Il combattimento
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Il combattimento
L’area in cui sta per incominciare l’incontro si trova nel mezzo di due vasche di sedimentazione. Siamo un chilometro a Sud della baraccopoli, oltre la palude melmosa detta “Il Gorgo”, tra esalazioni tossiche e fanghi venefici. In questo spiazzo è stata improvvisata una sorta d’arena, un ovale di sabbia lungo sei metri e largo quattro, transennato alla meno peggio con bastoni e qualche asse di legno, su cui s’arrampica una rete metallica, sforacchiata e arrugginita.
Tutto attorno si accalca una plebe di balordi esagitati. Quelli che gridano più forte degli altri sono allibratori, che declamano le loro quote.
Agli antipodi dell’ovale ci sono due gabbie di legno, con dentro i contendenti.
Da una parte un corso italiano, un bestione nero e muscoloso, alto quasi un metro, pesante almeno cinquanta chili, con gli occhi da demonio. Si chiama Gus. È il favorito. Appartiene a un tizio mulatto con degli sgarri sul viso. Sembra un amerindio, lo sta aizzando con un bastone sporco di sangue.
Nell’altra gabbia si dimena un bull terrier, una belva color castagna più piccola dell’altra, ma tozza e massiccia, con mascella e dentatura da squalo. Proviene da un giro di rumeni dell’Appia e si dice che abbia sconfitto in carriera parecchi cinghiali molto più pesanti di lei. È una femmina e si chiama Bea, la cagna. La quotano quattro a uno, perciò dovrebbe soccombere tre volte su quattro. Viene istigata da uno zingaro calvo e nerboruto, occhi cisposi, con una barba lanuginosa.
Al centro dell’ovale dà spettacolo una specie di pupazzo da ventriloquo. È un nano, in realtà. La folla lo acclama. Gridano tutti a squarciagola: “Tino! Tino!” Di fianco a me uno sconosciuto mi dà di gomito: - Non manca mai un incontro, quel soprammobile! Guarda, è così basso che entrerebbe nella gabbia dei pappagalli!
Il nanetto dondola le gambe flaccide, seduto come un bambolotto di pezza sopra il braccio del ventriloquo, un omone che indossa un camice bianco. Si solleva in piedi sul bicipite del gigante e con un doppio salto mortale atterra sopra una pila di cassette della frutta, accatastate in bilico una sopra l’altra. Fa l’inchino e ride in modo sguaiato, mentre la folla lo applaude. Il ventriloquo lo solleva per la collottola, lo espone alle urla del pubblico e lo ripone dentro la giacca. Poi corre via, col pupazzo in tasca. Nell’ovale sta per iniziare il combattimento, annunciato dal brusco venir meno del vociare della folla.
I molossi si affrontano subito con le peggiori intenzioni, correndo l’uno contro l’altro. Prima che giungano a tiro di mandibola, il corso italiano balza in avanti e affonda le zanne sul dorso della rivale. Quando le estrae sono rosse, imbrattate di sangue. Un secondo dopo però è Bea ad azzannare un orecchio del contendente. Grazie ai possenti muscoli del collo, glielo strappa via dalla testa. Gus è stordito e il bull terrier tenta di massimizzare il vantaggio, attacca di nuovo con un balzo felino. Il corso arretra sulla coda, accucciandosi e sollevando le zampe anteriori, col risultato che la contendente gli piomba sulla gola come un’aquila, lacerandogli un pezzo di cute tra collo e spalla.
Fine del primo round. Le bestie vengono divise. La quotazione di Bea scende a due e mezzo, quando inizia la seconda ripresa.
Le due belve adesso si fronteggiano in piedi, su due zampe, pressate una contro l’altra, sbavando e cercando lo spazio e l’occasione per affondare le zanne sul bersaglio grosso. Intravedo il nano, da qualche parte dentro la tasca, strepitare frasi incomprensibili, sembra gridare aiuto e implorare che qualcuno fermi lo scempio.
Bea riesce ad affondare i poderosi canini su una zampa del corso, facendolo ruzzolare a terra e guaire. Mentre Gus è disteso, la cagna piomba sopra di lui dall’alto, con un balzo dei suoi. Il bestione tenta di rialzarsi ma può spingere solo con un arto e ricade su un fianco, mentre i canini della sua avversaria piovono dal cielo come frecce. Gus si contorce con uno sforzo spaventoso, cercando di schivare le zanne e di colpire il bull terrier con la zampa buona, ma cade di nuovo su un fianco.
Il nano è sempre lì, ingrugnito e stizzoso, osserva il combattimento facendo capolino dalla tasca.
I cani vengono di nuovo separati e riportati sulle linee di partenza. Ormai sono quotati alla pari. Terzo round.
- Via! Grida il gigante col nano in tasca. Deve essere l’arbitro, o qualcosa del genere.
