Due cuori e una bara
Due cuori e una bara
Thomas D'Arcy amava la vita comoda. Purtroppo questo desiderio era inversamente proporzionale alle sue possibilità economiche. Sì, perché per D'Arcy la vita comoda significava una bella casa, vestiti firmati e un'auto di lusso, tutte cose che un lavoro saltuario e mal pagato non gli avrebbero mai potuto dare. L'unico capitale di D'Arcy era il suo aspetto, infatti era – a detta di tutti, e di tutte – un gran bel ragazzo, e destinava le proprie scarse finanze alla cura di sé, andando in palestra e stando attento alla linea.
Non aveva certo intenzione di passare la vita dietro ad un bancone di un negozio di articoli sportivi, o di servire ai tavoli di un bar: cercava un'occasione, che si era improvvisamente materializzata di fronte ai suoi occhi.
Una signora non più giovane ma neanche tanto anziana infatti lo stava puntando come un cane da tartufi, e Thomas disse al suo collega: - Quella tipa del tavolo in fondo, la servo io.
Ok, fai pure. – gli rispose Jimmy, alzando le spalle.
Così, un cappuccino e una ciambella dopo, la signora gli chiese il suo cellulare, e ovviamente lui glielo diede.
Iniziò così la sua carriera di gigolò.
2.
Sally, una vedova abbastanza allegra e con molto arretrato, dopo i primi incontri per lei piuttosto soddisfacenti pensò che il bel giovane, oltre al meritato onorario, avesse bisogno di qualche lezioncina di bon ton per entrare nella high society: le donne anziane o di mezza età hanno bisogno di sentirsi ancora utili per qualcuno o qualcosa. In mancanza di animali domestici – Sally detestava sia cani che gatti – prese Thomas sotto la sua ala protettiva e gli diede anche qualche dritta sulle sue amiche, dopo che l'interesse sessuale era cominciato a scemare. Così Thomas allargò la clientela, includendo le vedove come Sally e le mogli trascurate da mariti assenti o svogliati, stanche di sex toys con garanzia scaduta.
Una di queste, Dorothy, era un caso disperato: non particolarmente piacente da giovane, era diventata una sessantenne acida e spigolosa, ora che il marito aveva tolto il disturbo con un infarto fulminante. Si era fatta convincere da Sally, a incontrare Thomas: “Vedrai, poi mi ringrazierai” le disse.
In effetti, dopo i primi momenti d'imbarazzo, Dorothy si era un po' sciolta e il ragazzo era stato impeccabile. La prestazione convinse Dorothy a riprovare la terapia, e alla fine ci prese gusto: ogni settimana Thomas riceveva almeno una chiamata. Il personale di servizio della villa-palazzo – una trentina di stanze – ormai lo considerava una presenza abituale, e nessuno lo prendeva più in giro per il suo lavoro, anche perché l'atmosfera era nettamente migliorata per loro.
Se, prima di conoscere Thomas, Dorothy trattava tutti come spazzatura, ora invece era gentile e affabile, sembrava quasi una persona normale.
Poco per volta, le visite di Thomas si fecero sempre più assidue, così nessuno si sorprese quando il giovane si trasferì nella villa: dapprima dormendo nella stanza degli ospiti, poi in quella matrimoniale.
3.
In fondo il passaggio da gigolò a toy boy è stato proficuo, pensava Thomas. Certo, ci vuole una bella fantasia a pensare a una bella gnocca quando faccio l'amore con lei, si disse, ma è solo questione di allenamento, e le donne lo fanno continuamente.
Ovviamente il suo obiettivo era di ricavare il più possibile da Dolly – quando la chiamava così, lei diventava tutta rossa – non si sarebbe mai immaginato che Dorothy, una domenica mattina a colazione, gli avrebbe chiesto: - Mi sono sentita molto sola, dopo la morte di Mike; e adesso che c'è un altro uomo nella mia vita, non voglio rinunciarvi. Mi vuoi sposare?
A Thomas quasi andò di traverso il caffè ma, senza farsene accorgere, deglutì con difficoltà e le disse: - Ci hai pensato bene? Io ne sarei felice, ma i tuoi figli cosa diranno?
- Che si fottano, quei due. Non sono neanche venuti al funerale del padre, con la scusa che abitano troppo lontano.
