Anglagard - Epilog
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Anglagard - Epilog
Änglagård - Epilog ÄNGLAGÅRD - Epilog
Exergy
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog
Support: CD - 1994
Sono passati due anni dal sorprendente esordio, il tanto celebrato Hybris, ed eccoli di nuovo in studio, gli Änglagård, gli angeli della nuova scena progressive scandinava. Li ritroviamo tutti e sei, la formazione non è cambiata: Tord Lindman, qui unicamente in veste di chitarrista poiché non ci sono parti cantate, Johan Högberg al basso, Thomas Johnson alle tastiere (hammond e mellotron da favola), Jonas Engdegård alla chitarra, alle bacchette è Mattias Ollson, ancora un ragazzino ma che classe, e Anna Holmgren al flauto. Fanno da spalla musicisti di estrazione classica, violino, viola, violoncello. Il disco si chiama Epilog, titolo che in qualche modo fa presagire la fine di un percorso, ed è già nell’aria infatti lo scioglimento della band che seguirà di pochi mesi l’uscita dell’opera. In copertina l’immagine di un bosco nella quale si indovinano i tratti di un volto femminile. Molto bello anche il booklet, ancora volti di donna che si leggono appena, chi sul pelo di uno stagno, chi tra le forme di un fiore, oscure quanto basta a suggerire le tinte che si annidano tra queste note. Il nuovo lavoro non delude le aspettative, e non era gioco facile, visto il calibro del precedente album. Interamente strumentale, si divide in tre lunghi brani più quattro brevi di raccordo. Rispetto a Hybris, per alcuni versi un autentico esempio di rock sinfonico, Epilog mostra una maggiore spinta verso la ricerca. Si sperimenta molto tra queste partiture, a tratti si sfiora l’avanguardia.
L’ascolto va fatto in silenzio, vietato distrarsi. Dopo un breve inizio dal sound orchestrale, Prolog, poco più di un assaggino che trasuda accoramento da ogni rigo, parte la prima delle tracce lunghe, Höstsej, suite di incomparabile bellezza, dove per quindici minuti si rincorrono virate di ritmo, tempi dispari e commistioni di generi da lasciare a bocca aperta. Strepitose le linee di basso, come pure certe trovate alla batteria. La maestria è quella che sapevamo, ma c’è ancora spazio per brividi nuovi. Segue la sognante Rösten, miniatura triste di tre minuti e spicci. Qui flauto e mellotron fanno a gara a chi tocca le corde più dolci, la strumentazione di fondo è classica, di rock non c’è neppure l’ombra, e il risultato è un piccolo gioiello. Lo stacco è soltanto accennato e sulla stessa aria malinconica si apre Skogsranden, altro bel pezzo prog. Note di piano, all’inizio, ancora il flauto, la chitarra classica. Poi il brano cresce, scopre i denti e si prende tutto lo spazio che c’è, a morsi, discostandosi abbastanza nettamente dalle linee compositive dei pezzi precedenti. Aleggiano tocchi di audacia al limite dell’improvvisazione. La classe è tanta, niente da dire, e sono forti i richiami alla musica dei grandi Gentle Giant, anche se magistralmente riletta sotto una luce nuova. Segue la splendida Sista Somrar, in svedese “l’ultima estate”. L’inizio è mesto, i tempi sono lenti, trascinati, ma è solo il caricarsi di qualcosa, solo tensione che sale. Poi di colpo dilaga la vertigine sotto il segno dei sei, ed è cento per cento prog. Grandiosa la parte finale, un pezzo d’arte. Chiude il disco la breve Saknadens Fullhet, assolo per piano triste, l’epilogo giusto in un lavoro pensato per dire addio.
Come è avvenuto per Hybris e per molte altre perle della musica, Epilog è stato a lungo introvabile, a meno di pagarlo un occhio della testa, ed è una fortuna che recentemente ne sia stata fatta una ristampa alla portata per tutti i portafogli. Meno di impatto del precedente lavoro, e di ascolto forse più difficile, Epilog non ha nulla da invidiare né a Hybris né ai grandi capolavori prog del passato e per questo merita un posto d’onore in ogni collezione di musica di qualità che si rispetti. È un’opera sublime, epica, seducente. L’acquisto è consigliatissimo. Gli Änglagård hanno colpito ancora. LM
Museo letterario
Antologia di opere letterarie ispirate dai capolavori dell'arte
Unire la scrittura all'immagine è un'esperienza antica, che qui vuole riproporsi in un singolare "Museo Letterario". L'alfabeto stesso deriva da antiche forme usate per rappresentare animali o cose, quindi tutta la letteratura è un punto di vista sulla realtà, per così dire, filtrato attraverso la sensibilità artistica connaturata in ogni uomo. In quest'antologia, diversi scrittori si sono cimentati nel raccontare una storia ispirata da un famoso capolavoro dell'Arte a loro scelta.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Introduzione del Prof. Marco Vallicelli.
Copertina di Giorgio Pondi.
Contiene opere di: Claudia Cuomo, Enrico Arlandini, Sandra Ludovici, Eleonora Lupi, Francesca Santucci, Antonio Amodio, Isabella Galeotti, Tiziano Legati, Angelo Manarola, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Annamaria Vernuccio, William Grifò, Maria Rosaria Spirito, Cristina Giuntini, Marina Paolucci, Rosanna Fontana, Umberto Pasqui.
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L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 14 - Storie di Storia
A cura di Ser Stefano.
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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GrandPrix d'inverno 2022/2023 - Conchiglie sulla spiaggia - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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