Un pazzo è un sognatore sveglio
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Un pazzo è un sognatore sveglio
Forse non sono pazzo, o forse lo sono perché penso di esserlo.
Ma nei meandri della mia mente, guasta e incomprensibile, c’è questa sicurezza. La sicurezza che sia tutto dovuto a una semplice brutta giornata.
Non posso raccontarvi gli eventi di quel giorno, ma posso raccontarvi della pazzia che ne è stata, credo, la diretta conseguenza.
Mi trovo spesso a ripercorrere i miei ricordi. Chiudo gli occhi e lascio scorrere le immagini come quando si manda indietro un film. Il sole sorge a ovest e tramonta a est e le persone camminano mettendo un piede dietro l’altro. Poi il cuore mi si ferma improvvisamente e io premo play.
Mi preparo a rivivere da spettatore una brutta giornata del passato, sperando che sia la prima. Sperando che sia quella da cui tutto è cominciato.
Questa volta vengo catapultato in un posto all’aperto stracolmo di gente. Lo riconosco, è un pub dove andavo da giovane. Riconosco anche il ragazzo con gli occhi sbarrati e una birra in mano che si destreggia impassibile tra la gente. Sono io. Sono la personificazione della cosiddetta sagoma sullo sfondo. Nessuno si accorgeva mai della mia presenza o della mia assenza.
Avrò tra i diciotto e i vent’anni e come un’ombra anonima passeggio tra la gente.
Mi divertivo a scrutare i volti delle persone durante le loro interazioni sociali. Vedo i miei occhi guizzare da un lato all’altro in cerca di qualche espressione interessante. Un’espressione forzata, messa in scena con il solo scopo di nascondere qualcosa.
Mi vedo sorridere alla vista di un ragazzo che finge goffamente una risata davanti ad una fanciulla.
Seguo come una telecamera il giovane me allontanarsi per svuotare la vescica. Perso alla ricerca di segreti nascosti urta una figura ondeggiante. La figura si gira mostrando una capigliatura che voleva sembrare casuale, ma non lo era affatto. Tatuaggio sul braccio, orecchino, barba incolta e birra in bottiglia alla mano, lo stronzo pretenzioso di turno. Ora io e il giovane me siamo più vicini, lo vedo come fosse un primo piano e riesco quasi a sentirlo respirare. Lo fissa per un paio di secondi.
– Che cazzo ti guardi. –
Dice il ragazzo tatuato con il sorriso di chi ha catturato una preda. Balbetto delle scuse e mi allontano. Lo sento ridere e rivolgersi ai suoi compagni di giochi:
– Non si può manco più fare a botte in giro, scappano tutti come delle fighette. –
Ormai siamo così vicini da essere quasi una persona sola, cosa che siamo. Ci dirigiamo verso l’angolo più lontano e notiamo un vetro rotto di medie dimensioni, proseguiamo.
Mi guardo pisciare con disgusto, poi notiamo entrambi il nostro nuovo amico avviarsi, per i nostri stessi motivi, a un angolo qualche decina di metri più indietro.
Siamo in un parcheggio deserto e il cesso consiste nel lato del parcheggio che confina con una distesa di erbacce alte quanto me, tra le quali serpeggia un fiume di medie dimensioni.
Ci fermiamo di fronte al pezzo di vetro incontrato all’andata e lo raccogliamo. Mi sento improvvisamente avvolgere da un turbine di emozioni e di immagini e mi ritrovo sopra il ragazzo, in mezzo alle erbacce.
Ora però sono io, o meglio sono io nel corpo del giovane me.
Gli premo con forza la mano sulla bocca e gli punto il vetro alla gola. Lo guardo negli occhi e sorrido nel vedergli quell’onesta espressione di terrore che gli si addice così poco. Poi gli affondo il vetro nel collo, stringendolo talmente forte da farlo affondare anche nella mia mano. Aspetto qualche minuto sempre premendo la mano sulla bocca del ragazzo e soffocando i rantoli che ne escono. Sento il sangue estraneo scorrermi lungo l’avambraccio e scruto il cielo notturno trafitto da innumerevoli stelle. Poi sento quell’essere vivente trasformarsi in un semplice oggetto, non più vivo del pezzo di vetro che avevo in mano.
Apro gli occhi.