- Lo sai che non lo accetteranno mai, mi vedranno come un cacciatore di dote.
- Faremo un patto pre-matrimoniale, così staranno tranquilli.
- Beh, se lo dici tu…- Thomas era perplesso, ma accettò. Doveva solo leggere bene tutte le clausole del contratto, per non essere fregato; quando ci sono gli avvocati di mezzo, il rischio è molto alto.
4.
Era ciò che aveva sempre desiderato, o no? Una bella casa, vestiti su misura, non una ma tre auto di lusso – un suv, una spider e una berlina – cosa voleva di più? Eppure, mentre si stava aggiustando i gemelli della camicia, Thomas era preoccupato. Dorothy lo aveva sempre trattato con rispetto, senza considerarlo una cosa di sua proprietà; con il matrimonio questo atteggiamento sarebbe cambiato? Ad alcuni suoi amici – sia uomini che donne – era successo proprio questo: donne che, da conviventi, erano tutte moine e sorrisi, da mogli diventavano arpie, oppure uomini galanti che si trasformavano in bruti maneschi e alcolizzati. Thomas si augurò che non fosse anche il caso di Dorothy, altrimenti avrebbe dovuto prendere provvedimenti drastici: una vita – beh, diciamo qualche anno – accanto a una virago prepotente, oltre che cozza, sarebbe stato decisamente troppo.
Qualcuno bussò alla porta della camera: - Thomas, sei pronto o hai cambiato idea?
Jimmy, il solito spiritoso, pensava Thomas, che rispose: - Arrivo subito.
La cerimonia fu sobria, adatta alle circostanze; un maggiore sfarzo sarebbe stato ridicolo, come se Thomas non avesse saputo che più della metà degli invitati lo considerava un profittatore di una povera vedova – povera in senso metaforico, naturalmente – e l'altra metà, tra cui i suoi amici, una follia dalla quale si sarebbe ripreso presto.
Il viaggio di nozze ad Acapulco fu per Thomas una sofferenza: si costrinse a non guardare le bellezze in bikini o in tanga che gli passavano davanti, poiché sapeva che Dorothy lo controllava a vista, e non desiderava iniziare il matrimonio col piede sbagliato. Tanto non sarebbero mancate le occasioni, lontano dal controllo coniugale.
5.
La nuova posizione di amministratore dell'ingente patrimonio di Dorothy dava a Thomas le occasioni di cui sopra, e non tardò ad approfittarne. Questa nuova mania delle donne-manager-multitasking per lui era una vera manna: quale migliore dimostrazione d'indipendenza femminile che dimostrare al marito di essere più brava di lui negli affari e, nello stesso tempo, di avere un amante? Dorothy cominciò a sospettare qualcosa quando la sua proverbiale efficienza iniziò a diminuire, per cui Thomas si trovò costretto, nonostante la giovane età, a far ricorso alla magica pillolina blu.
Però le voci sono inesorabili, e alla fine arrivarono anche alle orecchie della consorte; cominciò così per il povero Thomas un periodo infernale, fatto di visite improvvise in ufficio, di perquisizioni del telefonino e di minuziose indagini del collo della camicia.
Era sempre stato molto attento, ma si sa che le mogli sospettose sono peggio di Sherlock Holmes: quando Dorothy scovò un capello biondo nel risvolto della giacca, gli fece una scenata memorabile, e per giunta in ufficio, davanti a tutti.
L'umiliazione e l'imbarazzo furono la classica goccia: Thomas non poteva più aspettare. Sarebbe diventato un vedovo, inconsolabile ma non troppo.
6.
Un amico avvocato lesse il contratto pre-matrimoniale con la lente d'ingrandimento, scovando anche i più piccoli dettagli. Venne fuori che, in caso di morte prematura della consorte, lui avrebbe avuto diritto ad una cospicua eredità; le condizioni di morte erano quelle dovute a cause naturali oppure ad incidenti senza coinvolgimento di terzi.
Dorothy, purtroppo per lui, all'ultimo check up era risultata in ottima forma, quindi Thomas doveva escogitare qualcos'altro. Siccome era un totale inetto da quel punto di vista, chiese consiglio a Jimmy: - Dovresti andare sul darknet e assoldare un professionista. – gli disse.
