sarà sicuramente difficile. Sarà quasi impossibile. Ma è il mio sogno, e non posso lasciarlo andare via così, senza lottare.
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Re: Il drago in giardino-commento 1

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Una gran bella metafora sul sogno da attuare, un sogno bello grosso. Probabilmente il drago, nel delirio di una solitudine fiera, era nato come una lucertola al sole e, una volta presa la consistenza della volontà, è cresciuto e volato via per spingere/costringere il protagonista a darsi una mossa ed agire, perché tra quattro mura i draghi non ci sanno stare.
Lettura piacevole e scorrevole.

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Re: Il drago in giardino-commento 2

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Un testo scorrevole e lineare. Le descrizioni, i tempi narrativi, i flashback, le riflessioni, sono sapientemente dosati ed equilibrati, dando una cadenza ritmata e facilitando una crescente attenzione.

 Nell’introduzione abbiamo la descrizione dell’elemento chiave: il drago è qualcosa di impossibile, ma viene preso come dato di fatto, come postulato indiscutibile.

Da qui inizia una presentazione graduale del personaggio narrante. Entriamo nel suo universo di persona solitaria, anziana, staccata dal mondo esterno, misogina, amante dei libri e della buona cucina, disordinata e incurante del giudizio altrui.

Questa descrizione si intramezza a quella dello studio del drago e alla narrazione degli eventi insoliti che il protagonista aborra: tutto ciò che lo distrae dallo studio della splendida creatura che abita il suo giardino.

È proprio durante una piccola distrazione che il drago scompare e questo accadimento costringe il Nostro a dover affrontare il mondo esterno, se desidera ritrovarlo. Ecco il cambio di passo nell’esistenza perfettamente controllata e metodica del protagonista.

Ricapitolando: si verifica un primo elemento inusuale, il quale non porta nessuna modifica apparente nella vita quotidiana dello sfuggente signore. In realtà, l’evento innesca un interesse ed uno studio che accentrano le attenzioni del protagonista. Si nota già uno spunto di desiderio di sfidare di nuovo il mondo, per ricercare informazioni. L’abitudine è, però, più potente della curiosità.

Al termine del racconto, invece, ecco che l’assenza del drago porta l’anziano signore a dover scegliere tra il conforto rutinario e la ricerca di ciò che più desidera. Quella sensazione di benessere, che provava durante la contemplazione dell’animale, svanisce ed è costretto a decidere se compiere un passo che lo porterà nel mondo esterno.

I parallelismi tra i personaggi e la vita reale sono interessanti: il protagonista è come la mente umana, che cerca sempre la confort zone e rimane ferma e inchiodata alle proprie abitudini; il drago è l’elemento estraneo che si presenta nella nostra vita all’improvviso, apparentemente senza interagire con noi, ma calamitando tutta la nostra attenzione. Questo animale prende la forma dei nuovi interessi, quelli che entrano di soppiatto ma poi prendono gran parte della nostra attenzione, sino a far riemergere un po’ del bambino interiore che ognuno ha, curioso e vitale. La scomparsa improvvisa del drago avviene nel momento in cui la nostra attenzione è presa da altro. Ecco che la mancanza di ciò a cui veramente teniamo ci spinge a dover effettuare una scelta: rimanere nella nostra confort zone o riprendere la strada della ricerca della felicità.

La persona che tiene la mano sulla maniglia, alla fine del racconto, assomiglia più ad un ragazzo, per come è descritto, che ad un vecchio.

Una bella metafora, un ottimo spunto di riflessione, un racconto da leggere più volte, da gustare, come un buon vino da meditazione.

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Re: Il drago in giardino-commento 3

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Ognuno ha il proprio drago da tenere a bada.

Tragico o comico questo racconto, si dispiega sul filo sottile di tale ambivalenza. Mi è piaciuto per aver saputo passare il senso di "normalità" soggettiva e non oggettiva. La guarigione non fa bene al protagonista, anzi, lo getta nello sconforto totale dell'Assenza di se stesso. Trovo un momento bellissimo quel suo saper stare a osservare il drago, con minuziosa pazienza e attento guardare, gustando una tisana. Guardando in faccia il drago, nelle sue manifestazioni emozionali, lo si tiene a bada. 

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Re: Il drago in giardino-commento 4

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Metafora di un sogno o allucinazione di un vecchio pazzo? Il dubbio mi è rimasto. La mia mente è andata d’istinto a certi testi di Syd Barrett.

Che sia sogno o allucinazione ho trovato il rapporto fra il drago e il protagonista difettoso, incompleto; giudizio che esprimo con un certo rammarico perché l’idea mi è piaciuta e la narrazione scorre bene.


