L'alba è ogni giorno nel mio cuore
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L'alba è ogni giorno nel mio cuore
“Non l’ho letta, signora, ci mancherebbe.”
“Ebbene, che aspetti? Leggimela.”
Dorotea esitò, pensò che il comportamento della signora fosse piuttosto strano. Perché era così in pensiero per lui? Cercò di non farsi troppe domande, iniziò:
“Cara Regina del mio cuore,
Mi ritrovo a scriverti nuovamente. Perché hai deciso di far soffrire così il mio cuore? I pensieri mi soffocano la mente, ormai quando cala la sera già so cosa mi aspetta: notti insonni a piangere, con gli occhi sbarrati. Il dolore è troppo, Regina. So che ho sbagliato, ma una cosa è certa: non ti ho mai tradito! E se tu lo credi è perché il tuo amore non era forte quanto il mio. La rabbia ha lasciato posto al dolore, ora possiamo ricominciare. Non ignorarmi, il tempo è poco. Rispondi almeno a questa ultima richiesta. In tal caso non smetterò di scriverti. Con affetto. Tuo Piergiorgio.” Prima di leggere le ultime righe, Dorotea tirò un sospiro e le pronunciò irritata. “Con affetto? Quest’uomo già ha dato prova della sua follia, non c’è da stupirsi!” Gli occhi di Regina iniziarono ad arrossirsi, gonfiarsi. Erano pieni di lacrime, tuttavia le trattenne. Dorotea era sempre più interdetta. Appallottolò la lettera che aveva in mano e la lanciò verso Nettuno che la fece in mille pezzettini. Quella sera Regina cenò a malapena, né tanto meno scambiò una parola con Dorotea. Sembrava affranta. Con il capo chino si diresse verso la sua stanza. C’era qualcosa di indubbiamente anomalo, pensò la domestica, forse era il caso di preoccuparsi. Comunque pensò che fosse solo stanca, che volesse stare sola, decise di non essere troppo invasiva.
La mattina dopo Regina fu trovata morta. Si era tolta la vita con dei barbiturici. Dorotea non riuscì a superare lo shock. Ancor meno quando ritrovò nella stanza della sua padrona un’altra lettera ben custodita di Piergiorgio Serafini, datata a qualche anno fa. Venne a sapere che l’uomo aveva scoperto, quando erano ancora sposati, di avere una malattia terribile e con poche possibilità di sopravvivenza. Non aveva mai avuto il coraggio di riferirlo alla sua amata moglie, perché nel frattempo questa lottava con la sua cecità imminente. La donna aveva pensato che in tutti quegli anni l’uomo la lasciò semplicemente perché era stanco di lei. Dunque ipotizzava dei tradimenti anche precedenti alla loro rottura. Ma dopo anni, le aveva riscritto. Aveva passato la sua vita a curarsi, invano. Ormai i medici non gli davano che pochi anni. Poi Dorotea aveva letto l’ultima sua lettera a Regina, dove l’uomo le chiedeva un’altra possibilità, le dichiarava il suo amore. La povera donna non aveva sopportato il senso di colpa. Aveva passato tutti quegli anni ad allontanare il suo unico amore, a essere certa che lui l’avesse lasciata per avere una vita più libera, magari con più donne, e senza la responsabilità di dover badare a un’invalida. Quell'uomo aveva sofferto tanto quanto lei, “ora possiamo ricominciare” aveva scritto, nonostante la veneranda età di entrambi. La vita dell’uomo si spense la mattina seguente la tragica scomparsa dell’amata.
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La storia è molto triste, la scrittura la rende piacevole e scorrevole. Immagino Regina come una donna sofisticata, a cui piace ancora ingioiellarsi e truccarsi, un animo apparentemente forte, ma in cuor suo non accetta il bisogno d'aiuto, nonostante alla fin fine è obbligata ad apprezzare la compagnia di Nettuno e di Dorotea; Regina è debole, a tratti disturbata, per avere dei barbiturici a casa di sicuro ne faceva già uso, testarda.
Non ho ben capito il motivo del suicidio.
Commento: L'alba è ogni giorno nel mio cuore
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commento
in ogni caso il racconto è abbastanza gradevole, scorre piuttosto liscio fino al termine.
buone le descrizioni, soprattutto a livello emozionale.
segnalo che ci sono alcune ripetizioni che sarebbe meglio eliminare
la storia è triste, forse anche troppo, però si lascia leggere bene.
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Anche i fraintendimenti rivelati da lettere richiamano alla mente narrativa di altri tempi, in questo il testo è coerente, quindi lo è anche nella conclusione melodrammatica.
Cambierei "datata a qualche anno fa" in "datata a qualche anno prima" e "La donna aveva pensato che in tutti quegli l'anni l'uomo la lasciò…" in "La donna aveva pensato, in tutti quegli anni, che l'uomo la lasciò…".
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La seconda metà del racconto secondo me è meno armonica, non perché illogica nei contenuti, gli esseri umani si comportano e reagiscono in modi bizzarri e spesso poco comprensibili a persone esterne, ma per la forma. Mi sembra meno curato a livello di scrittura e non mi convince la sequenza temporale con la quale vengono esposti i fatti/le spiegazioni (ultima lettera / suicidio / lettera precedente), secondo me risulta meno godibile e scorrevole.
Un’altra cosa che non mi piace particolarmente è la frase, che è anche il titolo del racconto, in quanto mi pare un po’ forzata ed eccessivamente romantica. Ma questo però riguarda proprio il mio gusto personale.
Globalmente si lascia leggere, voto 3.
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Scusa, Giada, se mi sono permesso di andare oltre il finale, ma in effetti anch'io nutro qualche dubbio su Dorotea: di certo sapeva del testamento e avrebbe potuto preparare a Regina una tisana ai barbiturici. E poi, come ha detto qualcuno, la storia è un po' troppo strappalacrime e un finale crudo, a mio avviso, ci starebbe bene.
La Gara 51 - 50 sfumature
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Giudizio Ardito - A.D. - Apocalypse Day
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La Gara 64 - L'amore e le sue sfumature
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Luna 69-19
antologia di opere ispirate al concetto di "Luna" e dedicata al 50° anniversario della storica missione dell'Apollo 11
Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.
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Museo letterario
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Le radici del Terrore
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Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
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