Non era questa la brutta giornata che cercavo.
Forse non era andata così, forse questo è come avrei voluto che fosse andata. Forse è un ricordo storpiato, rimodellato dalla mia pazzia.
Una pazzia ambivalente. Se il mio cervello storpiasse veramente a tal punto i miei ricordi sarei un pazzo.
Ma se invece i miei ricordi non sono storpiati e tutto ciò che ho visto è effettivamente un episodio del mio passato, allora oltre a essere pazzo sono anche un mostro.
Nella mia testa il confine tra la realtà e il sogno è così labile da non accorgermi di averlo valicato.
Faccio scorrere l’indice sinistro sul palmo dell’altra mano, è attraversato da una profonda cicatrice.
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L'idea di fondo è interessante e sono certa che con una rilettura più attenta anche da parte tua queste incertezze possano essere superate facilmente. Il lavoro di scrittura è la cosa più semplice, il difficile arriva con la revisione del testo, ma è la cosa che ti distingue dalla massa che scrive tanto per scrivere.
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Re: Commento
Grazie per il commento costruttivo. Il mio era più che altro un esercizio letterario nel fare diventare i due personaggi (il protagonista e il suo "io giovane") prima due persone distinte, poi un "noi" in quanto il protagonista vede le scene del ricordo da un punto di vista molto più vicino al suo "io giovane" e infine una persona sola nel momento in cui viene compiuto l'atto. Mi dispiace che questa sfumatura non sia stata colta probabilmente non sono riuscito a rendere l'idea. Per quanto riguarda i tempi verbali io ho trovato solo due errori se potresti indicarmi gli altri te ne sarei grato. Grazie ancora.Laura Ruggeri ha scritto: ↑23/09/2019, 12:13 Ciao L. racconto confuso e da rivedere il tuo. Purtroppo ho fatto fatica a leggerlo per via dell'uso errato dei tempi verbali (si passa frequentemente dal presente all'imperfetto) e per un io narrante che diventa "noi" troppo spesso pur riferendosi a un sé giovane. Le parole creano mondi ma se dimentichi di averne cura vanno per conto loro e chi legge perde il filo del racconto.
L'idea di fondo è interessante e sono certa che con una rilettura più attenta anche da parte tua queste incertezze possano essere superate facilmente. Il lavoro di scrittura è la cosa più semplice, il difficile arriva con la revisione del testo, ma è la cosa che ti distingue dalla massa che scrive tanto per scrivere.
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Re: Commento
ah e scusami se si tratta dei punti un cui dice ad esempio "nessuno di accorgeva mai della mia presenza" sta ricordando come si comportava il suo "io giovane" dopo averlo visto nel suo ricordo quindi non mi sembrava il caso di metterlo al presente.L.Grisolia ha scritto: ↑23/09/2019, 12:35 Grazie per il commento costruttivo. Il mio era più che altro un esercizio letterario nel fare diventare i due personaggi (il protagonista e il suo "io giovane") prima due persone distinte, poi un "noi" in quanto il protagonista vede le scene del ricordo da un punto di vista molto più vicino al suo "io giovane" e infine una persona sola nel momento in cui viene compiuto l'atto. Mi dispiace che questa sfumatura non sia stata colta probabilmente non sono riuscito a rendere l'idea. Per quanto riguarda i tempi verbali io ho trovato solo due errori se potresti indicarmi gli altri te ne sarei grato. Grazie ancora.
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Re: Commento
Grazie mille. Quello sul finale è un problema che mi è già stato segnalato in precedenza anche riguardo altri racconti. Essendo un principiante mi faccio prendere dall'eccitazione e chiudo il racconto in maniera frettolosa sto cercando di migliorare questo aspetto.Carol Bi ha scritto: ↑23/09/2019, 17:17 Idea interessante come già segnalato. Io invece ho capito il tuo uso dei tempi verbali, così come la fusione che hai voluto creare e far comprendere, tra l'io del presente e quello del passato, che quando si congiungevano diventavano un "Noi". Qualcosa da rivedere c'è sicuramente. Ho trovato invece il finale un po' frettoloso, avrei dato un po' più di spazio alla conclusione.