Non c’è alcun riferimento all’inesistenza dei draghi, il protagonista si sorprende (ma nemmeno più di tanto) per il fatto che il drago si trovi nel suo giardino invece che nei suoi luoghi abituali. Non c’è nessun riferimento al fatto che gli ospiti non vedono il drago, nessun “signorina, che ne pensa del mio drago in giardino?” o cose del genere. Oreste è pienamente consapevole che il drago lo vede solo lui e contemporaneamente del tutto inconsapevole del fatto che i draghi non esistono?

Anche l’interazione tra il protagonista e il drago mi sembra limitata. Come avrebbe reagito il “drago” se Oreste avesse provato ad avvicinarsi a lui? Mi sarebbe piaciuto saperlo.

Ok la metafora, ma chi ha scritto il racconto le ha dato forma e sostanza e di questo ne doveva tenere conto meglio.



Il profilo del protagonista è stato spiegato molto bene da chi mi ha preceduto nel commentare il lavoro e non saprei aggiungere qualcosa di più interessante rispetto a quanto già scritto.



Bello il finale. Quando Oreste trova il coraggio di mettere il piede fouri dalla porta è vestito in maniera giovanile e quest’immagine si lega al ricordo degli interessi di gioventù ormai perduti.

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Re: Il drago in giardino-commento 5

Messaggio da leggere da Il Guru »

Ho vissuto questo testo come una fiaba. Sarà per quel Sapete? iniziale o per lo srotolarsi della vicenda.
Una fiaba fuori dall'ordinario, ma poco calata nella realtà.
Ho una visione della vicenda più terra-terra, in particolare della vecchiaia o della pazzia.
Cercando di non farmi influenzare troppo da esperienze e da altre letture, ho fatta mia questa storia e ho trovata la scrittura molto piacevole.
Il racconto è ben scritto, i personaggi inseriti e caratterizzati nel modo giusto, i dialoghi al punto esatto della narrazione.
Tutto ok. La trama è originale e mi ha appassionato molto.
Finale ben calibrato.
Trovo tutto molto piano, nel senso della pianura.
Faccio i miei complimenti alla stesura.

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Re: Il drago in giardino-commento 6

Messaggio da leggere da Il Guru »

Gran bel racconto, di quelli in cui l’autore mi prende per mano e mi accompagna fino alla fine, chiacchierando amabilmente, e in quel momento siamo amici. Uno scrivere in prima persona davvero ben riuscito, senza fronzoli, semplicemente ma con una scrittura sicura e - a mio modestissimo parere - esperta.

Non ci sono sbavature, e anche i dialoghi sono gestiti bene.

La prima persona non è mai semplice, anche in un racconto breve, e qui non ho trovato intoppi.

L’inizio mi diceva fantasy: villa/giardino/drago. Il personaggio viene centellinato ed è proprio questo un elemento vincente, che consente di farsene un’idea - la propria, ovviamente - poco per volta.

Proprio il crescendo del personaggio (abitudini che si ripetono sempre uguali, detestare le interruzioni, la precisione delle osservazioni, la paura di uscire, il difficile rapporto con altre persone) mi ha fatto pensare soffra di una qualche sindrome autistica - oggi se ne parla, per fortuna - e che nella scelta di isolarsi trova modo di vivere al riparo da quanto lo impaurisce o che non è in grado di affrontare. Un piccolo mondo, o un mondo piccolo.

Devo dire che l’ultima parte - dalla scoperta della “sparizione” del suo drago in poi - il racconto mi ha davvero catturato: immaginare una persona vivere certi momenti è davvero triste, sentire emozionalmente un piccolo mondo che va in frantumi, ed essere conscio che quella maniglia non verrà mai abbassata… mi ha messo i brividi.

Se poi fosse solo un sogno, uno di quelli tanto realistici da farti sentire personaggio e recitare la più assurda delle commedie? Ogni testa è un piccolo mondo…

Quindi il voto che ti ho dato è frutto di abilità narrativa, originalità nel tema scelto e anche sensibilità.