Ma non è rischioso rivolgersi a uno sconosciuto? - domandò perplesso Thomas.
Se non sei in grado di farlo da solo, è meglio affidarsi a uno che sappia il fatto suo. Ed è meglio evitare il contatto diretto, se le cose andassero male.
Dopo aver fatto gli scongiuri, Thomas seguì il consiglio dell'amico e mise un annuncio: “Cercasi esperto in sgombero locali da persone indesiderate”.
Il giorno dopo, lesse che qualcuno, un certo sam02, aveva risposto all'annuncio, postando un numero di cellulare per essere contattato.
Con dita tremanti, Thomas fece il numero. Una voce, contraffatta elettronicamente, rispose: - Chi è?
Thomas parlò dell'annuncio del giorno prima, e la voce disse: - Un incidente d'auto è la soluzione migliore. La tariffa è di ventimila dollari di anticipo, e di duecentomila a cose fatte. Il tutto in bitcoins non rintracciabili. Non sono ammessi pentimenti. Allora, procedo?
Thomas, con un sussurro, disse: - Procedi.
7.
Il piano era molto semplice. Dorothy, già da qualche mese, usava la spider per uscire con le amiche e per smaltire la rabbia dei continui tradimenti – veri, e poi sempre più inventati – di Thomas. Così il ragazzo invitò a casa Cindy, una delle sue numerose amiche, e fece in modo che Dorothy, rientrando alla sera, li trovasse insieme. Come previsto, la moglie gli fece una scenata terrificante e, furibonda, uscì sbattendo la porta. Pochi secondi dopo, Thomas sentì partire la spider, rabbrividendo quando Dorothy grattò la seconda per passare alla terza marcia troppo presto.
Nel cuore della notte, squillò il telefono: - Il signor D'Arcy? - chiese una voce stentorea.
Sono io. Chi parla?
Sono il sergente O'Leary della polizia di Los Angeles. Purtroppo devo comunicarle una brutta notizia. Sua moglie è deceduta in un incidente.
Thomas si precipitò sul luogo della tragedia: vide il rottame della spider, mentre un cadavere carbonizzato era stato sistemato in un sacco di plastica.
O'Leary gli consegnò il telefonino della moglie e i pochi documenti che si erano salvati dal rogo: - Dovrebbe riconoscere ufficialmente la salma, – gli disse, – può farlo qui o domani alla Medicina Legale.
Preferisco farlo qui, sergente.
Non c'era molto da riconoscere; soltanto la collana – un suo regalo, fatto con i soldi di Dorothy – gli fece dire che si trattava della moglie.
Riconosco la collana, ma... - ammise sinceramente.
Lo so, – disse il sergente, – in questi casi si fa il confronto con l'impronta dentaria. È comunque una formalità.
Thomas rientrò nella casa vuota. Era libero, ma non si sentiva felice; non era pentito – Dorothy era diventata francamente insopportabile – però si chiese se non ci fosse proprio stato un altro sistema per togliersela di torno. Poi pensò alle chiappe di Cindy, e tutto gli parve più chiaro e semplice.
8.
Il funerale, dopo il riconoscimento ufficiale del cadavere, fu ancora più imbarazzante del matrimonio; Thomas aveva l'obbligo di mostrarsi contrito e, allo stesso tempo, doveva pararsi dalle maldicenze che i due orfanelli spargevano a piene mani tra i partecipanti. I figli, due squali dell'alta finanza che avrebbero ballato sul cadavere dei genitori per delle stock options, lo avrebbero sbattuto volentieri fuori casa un secondo dopo avere appreso la notizia della morte della loro madre, peccato che non potessero, visto che il contratto pre-matrimoniale aveva previsto quella famosa clausola: la megavilla sarebbe rimasta a lui, non l'avrebbero schiodato neanche con l'esercito.
Al termine della lunga giornata, per rinfrancarsi chiamò Cindy: doveva farsi perdonare la scenata del giorno dell'incidente, nella quale Dorothy l'aveva sbattuta fuori casa tirandole dei piatti – e mancandola, fortunatamente. Lei accettò, e non se ne pentì.
9.
La sua nuova posizione sociale lo obbligava a determinati impegni, come le mostre d'arte in occasione di eventi benefici. Thomas non capiva nulla di arte contemporanea, ma almeno in quelle circostanze si potevano fare spesso incontri interessanti.
