Manichini

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Anto58
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Manichini

Messaggio da leggere da Anto58 »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Il pomeriggio era assolato, faceva ancora caldo in quelle giornate di settembre.

Avevo appuntamento al centro con Marina. In genere non amo dedicarmi allo shopping, ma quel giorno c'era un'aria così luminosa e tiepida che faceva venir il desiderio di fare tutto, anche ciò che istintivamente non piace.

La strada era gremita di gente, mi tuffai nel viavai di colori, di suoni e di coni- gelato traballanti.

Si era al rientro dalle vacanze e ciascuno provava a prolungare ancora quella leggerezza e quell'allegria che l'estate aveva regalato, in attesa dell'autunno che di lì a poco avrebbe cancellato l'euforia della bella stagione.

Qualche negozio era ancora chiuso per ferie, e giaceva solitario con la saracinesca abbassata deludendo le persone che vi si avvicinavano.

Marina entrò in un negozio di borse, ma dentro era pieno di gente, preferii rimanere fuori ad aspettare.

Mi guardai intorno e feci qualche passo in avanti per ammirare la vetrina di una bella cartoleria che esponeva dei mappamondi.
Rimango sempre colpita dal mappamondo, ha una forma così perfetta, così tonda e materna, hai voglia di accarezzarlo e di farlo girare all'impazzata, come se volessi mescolare gli eventi del mondo e agitare il pianeta alla guisa di un mazzo di carte sperando che esca finalmente quella giusta e vincente.

Più avanti c'era un negozio di abbigliamento, uno di quelli chiusi per ferie. La serranda abbassata era a vista, avvicinandosi si poteva sbirciare al suo interno. E così feci, attirata da due manichini, uno maschile ed uno femminile, posizionati in vetrina uno accanto all'altro.

Era piuttosto buio e volevo guardare bene gli abiti che indossavano, soprattutto quello da donna, ma, appena mi avvicinai con il naso schiacciato sulla saracinesca per vedere meglio, mi accorsi, strabuzzando gli occhi nell'oscurità interna, che il manichino donna muoveva la testa.

Era bionda, con quei capelli ondulati che sembravano finti e il viso sorridente, piegò il capo e disse qualcosa, ma non riuscii ad afferrare le parole. Poi si voltò verso il manichino uomo, curiosamente calvo, e gli sussurrò all'orecchio, anche queste parole non le compresi. La testa calva ruotò verso di lei, parlavano tra loro ma non riuscivo a capire nulla, forse era un loro linguaggio segreto!

Dentro, tutto era buio. Polvere di luce entrava dalle fessure della saracinesca formando dei colori tenui, simili a quelli dell'arcobaleno. Mi sembrò per un momento che lui avesse posato la sua mano su quella di lei, sempre continuando a sussurrare qualcosa; poi, tacendo, si voltarono verso di me e mi sorrisero, sembravano contenti che io stessi lì a guardarli rapita, forse da giorni desideravano che qualcuno si fermasse a guardarli. I loro movimenti erano calmi, tranquilli, fluidi; chissà perchè immaginiamo che i manichini si muovano a scatti! Osservai rapita la dolcezza dei loro gesti e di quei sorrisi che parevano invitarmi ad entrare, a parlare, a fare loro compagnia. L'interno del negozio mi sembrò avvolto da una sottile nube bianca, come ovatta stracciata, e gli occhi luminosi dei manichini spiccavano in tutto quel biancore lattiginoso, erano così accattivanti, mi attraevano come delle calamite.

"Ma dove eri? Ti cerco da mezz'ora! Guarda cosa ho comprato!"

La voce di Marina risuonò alle mie spalle e mi colpì come una freccia, svegliandomi da quel torpore. Girai la testa per risponderle, le chiesi di avvicinarsi in silenzio affinché anche lei assistesse a quello strano colloquio tra i due manichini, ma quando mi voltai verso la vetrina, tutto era tornato come prima, i manichini erano immobili e privi di espressione, rigidi, avvolti dal buio e dall'indifferenza della gente.

