Stella

[Lodovico]

Sono una stella.
Una di quelle luminose, una di quelle là fuori, fuori dalla finestra della mia camera. Stesa nel letto le contemplo, nel buio della notte, in quel tempo più vicino all’alba che al tramonto. Il paese dorme, io no. Le lenzuola mi solleticano la pelle nuda, avvolgono i miei seni, il ventre piatto, le gambe affusolate. Fa caldo.

Sono una stella.
Me lo ripetono da quando, ancora incapace di leggere, volteggiavo in tutù davanti a decine di persone per il saggio della scuola di ballo. Un metro e poco più di leggiadria su due scarpette bianche. Me lo hanno detto quando, nato un seno ancora troppo piccolo per non essere ridicolo, passavo ore a sforzare le tonsille per ottenere la nota, quella nota, quella giusta, quella che mi avrebbe permesso di diventare una cantante. Ancora lo dicevano il giorno in cui, sbocciata nella mia bellezza adolescente, venivo cinta da quella fascia. Miss muretto di Alassio. Bella, più bella, più di tutte le altre. E brava, più brava. Me lo ripeteva Lucio, mio padre. Mi diceva di inseguirlo, il sogno. Lucio, si faceva chiamare, non papà. Quanto avrei voluto chiamarlo papà. Quanto avrei voluto avere un papà. Il sogno. Il nostro sogno, il suo sogno.

Sono una stella.
Quanti me lo hanno ripetuto! Quanti mi hanno guardata, quanti mi hanno giudicata! Lì davanti, io, nuda anche con indosso i vestiti, e loro a valutare quanto stava dentro di me, ma ancora più a giudicare quanto stava fuori. Quanti me lo hanno ripetuto. Negli anni. Troppi anni. Troppi. Perché il sogno è così. È lì davanti, lo tocchi, ne senti il sapore, l’odore, basta allungare la mano. Ma si allontana, pian piano si allontana, e tu ti sporgi e quasi ci arrivi. Quasi.

Sono una stella.
E un giorno, invece, lo tocchi, anzi, è lui che tocca te. Ti tocca e ti sta sopra. Sudato, ansimante. Tre volte i tuoi anni due volte il tuo peso, cento, mille, diecimila volte i tuoi soldi. E te lo promette. Sarai una stella. Dopo questa serata, se sarai carina con me. E passi la notte a guardare il soffitto, a cercare di non ascoltare il cigolio del letto, a non vedere i suoi peli sulle spalle bagnati di sudore. E ringrazi il cielo quando rotola di fianco.

Sono una stella.
Stavolta lo sarò sul serio. Sarò una stella. Una di quelle luminose, una di quelle là fuori, fuori dalla finestra della mia camera. È la volta buona, lo sto per diventare. Poche ore ancora. Poche ore e mia mamma aprirà la porta della mia stanza. Poche ore e vedrà un corpo bellissimo, nudo, freddo come il marmo. Lo vedrà fermo. Vedrà le scatole dei sonniferi e la bottiglia di whisky sul comodino. E vedrà quel bastoncino. Quello del test di gravidanza. Vedrà la riga rosa. E capirà. E in alto, nel cielo, anche se il sole del mattino ne nasconderà la luce, ci sarà una nuova stella con accanto una stellina piccola, troppo piccola per essere vista. Una stella senza più luce.
Perché, qualche volta, anche le stelle si spengono.

[Fausto Scatoli]

breve ma intenso, tratta un tema conosciuto e spesso accantonato, considerato relativo.
purtroppo non è così, e qui ne abbiamo la prova.
personalmente avrei evitato qualche ripetizione e cambiato qualche parola, ma la storia arriva benissimo a chi legge.
un buon lavoro, ben scritto.

[Andr60]

Un racconto ben scritto che rende bene la parabola discendente della starlet illusa, sedotta e abbandonata che alla fine si arrende. Tutto perfetto ma... forse si riferisce a un'Italia che non c'è più: oggi le stelline pseudo famose fanno i reality e, se incinte, esibiscono come un trofeo il test di gravidanza dalla D'Urso, tra le ovazioni del pubblico.

[Ibbor OB]

Scritto molto bene. Leggero e intenso allo stesso tempo. Mi è piaciuta questa continua ripetizione "Sono una Stella" che mi è sembrata una sorta di neuro programmazione inconscia. Un imperativo che accompagna la protagonista fin da piccola e che purtroppo ne segnerà tragicamente il destino.

[Mariovaldo]

Se scrivere vuol dire trasmettere emozioni e sensazioni al lettore, non v'è dubbio che tu sappia scrivere. Poi si puo' discutere sulla struttura del racconto, forse un po' troppo costruita, sulla punteggiatura e su altre cosette. Resta il fatto che la lettura del tuo racconto mi ha emozionato e quindi ti faccio i miei complimenti.

[Lucia De Falco]

Mi unisco ai complimenti. Il racconto mi ha emozionata alla fine, col riferimento alla stellina mai nata. Il racconto è breve, ma intenso. È efficace la ripetizione della frase
" Sono una stella" perché segna il crescendo di speranza, sofferenza e illusioni che accompagna la vita dell'io narrante.