Di nuovo Bea si libra in aria con un guizzo impressionante. Gus, zoppo, ferito e goffo, l’attende sdraiandosi a pancia in su, quasi volesse giocare. Mentre il bull sta per atterrare su di lui, il corso profonde il massimo sforzo per sollevarsi con destrezza spingendo sull’unica zampa. Riesce con una piroetta repentina a sollevarsi di una ventina di centimetri e azzanna Bea conficcandogli i denti dentro un occhio. La stretta della mandibola gli fracassa il cervello e il bull terrier è tramortito. Si ode nitido il rumore delle ossa del cranio che esplodono e si spappolano dentro la possente mascella del corso italiano. Gli occhi di Bea sprizzano fuori e la folla attorno sbraita, esaltata.
Il nano è sparito.
***
- Signor Holtz. Gustavo. La prego, se vuole che la aiuti dovrà raccontarmi come sono andate le cose.
L’avvocato difensore sta facendo del suo meglio, ma l’accusato non collabora. Scuote il capo. Non si capacita ancora.
- Che ne sarà di mio figlio Martino? Sta bene?
- Per il momento è coi servizi sociali. Ha voluto portare con sé soltanto la gabbietta col pappagallo.
- Ma sta bene?
- Sì. Ma ha visto tutto, signor Holtz. È difficile capire quali conseguenze potrebbe avere. È stato proprio lui a chiamare il vostro vicino, il dottor Gigante.
- Beatrice? Ce la farà?
- No, signor Holtz. Sua moglie è… lei l’ha massacrata, davvero non ricorda?
Gustavo scuote di nuovo il capo.
- Così non posso aiutarla, signor Holtz.
Lo sguardo dell’uomo abbandona per un istante il nulla oltre il vetro della finestra e indugia per terra. Sembra stia ricordando qualcosa. Invece no.
- Gliel’ho detto, era soltanto un sogno. Ho fatto soltanto un maledetto sogno! E quando mi sono svegliato eravamo in un lago di sangue.
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Quando per l'età lasciò perdere la professione, in campagna, in pace, ritrovò la tranquillità notturna.
Quanto ai medici, l'unica cosa che seppero fare era di prescrivere farmaci che lo spegnevano di giorno ma neanche un po' la notte.
Scusa per la lunga diversione.
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Re: Commento
Scherzi! Anzi ti ringrazio. Mi fa piacere che alla fine tuo padre ha ritrovato tranquillità. Le parasonnie possono essere davvero una misteriosa e brutta bestia (come spero si intuisca dal racconto, che è un po' spinto agli estremi ma ha una base di realismo).
- Eliseo Palumbo
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Ho solo alcune annotazioni da fare: 1.Ovale di sabbia e arena, non ho capito cosa intendessi dire.
2. Credo che Corso vada scritto minuscolo, a meno che tu non l'abbia fatto di proposito
3. Bull and Terrier Bull-Terrier: la prima definizione è ok, nella seconda non credo vada il trattino.
4. Più pesanti di lui, credo sia meglio scrivere di lei, perché nel periodo precedente l'avevi descritta come una belva, poi magari ti riferivi al cane in generale e quindi va bene anche lui, considerando che subito dopo specifici sia una lei, non so se vada rivisto.
5. I cani vengono di (n)uovo, è saltata una n durante la battitura.
Per il resto onestamente non ho nulla da dire, veramente fantastico il modo in cui l'autore/trice ha trattato un argomento, forse conosciuto ai pochi, e la fatale tragica conseguenza che può avere, mi sono piaciuti i nomi nel sogno e l'accostamento poi ai personaggi reali.
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Re: Commento
Grazie Eliseo. A questo punto però metterò minuscolo anche "bull terrier". Ottime annotazioni, grazie!Eliseo Palumbo ha scritto: ↑10/02/2020, 16:25 Il racconto a me è piaciuto, la cronaca di un omicidio in forma onirica.
Ho solo alcune annotazioni da fare: .......
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Re: COMMENTO
Grazie mille. Valuterò la tua idea di modificare la seconda parte, non hai tutti i torti.Giampiero ha scritto: ↑10/02/2020, 17:18 Storia da incubo, è proprio il caso di dirlo, merito di questa scrittura efficace in cui ogni termine sta al posto giusto, rilevando in poche battute un ottimo contesto dinamico raccapricciante. Il finale, perlopiù relegato ai dialoghi, a mio giudizio perde qualcosa: la tensione cala di botto, laddove a mio giudizio anche lì ci stava una “bella” scena (di sangue) mostrata. Do comunque voto pieno, allorché mi piace premiare la scrittura – ripeto, molto incisiva e soprattutto plastica – della prima parte.