"Cosa c'è da guardare? Non vedi che il negozio è chiuso?" – chiese stupita Marina.
"Dai, sbrighiamoci, si sta facendo tardi" – aggiunse.

Mi staccai malvolentieri dalla vetrina e mi feci riavvolgere dalla confusione generale e dalla luce obliqua del tardo pomeriggio, dove tutto era così banalmente reale.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

sono combattuto.
l'idea è abbastanza originiale e mi porta a un livello di surrealità che non mi dispiace per niente.
tra l'altro è scritto bene, senza refusi o errori, il che ti da un punto di vantaggio nel mio giudizio.
sono combattuto perché non tutto fila liscio come dovrebbe, a mio parere.
ovvio che non può comprendere le parole che il manichino femmina sussurra all'orecchio di quello maschio.
comunque mi è piaciuto, merita un bel voto
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Di solito la presenza di manichini si associa al giallo o all'horror, quindi il racconto mi ha spiazzato. Tuttavia è ben scritto e scorre bene, in sospeso tra sogno e realtà, e alla fine ci si chiede chissà cosa faranno, i manichini, quando non c'è nessuno che li guarda?
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Fausto ha ragione, non tutto fila liscio come dovrebbe. Il racconto è un buon racconto, ben confezionato, adeguato nel linguaggio, dove ogni cosa pare a suo posto, a parte il titolo, che anticipa il finale. A proposito, ma quale finale? La protagonista va via con Marina, la cui presenza non serve ad altro se non al richiamo finale, e lascia i manichini con quel magnifico commento sulla banalità del reale. Ma poi? Mi sarei aspettato un capovolgimento nelle ultime battute. Non so, come alla fine anche la protagonista sia un manichino, in un negozio più grande, o l'esatto contrario. Ma così la lettore non resta altro che quel reale banale sottolineato da due manichini che parlano tra loro all'interno di una vetrina chiusa. Che già di per sé fa riflettere.
Non so, magari è sfuggito a me qualcosa. Autore, ti prego, dicci qualcosa, favella a noi poveri lettori come quei manichini nella vetrina. E non uscirtene con quel liberatorio: ognuno ci vede quel che vuole. E l'autore, lui cosa ci ha visto? Qual è il perché del suo scrivere?
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Anto58
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Re: Manichini

Messaggio da leggere da Anto58 »

Direi che nel racconto si può evincere che anche nella banalità del reale si può scorgere il non-banale o surreale. Basta saperlo vedere, non tutti ci riescono .Io sì.
E non credo che sia liberatorio dire "ognuno ci vede quello che vuole"...ma che sia soltanto vero, ogni racconto è diverso per ciascun lettore . Grazie per i commenti.
Anto58
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Re: Manichini

Messaggio da leggere da Anto58 »

In realtà credo che un racconto , un romanzo, un film, non debbano avere necessariamente un "perché"...il "piacere" della lettura sta infatti nell"interrompere l'ordinario e nel tuffarsi in qualcosa di fantastico, di assurdo, che può, o non può, avere un senso, dipende appunto e per fortuna da chi legge.
A questo proposito segnalo "Sillabari" di Goffredo Parise. Una serie di racconti semplici, talvolta assurdi o improbabili, ma piacevolissimi ed intensi, per me è puro lirismo.
Namio Intile
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Re: Manichini

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Anto58 ha scritto: 29/07/2023, 16:40 In realtà credo che un racconto , un romanzo, un film, non debbano avere necessariamente un "perché"...il "piacere" della lettura sta infatti nell"interrompere l'ordinario e nel tuffarsi in qualcosa di fantastico, di assurdo, che può, o non può, avere un senso, dipende appunto e per fortuna da chi legge.
A questo proposito segnalo "Sillabari" di Goffredo Parise. Una serie di racconti semplici, talvolta assurdi o improbabili, ma piacevolissimi ed intensi, per me è puro lirismo.
Un perché c'è sempre, anche il puro lirismo è un perché. La struttura stessa della narrazione esige un perché, scusa se intervengo in modo tanto assertivo, non è mia abitudine, ma il perché si scrive io lo vedo dappertutto.
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Anto58
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Re: Manichini

Messaggio da leggere da Anto58 »