Quella sera, alla mostra di De Koenig per raccogliere fondi a favore delle lesbiche iraniane, fu folgorato da una rossa naturale dagli occhi verdi, con tutte le curve giuste nei punti strategici.
Stranamente intimidito, attese che fosse lei a fare la prima mossa: - Adoro De Koenig, è così metaforico... - gli disse rivolta verso una grande scultura in plexiglass raffigurante un bambino nudo, in piedi, sopra un prete cattolico, a terra.
Oh, sì, è uno dei miei preferiti; – rispose lui, che invece la trovava orribile. - ma perché non andiamo a prenderci un drink?
Un whisky e un gin tonic dopo, Thomas seppe che si chiamava Vanessa e lavorava in una galleria d'arte a San Francisco; si trovava a Los Angeles per lavoro e vi sarebbe rimasta per qualche giorno.
Alloggiava in albergo ma, le disse Thomas, perché non vieni da me? C'è tanto posto...
10.
Thomas aveva preso la prima cotta a quindici anni per la sua professoressa di scienze, che gli aveva fatto una lezione privata di anatomia applicata; da allora, e in particolare da quando era stato scaricato dalla medesima insegnante per un suo compagno di classe, non aveva più pensato a legarsi a qualcuno in particolare, ma solo ad approfittare del proprio fisico per dare e ricevere piacere sessuale. Innamorarsi è roba da sfigati, aveva sempre pensato; e invece, da quando Vanessa era entrata nella sua vita, era cambiato tutto. Negli ultimi tre giorni, trascorsi quasi completamente in camera da letto, non aveva fatto che pensare – beh, nelle pause tra un amplesso e l'altro – alla futura vita in comune con lei, a quanto poteva essere meraviglioso crescere i loro figli, e…
- Caro, devo uscire, – la voce melodiosa di Vanessa lo risvegliò dalle sue fantasticherie, – ho un appuntamento di lavoro.
- Ma certo, ci vediamo a pranzo? - chiese lui, speranzoso.
- Non so, dipende. Ti chiamo io. – fece lei, e si congedò.
Thomas attese la telefonata, che non arrivò. Allora chiamò lui, ma il cellulare di Vanessa era staccato. Avrà una riunione importante, si disse, e non si preoccupò eccessivamente.
Finalmente, alle otto di sera, Vanessa tornò alla villa.
- Dove sei stata? Cominciavo a essere preoccupato.
- Perché? Mi controlli già? Non siamo mica sposati. – il tono scostante di lei turbò Thomas, che rimase in silenzio.
Poi propose: - Andiamo a cena al ristorante? Ne conosco uno che fa un fritto di pesce favoloso.
- No, sono stanca. Facciamoci un drink prima di mangiare qui. Te lo preparo io.
Thomas si accomodò sul divano, perplesso per l'atteggiamento piuttosto freddo di Vanessa.
Dopo aver sorseggiato il whisky con ghiaccio, qualcuno suonò al cancello d'ingresso.
- Ma chi diavolo è che scoccia a quest'ora? - si chiese irritato Thomas.
- Vado a vedere io. – disse lei, alzandosi di scatto, dirigendosi verso la telecamera di sorveglianza.
Dopo poco, Vanessa tornò: - Non c'era nessuno, sarà stato il solito ragazzino.
- Già, è probabile. – rispose Thomas, che cominciava a sentire la testa pesante.
Cercò di alzarsi, ma non ci riuscì: - Vanessa, non mi sento bene.
- Non ti preoccupare, Thomas. Tra poco starai peggio. – disse una voce alle sue spalle.
Quella voce… lui la conosceva bene, anche se non l'aveva più sentita da un po'. Una voce stridula, che riusciva a penetrarti nel cervello come il gessetto sulla lavagna.
- Dorothy? Ma come è possibile? Tu non eri…? - le parole uscivano a fatica dalla sua bocca, sempre più impastata.
- Morta? Diciamo che un cadavere fresco di giornata mi ha dato una mano. E anche sam02.
Vanessa si affiancò a Dorothy, tenendo la testa bassa: - Mi dispiace, Thomas, ma sono gli affari.