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Capisco e apprezzo l’alternarsi dei tempi verbali e quel definirti come “noi” e “io”, grazie anche a come l’hai spiegato nei commenti
Ho un paio di dubbi, uno di carattere narrativo, l’altro grammaticale:
“Non posso raccontarvi gli eventi di quel giorno”, poi, in effetti, ce li racconti.
“Faccio scorrere l’indice sinistro sul palmo dell’altra mano, era attraversato da una profonda cicatrice.” Perché qui passi dal presente all’imperfetto?
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Re: Commento
grazie mille! Riguardo a quel "non posso raccontarvi gli eventi di quel giorno" subito dopo il ricordo dice che infatti "non era il ricordo che cercava" quindi non sono gli eventi di quella fantomatica brutta giornata. Riguardo a quel cambio di tempo è uno degli errori che ho notato anche io. Grazie mille ancora per aver preso del tempo per leggere.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑23/09/2019, 20:48 Trovo abbastanza interessante l’idea e come l’hai sviluppata.
Capisco e apprezzo l’alternarsi dei tempi verbali e quel definirti come “noi” e “io”, grazie anche a come l’hai spiegato nei commenti
Ho un paio di dubbi, uno di carattere narrativo, l’altro grammaticale:
“Non posso raccontarvi gli eventi di quel giorno”, poi, in effetti, ce li racconti.
“Faccio scorrere l’indice sinistro sul palmo dell’altra mano, era attraversato da una profonda cicatrice.” Perché qui passi dal presente all’imperfetto?
- Roberto Bonfanti
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Re: Un pazzo è un sognatore sveglio
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Re: Un pazzo è un sognatore sveglio
P: S. concordo con alcuni commenti per alcune imprecisioni, ciò nonostante non sono cose insormontabili.
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Mi sono permessa a fare una battuta, scusami, ma credo ci voglia.
L'ho letto due volte, non perchè non avessi capito il doppio me/io che c'è in questa storia, ma volevo approfondire se realmente il tatuato era morto, oppure era solo un'altra fantasia del protagonista/dei protagonisti. Comunque, scritto ciò, a mio parere non è un racconto di immediata e facile intepretazione.
Voto 3
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Re: Un pazzo è un sognatore sveglio
Espressioni del tipo “Ormai siamo così vicini da essere quasi una persona sola, cosa che siamo.” mi sono sembrate un po’ affrettate, perché non serviva ribadire il concetto dell’identificazione dell’io di oggi e di ieri.
In quanto ai tempi verbali, ho trovato poco fluido il passaggio tra la descrizione lucida dell’azione al presente alle considerazioni del narratore per parlare degli stati d’animo passati. Mi soffermo su alcune frasi in cui ho avuto difficoltà di lettura :
- “Lo guardo negli occhi e sorrido nel vedergli quell’onesta espressione di terrore che gli si addiceva così poco.” (non capisco la scelta dell’imperfetto se il narratore si identifica con la sua identità giovane trovo più credibile continuare al presente).
- “Aspetto qualche minuto sempre premendo la mano sulla bocca del ragazzo e soffocando i rantoli che ne uscivano” (stessa considerazione appena fatta).
E poi, come ti hanno già segnalato:
- “Faccio scorrere l’indice sinistro sul palmo dell’altra mano, era attraversato da una profonda cicatrice.” (qui è proprio sbagliato il tempo)
Ripeto è solo la mia piccola opinione ma mi sento libera di esprimerla a un Autore disponibile a chiarire il suo processo di scrittura come sei tu.
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Re: Un pazzo è un sognatore sveglio
Sono un principiante e quindi sono aperto a ogni critica. Nelle scorse gare i vostri commenti mi sono stati molto utili. Con questo racconto forse ho fatto un passo più lungo della gamba, effettivamente rileggendo mi sono reso conto di diversi errori che rendono la lettura poco fluida.Laura Ruggeri ha scritto: ↑25/09/2019, 11:29 L., mi fa piacere che hai accolto il mio pensiero sul tuo racconto in maniera positiva. Devo dire che questo testo non è paragonabile al tuo “Uomo sul balcone” che era presente nella gara d’estate, in cui eri stato bravo a gestire la complessità della storia e dei personaggi. Qui ho fatto fatica a leggere.
Espressioni del tipo “Ormai siamo così vicini da essere quasi una persona sola, cosa che siamo.” mi sono sembrate un po’ affrettate, perché non serviva ribadire il concetto dell’identificazione dell’io di oggi e di ieri.