Sì capisco, ma così diventa tutto didascalico, s kdo avviso è importante suscitare emozioni, il lirismo è un'emozione, questo è il mio perché!
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Alberto Marcolli
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commento Manichini

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

17 “che” in 54 righe di testo, ma non ci badare è una mia fisima segnalare questa abbondanza.

a guardarli rapita, … Osservai rapita la dolcezza – rapita … rapita

refuso perchè – perché

ondulati che sembravano finti - È normale per i manichini avere capelli finti - la novità sarebbe se sembrassero veri. Quindi si dovrebbe dire "che sembravano veri e non finti" o mi sbaglio?

parevano invitarmi ad entrare - parevano invitarmi a entrare

nel pezzo di testo di 14 righe che inizia da --- Era bionda, …
E finisce con --- … mi sembrò avvolto da una sottile nube bianca,
usi ben 4 volte il verbo “sembrare” – io tenterei di cambiare una frase oppure usare un sinonimo.

I Bravi Autori reclamano un finale con il botto! Per ora non esprimo un voto, ma se tu riuscissi veramente a soddisfarli, non mi basterebbe il misero 5. Qui ci vorrebbe un dieci e lode! Perdiana.
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Il_Babbano
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Messaggio da leggere da Il_Babbano »

Premetto

A me è piaciuto, anche senza finale con altro botto di un rientro drastico alla realtà. Mi ricirda i sogni a occhi aperti e le fantasticherie da giovanissimo su manichini che potessero animarsi e dire la loro, magari anzi insegnandomi qualcosa. Per cui, in una scala da 1 a 5, merita minimo quattro.

Ora, giacché sono il marrano che sono, intanto chapeau a chi qualcosa da migliorare lo abbia trovato - non tanto la conta dei "che" fine a se stessa, se non si avverta stonatura, ma le "d" poco eufoniche, le ripetizioni o una frase da riformulare. Ne segnalo una anch'io, per non essere da meno, che mi pare non sia stata evidenziata:

"attirata da due manichini, uno maschile ed uno femminile, posizionati in vetrina uno accanto all'altro".

Forse quella "d" di troppo è stata segnalata, ma ci sono lo stesso troppi "uno".

Propongo di eliminare i primi due:

"attirata da due manichini, maschile e femminile, posizionati in vetrina uno accanto all'altro".
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

L'idea è tutt'altro che nuova (ricordo almeno un episodio di "Ai Confini della Realtà", al proposito) ma è giostrata con dolcezza e leggerezza. Mi manca qualcosa di più marcato, non un "botto" come forse è stato già chiesto, ma una sensazione più definita.
Io credo che un episodio del genere possa suscitare emozioni in chi lo vive, ma il tuo personaggio trasmette una trasognata curiosità, e a me pare un po' poco.
Un altro punto da rifinire è, a mio avviso, il realismo delle luci in scena: al principio scrivi che "Il pomeriggio era assolato", dunque siamo in pomeriggio, anche assolato, e a settembre ci sta. Ma quando la protagonista si avvicina al negozio dei manichini scrivi: "La serranda abbassata era a vista, avvicinandosi si poteva sbirciare al suo interno." Eppure, in un pomeriggio assolato, "Era piuttosto buio", e più avanti "Dentro, tutto era buio. Polvere di luce entrava dalle fessure della saracinesca formando dei colori tenui, simili a quelli dell'arcobaleno."
Tralascio la pignoleria sulla descrizione dei colori simili all'arcobaleno, immagino volessi descrivere la polvere che resta in sospensione nei fasci di luce che tante volte si osservano nelle chiese. In una sua lettera al figlio, Tolkien ne fa una descrizione mistica da togliere il fiato. "Polvere di luce" è un po' azzardato, come descrizione, e forse mal riuscito. Ma torno a bomba: "Dentro, tutto era buio". Coi fasci di luce che entrano attraverso una serranda a vista attraverso la quale si può vedere, in un pomeriggio (non sera) di settembre?
A me il racconto è piaciuto, ma credo che una tua maggiore immersione ti avrebbe permesso di tirare fuori quello che realmente avevi dentro.
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