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Re: Il drago in giardino-commento 7

Messaggio da leggere da Il Guru »

Questo testo ha una grande forza , costruzione narrativa sotto certi aspetti impeccabile e certamente grande facoltà immaginativa da parte dell’autore.
Ho apprezzato molto come la parte iniziale ti ponga in una specie di favole , inserendo la certezza di quel drago , l’esistenza di quel drago è indiscutibile per il personaggio e questo è certo al lettore.
"Mi sono subito chiesto cosa ci facesse qui”
Il personaggio non mette in discussione l’esistenza del drago quanto piuttosto la sua collocazione reale e questo ti inserisce nell’ottica della era esistenza di questo drago ma che invece andando avanti col testo prende sempre più una forma soggettiva , a tratti astratta.
Mi ha forse solo un pò infastidito l’assenza logica di pensieri da parte del personaggio riguardo i pensieri dei personaggi secondari , essi non parlano del drago e lui con loro non ne fa riferimento.. è perchè effettivamente il personaggio sà che il drago non esiste? Non si capisce bene.
Nel complesso un ottimo testo con una fine degna del resto.
Una fiaba reale nella testa di un uomo anziano, il ricordo della gioventù o i deliri di un vecchio pazzo?
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Re: Il drago in giardino-commento 8

Messaggio da leggere da Il Guru »

Gran bel racconto, io, a differenza di quanto scritto da qualche autore che mi ha preceduto nei commenti, non ho dubbi: non si tratta di un sogno, bensì del delirio di un vecchio pazzo. Almeno questa è la mia interpretazione. Poi, che la stragrande maggioranza degli individui (me compreso) siano, in modo più o meno manifesto, perseguitati dalle loro fobie e ossessioni, e che vivano immersi nella loro personale vita parallela, questo è un altro discorso. Complimenti, infine, all’autore per la maestria nel dare corpo a uno spunto di partenza, il drago che abita nella testa del protagonista, molto originale ma, allo stesso tempo, per nulla semplice da concretizzare nello spazio di un racconto di poche righe.

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Re: Il drago in giardino-commento 9

Messaggio da leggere da Il Guru »

La voce narrante, qui un io narrante, esordisce rivolgendosi direttamente al lettore e facendogli sapere di avere un drago in giardino. Segue una minuziosa descrizione dell'animale fantastico, e poi l'io narrante si sposta sul protagonista descrivendo le sue ricerche letterarie sulla natura e il comportamento del drago.

Tuttavia il protagonista rimane in ombra, non sappiamo dove viva, quanti anni abbia, chi sia insomma, cosa l'abbia portato a quel punto, di avere un drago in giardino, qualsiasi cosa esso voglia significare.

L'io narrante a un certo punto lascia intendere al lettore che il protagonista del racconto ha difficoltà ad uscire di casa. Informazione che mette il lettore sull'avviso fino al punto da ritenere, almeno io che leggo, il drago come entità inesistente, frutto di un qualche disagio mentale.

Viene poi il dubbio che possa essere una qualche sorta di metafora, ma data la struttura del racconto, con un io narrante che segue le vicende del protagonista, il dubbio sulla metafora rimarrà tale e irrisolto.

A un tratto, senza apparente spiegazione se non la rinnovata presenza del drago, la voce narrante fa sapere al lettore che qualcosa nel protagonista è cambiato e forse egli è pronto a uscir di casa. Ma nulla dice su questo cambiamento, cosa lo abbia provocato, perché quel dato momento.

Poi avviene un altro stacco, con una parte dialogica in cui il protagonista trova un nome e si introducono due nuovi personaggi, in verità alquanto irrilevanti e le cui battute non aggiungono nulla alla narrazione.

Alla fine della sequenza dialogica Oreste, la voce narrante, trova il coraggio di uscire da casa.

Dunque alla fine ci troviamo di fronte a una storia incentrata sulla difficoltà di affrontare la realtà del suo protagonista e la vicenda del drago del titolo e della prima parte rimane relegata al ruolo di metafora, mal riuscita a mio avviso, se addirittura una sorta di espediente letterario, di furba trovata per catalizzare l'attenzione, accompagnata da ammiccamenti al lettore.

Rimane totalmente invisibile sia il motivo del disagio di Oreste che quello del suo superamento e quindi oltre la superficie cronachistica rimane poco o nulla su cui concentrare l'attenzione.

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Re: Il drago in giardino - commento 10

Messaggio da leggere da Il Guru »

Sarò sincero, non è che lo abbia capito troppo questo racconto! Il drago è presente all’inizio e poi alla fine, nella parte centrale sono invece protagoniste le due signore. E qui il primo dubbio: in che realtà siamo? In una realtà fantastica, nella quale è normale osservare draghi un po’ ovunque, oppure in una realtà ordinaria, nella quale il protagonista vede qualcosa che non c’è per qualche turba della sua mente? Da qui, dunque, il secondo dubbio: il personaggio è un lupo solitario e un po’ asociale o non ci sta molto con la testa? La cosa poteva essere fatta emergere in modo chiaro con l’aggiunta di qualche dialogo, del tipo “lo vede signorina che bel drago ho qui con me?” “Certo signore, esattamente come la navicella spaziale della settimana scorsa”, ecc, ecc…