- Io… non capisco. Tu sei la voce contraffatta al telefono, tu hai organizzato l'incidente? E ora, mi hai drogato. - l'uomo, ormai in stato di semi incoscienza, dovette farsi forza per non cadere disteso.
- Sì, è così. Ho capito subito chi eri, così ho contattato Dorothy per un compenso doppio. Il resto è stato facile, quando una sua amica che andava dal suo stesso dentista è morta pochi giorni fa.
- La polizia penserà che è tutta opera tua, – continuò Dorothy - e tu non potrai discolparti, perché sarai morto d'infarto. Strano ma non impossibile, per un uomo giovane.
- Ma… e tu, come giustificherai la tua scomparsa? - ormai Thomas aveva un filo di voce.
- Semplice: tu, il mio caro maritino, dopo molti tradimenti, prima hai simulato la mia morte per tenermi segregata in cantina e farmi firmare tanti fogli che ti liberassero dal contratto prematrimoniale, poi mi avresti tolto di mezzo. Per fortuna, dopo essermi sfilato il bavaglio, ho sentito una voce diversa dalla tua, e ho gridato aiuto, così la tua amante è venuta a liberarmi. Dirò alla polizia che è stata un'esperienza terribile, ma ne sono uscita grazie al mio carattere e alla solidarietà tra donne. Ah, mi hai anche torturato. – e Dorothy gli fece vedere delle piccole bruciature di sigarette sugli avambracci.
- Dimentichi lo scambio d'identità con la tua amica: come lo spiegherai?
- Avresti dovuto essere tu a spiegarlo, tutte le prove sono contro di te; vedrai che la polizia troverà qualcosa per incastrarti. Un cadavere non può difendersi.
- Non se la berranno mai... – ormai Thomas sussurrava, prima di precipitare nell'incoscienza.
- Ti sbagli, caro, – rispose Dorothy, più che altro a se stessa, – dimentichi le mie offerte benefiche, anche al L.A.P.D.: non ci rinunceranno facilmente. E adesso, – si voltò verso la sua complice, - Vanessa, prepara l'iniezione di cloruro di potassio.
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"Ok, fai pure." ti è scappato un punto.
"dava a Thomas le occasioni di cui sopra,"
In un racconto rinvii di tipo normativo burocratico amministrativo all'italiana ti prego proprio no, Andr.
Quanto al protagonista, hai ridotto l'ombroso e nobile D'Arcy in un toy boy cacciatore di vedove, se lo sapesse mia moglie ti prenderebbe a mazzate; ma se avessi avuto il tuo coraggio lo avrei fatto anch'io. D'Arcy è uno spocchioso insopportabile. Però il suo alter ego lo hai descritto bene, e la parabola ci sta tutta. Lo ha fregato l'avidità e la vanità, due peccatucci di solito perdonati ai ricchi e mai ai poveri, che di solito ne sono schiantati. Bravo.
Il racconto l'ho trovato ben costruito, mi hai condotto velocemente al finale senza farmi rimpiangere la lunghezza del testo. Conosco il tuo registro narrativo e fin dall'inizio ho atteso che per il povero D'Arcy si spalancassero le porte dell'inferno. Ho saputo fin dal principio che stavi descrivendo un perdente. Non è così facile acquisire ricchezza e potere: prima o poi qualcuno ti presenta sempre il conto anche se mi aspettavo una mossa dei figli e non di Dolly, satanica più che mai. Quel patto prematrimoniale sembra fatto a posta per tentarlo e fregarlo.
Se fossi stato in te avrei evitato le spiegazioni finali. Quel che conta è la sostanza, che Dolly si è trovata sempre un passo in avanti al povero Thomas.
Bel lavoro
Re: Commento
Grazie, Namio. Il linguaggio burocratico era inteso in senso sarcastico, ma forse ho un po' esagerato...Namio Intile ha scritto: ↑10/07/2020, 10:38 Ti segnalo:
"Ok, fai pure." ti è scappato un punto.
"dava a Thomas le occasioni di cui sopra,"
In un racconto rinvii di tipo normativo burocratico amministrativo all'italiana ti prego proprio no, Andr.