In quanto ai tempi verbali, ho trovato poco fluido il passaggio tra la descrizione lucida dell’azione al presente alle considerazioni del narratore per parlare degli stati d’animo passati. Mi soffermo su alcune frasi in cui ho avuto difficoltà di lettura :
- “Lo guardo negli occhi e sorrido nel vedergli quell’onesta espressione di terrore che gli si addiceva così poco.” (non capisco la scelta dell’imperfetto se il narratore si identifica con la sua identità giovane trovo più credibile continuare al presente).
- “Aspetto qualche minuto sempre premendo la mano sulla bocca del ragazzo e soffocando i rantoli che ne uscivano” (stessa considerazione appena fatta).
E poi, come ti hanno già segnalato:
- “Faccio scorrere l’indice sinistro sul palmo dell’altra mano, era attraversato da una profonda cicatrice.” (qui è proprio sbagliato il tempo)
Ripeto è solo la mia piccola opinione ma mi sento libera di esprimerla a un Autore disponibile a chiarire il suo processo di scrittura come sei tu.
Ringrazio te, chi ha commentato e chi commenterà.
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Comunque per me non è male. C'è da migliorare, però l'idea mi piace.
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La confusione nasce, in molti fanno il medesimo errore, nel non voler separare visivamente, e graficamente, quello che è l'Io narrante e la voce narrante.
Con un bel punto e a capo, si risolve ogni cosa. Dopo, l'equilibrio del racconto dipende da come questi vari elementi, queste diverse "altezze", vengono integrati tra loro dall'autore.
A mio parere per l'ampiezza del racconto, cinquemila caratteri, una simile tecnica va adoperata con grande attenzione.
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Mentre scrivevo questo commento l'ho riletto per la terza volta, credo che la risposta sia la seconda ma vorrei averne conferma.
Per quanto riguarda la forma dovresti delineare e separare meglio l'io narrante dal protagonista.
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Ma quando è iniziata la sua pazzia? Prova a fare un salto nel passato per scoprirlo e rivede se stesso compiere un assurdo delitto. Ma allora in quel momento era già pazzo, missione fallita quindi!
Ma c'è di peggio. L'io che vive oggi potrebbe avere avuto dei pentimenti o dei risentimenti, così pensa. Macché, ancora oggi è pazzo tanto è vero che, idealmente, si riunisce al pazzo che era. Insomma, quel delitto lo compirebbe pari pari ancora oggi. e, di fatto, lo compiono in due nel passato. Buon racconto.
- Angelo Ciola
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“Non posso raccontarvi gli eventi di quel giorno, ma posso raccontarvi della pazzia che ne è stata, credo, la diretta conseguenza.”
Nella parte centrale rivedrei alcuni termini (es.: ondeggiante... capisco cosa intendi ma metterei una frase intera per descrivere la sensazione; ... in un posto all’aperto stracolmi.. era un pub.., se era un pub non dovrebbe essere definito come un posto all’aperto), rivedrei l’alternanza di punti vista e dei tempi verbali perché la sensazione è quella di un filmato amatoriale, con troppi scossoni e che mi dà un po’ di nausea, infine rivedrei la punteggiatura.
Ad esempio:
Ci dirigiamo verso l’angolo più lontano e notiamo un vetro rotto di medie dimensioni, proseguiamo.
Io metterei un punto al posto della virgola...
La conclusione invece è coerente con l’inizio e mi piace così.
Scusami se mi sono dilungata, ma trovo l’idea interessante e penso che varrebbe la pena lavorarci su. Voto 3.
COMMENTO
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Antologia di opere letterarie ispirate dai capolavori dell'arte
Unire la scrittura all'immagine è un'esperienza antica, che qui vuole riproporsi in un singolare "Museo Letterario". L'alfabeto stesso deriva da antiche forme usate per rappresentare animali o cose, quindi tutta la letteratura è un punto di vista sulla realtà, per così dire, filtrato attraverso la sensibilità artistica connaturata in ogni uomo. In quest'antologia, diversi scrittori si sono cimentati nel raccontare una storia ispirata da un famoso capolavoro dell'Arte a loro scelta.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
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Copertina di Giorgio Pondi.
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Cuori di fiele
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