Lo stile è buono, senza particolari guizzi e abbastanza chiaro. La punteggiatura è disposta correttamente. Per questi due motivi, dovendo valutare il racconto nella sua interezza e dunque soprattutto per la parte tecnica, mi sbilancio per un 

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Re: Il drago in giardino-commento 11

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il drago in giardino

La figura di questa fiabesca creatura salta subito nell’immaginazione del lettore che si trova a leggere e, contemporaneamente, a meditare su una eventuale spiegazione da trovare. Certo non è visibile da tutti, quindi è solo la fantasia del protagonista che gli permette di esistere o si tratta di un'allucinazione dovuta a una mente insana, o ancora un delirio causato da medicine? Ci sono altri personaggi che ruotano intorno a lui eppure niente è più ingombrante del drago silenzioso, di quello che pare solo un sogno e la cui sparizione improvvisa crea invece uno sconvolgimento importante. Anzi, proprio quest’ultimo fatto dà una scossa alla vicenda, agita il protagonista, suggerisce un segnale di cambiamento. Il racconto si rivolge al lettore come in una conversazione confidenziale, lo rende partecipe di ciò che avviene intorno, mostra lo sforzo di cambiare, del guardare la realtà con una punta di comicità.

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Re: Il drago in giardino-commento 12

Messaggio da leggere da Il Guru »

Il Drago in Giardino è, al momento, il racconto che più mi ha incuriosito e che si distingue per la pulizia e piacevolezza della scrittura. Faccio mio il racconto e lo interpreto come posso. Il narratore è lo stesso protagonista in prima persona. È un vecchio scorbutico, solo, affetto da senilità, che aspetta un momento, che sia l’ultimo, o quello della sorpresa che manca da troppo nella sua vita. Ha una solida cultura, associata a un corto circuito emotivo col resto del mondo. Il suo tran tran è rinchiuso tra cose edonistiche, con piatti cucinati che servono solamente al piacere meditato e egoista: non cucinerà mai per una moglie, un amico, un figlio. Lui è al centro del suo mondo circoscritto. E, nel disordine mentale, che fa coppia col disordine domestico, si inventa il “classico “ amico immaginario. Ha pochissime frequentazioni, tra cui un’assistente sociale che fa quello che può. Peraltro, già il nome Amaranta potrebbe avere una connotazione quasi di appartenenza a qualcosa che tende al sociale. Questo drago, di per sé una figura inquietante, è una rappresentazione di sé stesso, e nella “salvezza “ di sé lo studia e ammira, gli attribuisce i suoi vezzi, l’immobilismo appena accennato da moti improvvisi di entusiasmo o rabbia, addirittura di “caccia “ a qualcosa o a qualcuno, ma che resta un’intenzione piuttosto che un vero atto. E poi accade che, da un momento all’altro, un campanello conscio lo “sveglia”. Il drago non c’è più, lui sta “morendo” d’inedia e pigrizia. Il subconscio gli mostra che è il momento di riprendere a uscire, a calcare il mondo per ritrovare il drago, se stesso. Si vestirà come una volta gli piaceva vestirsi e finalmente riprenderà una ricerca, così come la senilità gli può permettere. È un racconto triste, malinconico, ma anche molto poetico e riuscito in pieno. Oppure non ci ho capito nulla ed è un racconto fantasy. Funzionerebbe anche così. È stato bello leggerti, Penna.
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Autori partecipanti: nwNamio Intile, nwPaola Tassinari, Francesco Pino, nwNunzio Campanelli, nwEleonora2, nwDomenico Gigante, Gabriele Pecci, nwLaura Traverso, nwRoberto Bonfanti, nwPiramide, nwGiuseppe Gianpaolo Casarini,
A cura di Massimo Baglione.
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Gara d'estate 2019 - La madre del prescelto, e gli altri racconti

Gara d'estate 2019 - La madre del prescelto, e gli altri racconti

(estate 2019, 49 pagine, 841,96 KB)

Autori partecipanti: nwMarco Daniele, nwLorenzo Scattini, nwRoberto Bonfanti, nwCarol Bi, nwDaniele Missiroli, nwL.Grisolia, nwGabriele Ludovici, nwIsabella Galeotti, nwDraper, nwAngelo Ciola, nwSlifer, nwStefyp, nwAlessandro Mazzi, nwMassimo Centorame,
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 4 - Ciak, si gira!

La Gara 4 - Ciak, si gira!

(aprile 2009, 30 pagine, 510,72 KB)

Autori partecipanti: Pia, nwRanz, Devil, Miriam Mastrovito, nwManuela, Pia, nwCmt, nwNembo13, nwAlessandro Napolitano,
A cura di DaFank.
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