Quanto al protagonista, hai ridotto l'ombroso e nobile D'Arcy in un toy boy cacciatore di vedove, se lo sapesse mia moglie ti prenderebbe a mazzate; ma se avessi avuto il tuo coraggio lo avrei fatto anch'io. D'Arcy è uno spocchioso insopportabile. Però il suo alter ego lo hai descritto bene, e la parabola ci sta tutta. Lo ha fregato l'avidità e la vanità, due peccatucci di solito perdonati ai ricchi e mai ai poveri, che di solito ne sono schiantati. Bravo.
Il racconto l'ho trovato ben costruito, mi hai condotto velocemente al finale senza farmi rimpiangere la lunghezza del testo. Conosco il tuo registro narrativo e fin dall'inizio ho atteso che per il povero D'Arcy si spalancassero le porte dell'inferno. Ho saputo fin dal principio che stavi descrivendo un perdente. Non è così facile acquisire ricchezza e potere: prima o poi qualcuno ti presenta sempre il conto anche se mi aspettavo una mossa dei figli e non di Dolly, satanica più che mai. Quel patto prematrimoniale sembra fatto a posta per tentarlo e fregarlo.
Se fossi stato in te avrei evitato le spiegazioni finali. Quel che conta è la sostanza, che Dolly si è trovata sempre un passo in avanti al povero Thomas.
Bel lavoro
Fin dall'inizio ho pensato alla vendetta della moglie, rifacendomi a quel piccolo capolavoro cinematografico degli anni '70 "E' ricca, la sposo e l'ammazzo" e cambiando il finale. Per il povero D'Arcy, invece di orgoglio e pregiudizio lo aspetta il giudizio finale, cioè la pena capitale.
Alla prossima
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Re: Due cuori e una bara
Thomas è uno che vuole vivere alla grande ma, come già accennato da Namio, i tipi come lui finiscono sempre male. Purtroppo Bukowski manca tra le mie letture, ma ho letto la trama di Pulp e penso che mi piacerebbe.Roberto Virdo' ha scritto: ↑12/07/2020, 9:23 Bello, niente male avvero! Avvincente e con finale spiazzante. La frase che mi è piaciuta di più: "Oh, sì, è uno dei miei preferiti; – rispose lui, che invece la trovava orribile". E adesso due paroline di quelle che potrei risparmiarmi - ma ci casco sempre -. Mi è dispiaciuto per Thomas, lo confesso. Non avrei dovuto fare il tifo per lui ma che volete, magìa della scrittura. Come già così acutamente rilevato, avidità e vanità ne sono alcuni tratti peculiari. Ma voleva vivere, sentire quel brivido forte che non ha prezzo. Non posso perdonare alle due alleate (in particolare Vanessa il cui nome è di una bellezza tale da aver spalancato nella mia testa una prateria sterminata di visioni paradisiache) di aver tradito l'amore carnale. Un'ultima cosa infine, sempre di quelle opinabili 100/100: se questo bel testo avesse avuto un taglio alla "Pulp" di Bukowski?
Voto alto.
Grazie dell'apprezzamento
Re: Commento
Grazie del commento e dell'apprezzamento.Selene Barblan ha scritto: ↑11/07/2020, 15:54 Bello, mi è piaciuto; scorre veloce e coinvolge il lettore dall’Inizio alla fine. È anche piuttosto divertente, in una maniera sottile e ben studiata. A livello stilistico non ho niente da dire, è scritto molto bene.
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storia ben costruita e di piacevole lettura, piuttosto scorrevole.
ci sono dei refusi e rivedrei un poco la punteggiatura, eliminando qualche virgola.
niente di grave, comunque.
buone le descrizioni, superflue le spiegazioni finali.
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Re: Commento
Ti ringrazio della lettura e del commento. Visto che non sei il primo che ritiene superflue le spiegazioni finali della moglie vendicativa, posso dire che pensavo che fossero necessarie, sia per il lettore che per D'Arcy. Almeno sarebbe morto convinto di non soffrire di allucinazioni... oppure tutto ciò appesantisce il racconto inutilmente. In fondo le critiche servono a migliorare, e a considerare diversi punti di vista.Fausto Scatoli ha scritto: ↑13/07/2020, 18:42 sarà che ho appena finito un romanzo di Randall Garrett con protagonsta D'Arcy, ma ho letto con gusto.
storia ben costruita e di piacevole lettura, piuttosto scorrevole.
ci sono dei refusi e rivedrei un poco la punteggiatura, eliminando qualche virgola.
niente di grave, comunque.
buone le descrizioni, superflue le spiegazioni finali.