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Il combattimento in sé è fantastico. Ricco di particolari e di virtuosismi immaginifici aggiunti quali la figura del nano\pupazzo e del gigante\ventriloquo. Brutale ed efferato ma senza mai sbandare nell'ostentazione facile. Sanguinario e scabroso oltre misura, ma senza perdere mai il suo carattere implicito di denuncia. A questo proposito, nei film di un grande narratore dei nostri tempi quale a mio avviso è Mr Tarantino, a volte ho riscontrato uno sconfinamento nell'autocompiacimento, nell'orrore fine a sé stesso, per intenderci. Ma è un'opinione personale eh, non si inviperiscano eventuali fan o detrattori. Tornando a questo racconto, il ritmo rimane serrato e non perde veramente un colpo fino alla fine (io tendo certo a divagare di più).
E dunque la fine.
Mi ha un po' deluso, lo ammetto. Un po' perché scegliere a mio avviso l'opzione onirica, smorza quella bellissima tensione accumulata fin lì, e un po' perché mi sono sentito strappato da quel bellissimo scenario per ritrovarmi di colpo in uno molto più banale. Questo non è un problema in sé, e io mi sento aperto a qualsiasi opzione valida. Il problema è che il nesso tra il combattimento e l'uxoricidio io non lo vedo (il che non significa che non ci sia, ovviamente). Forse il matrimonio è un combattimento così efferato? Può darsi, non ricordo bene visto che dall'ultimo è passato un po' di tempo.
Comunque, concludendo e riassumendo: applausi! Un lavoro ottimo che a mio parere non può prendere meno di 4, ma che al mio 5 ci è andato molto molto vicino, per quel che può valere.
PS. Ci tengo a dire che a livello di sensazione mi ha ricordato un altro bel racconto un po' bistrattato di questa gara, che a me è piaciuto molto, ovvero "La combinazione del peyote." Stesse luci calde e fumose, stesse ombre scure, stesso giallo\follia. Così per dire.
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stesura più che buona, con pochissimi refusi. riesci a mostrare le scene al lettore, e questo è molto positivo.
bello anche il finale a sorpresa, che cambia tutta la storia.
complimenti
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Bello lo stile narrativo, anche se mi permetto di fare delle considerazioni su alcuni punti:
“Qui è stato realizzato un ovale di sabbia e arena, lungo sei metri e largo quattro”, mi suonerebbe meglio “Qui è stata realizzata un’arena, un ovale di sabbia lungo sei metri e largo quattro”;
“Di fianco a me uno sconosciuto mi da di gomito”, dà vuole l’accento;
I molossi sarebbero una razza di cani ben precisa, ma su questo si può anche sorvolare, in fondo sia il corso italiano che il bull terrier sono molossoidi.
Volendo fare i pignoli una femmina di bull terrier raramente arriva a pesare poco più della metà di un corso adulto maschio, anche considerandola come un “bull and terrier”, ibrido progenitore della razza attuale e oggi praticamente estinto.
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Grazie mille, ottimi suggerimenti.Eliseo Palumbo ha scritto: ↑10/02/2020, 16:25 Il racconto a me è piaciuto,[...] mi sono piaciuti i nomi nel sogno e l'accostamento poi ai personaggi reali.
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Re: Commento
Grazie delle bellissime parole.Roberto Ballardini ha scritto: ↑11/02/2020, 8:41 Wow. Racconto per me non facile da commentare, [...] Così per dire.
Il finale in effetti presenta un salto e un cambio di registro che può spiazzare, penserò se modificarlo ma al momento non trovo un modo migliore. Del resto non mi dispace il contrasto tra la realtà (banale e malvagia) che è nel finale, e tutto il resto che è una versione onirica della realtà stessa.Grazie ancora.
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Grazie mille. Terrò conto delle tue giuste osservazioni! GrazieRoberto Bonfanti ha scritto: ↑11/02/2020, 21:58 Buon racconto, [...] anche se mi permetto di fare delle considerazioni su alcuni punti:
[...] oggi praticamente estinto.
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Re: Il combattimento
commento: Il combattimento
Altra riflessione riguarda il femminicidio: se non sbaglio ci sono almeno tre racconti in gara dove le vittime sono mogli/compagne/femmine, che vorrà dire?
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Comunque, sia ben chiaro che tutte queste considerazioni personali non inficiano per nulla ciò che ho provato leggendo la prima parte, che resta la più importante, fantastica e degna di un lusinghiero giudizio.
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Re: Commento
Grazie Giorgio.Giorgio Leone ha scritto: ↑14/02/2020, 13:27 La prima parte [...] fantastica e degna di un lusinghiero giudizio.
In effetti "mi aiuti ad aiutarla" non si può sentire, lo cambio
Sul resto è più complicato, ma grazie delle osservazioni certamente ci rifletterò sopra!
BiciAutori - racconti in bicicletta
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A cura di Massimo Baglione.
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