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Ti ringrazio dell'apprezzamento. Purtroppo, nel mondo di D'Arcy (e forse non solo nel suo), il vero amore è una fregatura.Lucia De Falco ha scritto: ↑06/08/2020, 15:34 È vero, il testo è ben costruito e la lettura scorre veloce nonostante la lunghezza. Il finale a sorpresa pure è ben costruito. Anche se il protagonista è un calcolatore arrivista, devo ammettere che le mie simpatie vanno a lui, non alla moglie, che pure lo ha sposato consapevole di non essere amata, e speravo che avesse trovato il suo vero amore.
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Re: Commento
Ti ringrazio dei suggerimenti. A quanto pare, la dettagliata spiegazione finale della moglie al marito moribondo non è piaciuta a nessuno; ne prendo atto, e ne terrò conto in futuro.Andrepoz ha scritto: ↑13/08/2020, 12:30 Racconto dalla trama avvincente e ben costruita, con un protagonista con cui riusciamo a identificarci, nonostante non sia proprio un personaggio positivo, grazie alla bravura dell'autore. Secondo me, si potrebbe dare una rilettura per mettere un po' a posto la punteggiatura, soprattutto nei dialoghi, e per eliminare, o quantomeno attenuare di molto, la spiegazione finale. Nel complesso, più che apprezzabile.
Alla prossima
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Il Bene o il Male
Trenta modi di intendere il Bene, il Male e l'interazione tra essi.
Dodici donne e diciotto uomini hanno tentato di far prevalere la propria posizione, tuttavia la Vita ci insegna che il vincitore non è mai scontato. La Natura ci dimostra infatti che dopo un temporale spunta il sole, ma ci insegna altresì che non sempre un temporale è il Male, e che non sempre il sole è il Bene.
A cura di Massimo Baglione
Copertine di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Antonella Cavallo, Michele Scuotto, Nunzio Campanelli, Rosanna Fontana, Giorgio Leone, Ida Dainese, Angelo Manarola, Anna Rita Foschini, Angela Aniello, Maria Rosaria Del Ciello, Fausto Scatoli, Marcello Nucciarelli, Silvia Torre, Alessandro Borghesi, Umberto Pasqui, Lucia Amorosi, Eliseo Palumbo, Riccardo Carli Ballola, Maria Rosaria Spirito, Andrea Calcagnile, Greta Fantini, Pasquale Aversano, Fabiola Vicari, Antonio Mattera, Andrea Spoto, Gianluigi Redaelli, Luca Volpi, Pietro Rainero, Marcello Colombo, Cristina Giuntini.
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Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Andrea Andreoni, Tullio Aragona, Enrico Arlandini, Beril, Enrico Billi, Luigi Bonaro, Vittorio Cotronei, Emanuele Crocetti, Bruno Elpis, Daniela Esposito, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Livio Fortis, Valerio Franchina, Luisa Gasbarri, Oliviero Giberti, Elena Girotti, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Fabrizio Leo, Sandra Ludovici, Micaela Ivana Maccan, Cristina Marziali, Stefano Masetti, Maurizio Mequio, Simone Pelatti, Antonella Provenzano, Maria Stella Rossi, Giuseppe Sciara, Salvatore Stefanelli, Ser Stefano, SunThatSpeed, Marco Vignali.
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Luna 69-19
antologia di opere ispirate al concetto di "Luna" e dedicata al 50° anniversario della storica missione dell'Apollo 11
Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Andrea Coco, Andrea Messina, Angelo Ciola, Cristina Giuntini, Daniele Missiroli, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Franco Argento, F. T. Leo, Gabriele Laghi, Gabriele Ludovici, Gabriella Pison, Iunio Marcello Clementi, Laura Traverso, Marco Bertoli, Marco Daniele, Maria Emma Allamandri, Massimo Tessitori, Namio Intile, Pasquale Aversano, Pasquale Buonarotti, Pietro Rainero, Roberta Venturini, Roberto Paradiso, Saji Connor, Selene Barblan, Umberto Pasqui, Valentino Poppi, Vittorio Serra, Furio Bomben.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'autunno 2022 - La Méduse - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 10 - Dreaming of a Weird Christmas
A cura di CMT.
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