Intervista a Daniele Missiroli
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Intervista a Daniele Missiroli
Conosciamo: Daniele Missiroli
Intervista.
Preambolo.
Intervista per Radio Sideam95.
Accendo il microfono e inizio:
Ringrazio Daniele Missiroli che dal Governo Centrale, dove ben sapete, svolge l'attività di educatore matematico nell'ambito della biomentalmedicina, e dove scrive racconti di vita quotidiana. È arrivato sul nostro satellite Sidea (ex Aedis), con la sua navetta personale, ed è proprio da quì che faremo l'intervista.
L'interno è accogliente ci sono due poltroncine ricoperte di un materiale che non conosco, ma sono molto morbide al tatto. Sono girevoli, mi giro e vedo una enorme scacchiera. Non entro in merito. A fianco c'è un tavolino con due tazze fumanti, guardo dentro e vedo un liquido marroncino, caffè? Poi vi dirò. Sento la porta di fronte aprirsi.
Eccolo.
Si siede, ha una casacca grigia con una serie di bottoni argento che dal collo arrivano fino a sotto la cintola, il pantalone è nero e le scarpe sono color acciaio. Il sorriso è smagliante, non porta occhiali, è sbarbato ed ha un gradevole profumo.
I miei ascoltatori vogliono sapere ogni particolare.
Ciao e grazie per la tua disponibilità.
All'interno ti farò delle domande pazze, le domandazze. Sono solo per farti conoscere meglio dal popolo di Sidea.
Qual è stata la scintilla che ti ha dato l'impulso di scrivere la prima volta?
Dunque: all’inizio c’è stato il Big Bang, poi l’inflazione... (quella permane ancora oggi, purtroppo), il pulviscolo si è condensato in stelle... ops, forse l’ho presa troppo alla lontana. A parte gli scherzi, io scrivo da quando ho saputo tenere in mano una penna. La prima volta che ricordo, ero in seconda elementare, scrissi una storia sulle bolle di sapone e la maestra mi abbracciò. Però ho sempre scritto per me stesso. Scrivevo e chiudevo nel cassetto. Poi, 5 anni fa, mi sono detto: e se facessi leggere qualcosa in giro? E da lì è iniziato tutto.
Ho letto qualche tuo racconto, e parli di supereroi che vogliono giustizia lealtà ecc. come possiamo definirli i tuoi racconti?
Avventure con sorpresa finale. Sia nei romanzi, sia nei raccontini, per me è importante che il lettore, pur avendo una traccia per capire dove voglio arrivare, resti sorpreso dalla piega che prendono gli eventi. Un po’ come certi film di adesso, dove dopo i titoli di coda si sente una voce e il personaggio, creduto morto, si capisce che è ancora vivo, o si vede una fugace scena che capovolge il finale. La sorpresa, per essere veramente efficace, dovrebbe rivelarsi addirittura solo nelle ultime parole. Questo lo devo aver imparato dal mio maestro: Isaac Asimov, di cui ho letto tutto.
Domandazza: Se fossi nella navicella con Robbie ai comandi in che epoca del passato ti piacerebbe essere portato? Perché?
Hai rivelato parte della trama cui sto lavorando per un mio prossimo libro. Non sarà Robbie a pilotare, ma io stesso e tornerò negli anni ’60. Mi piacerebbe andarci, ma con le conoscenze attuali, ovviamente, per prevenire alcuni disastri, piccoli o grandi, pubblici o personali, che ancora mi disturbano. Il passato mi affascina e ho scritto parecchi microracconti in cui i miei due eroi preferiti, Kevin e John, ci vanno per effettuare qualche cambiamento. Ho tutti i film di fantascienza che trattano questo argomento: il mio preferito è Frequency. Lo rivedo almeno una volta l’anno.
Scrivere un libro non è semplice la pianificazione è lunga e complicata con tutti i suoi intrecci. Tu come ti orienti in generale?
Ho un metodo che può sembrare strano: per prima cosa scrivo il finale. Se non dispongo di un buon finale, la storia per me non esiste. Può essere anche solo una frase, non è detto che sia l’intero epilogo. Poi scrivo l’inizio. Poi faccio l’elenco delle scene che mi servono per andare dall’inizio alla fine. Poi sviluppo ogni scena, spesso non in sequenza. Dipende da quale ho immaginato per prima. È lo stesso sistema che usano per realizzare i film. Alla fine, il montaggio riordina tutto. Se mi capita che manchi qualche scena, la aggiungo. Se ci sono scene inutili, le tolgo. Poi passo alla fase di editing, che dura da tre a quattro volte il tempo che ci ho messo a scrivere.
Parliamo sempre della scrittura di un libro, la sua impaginazione, la decidi prima, oppure mentre scrivi hai già in mento un progetto?
Scrivo tutto in Garamond 12 con interlinea 1,15. Però inizio sempre con un programma semplice, che non è altro che un “blocco note” evoluto. Si chiama Ultraedit e l’ho acquistato anni fa. Scrivere in Word mi distrae, perché nella prima fase ho bisogno di andare veloce, senza preoccuparmi degli errori. Quindi scrivo tutto con Ultraedit, poi faccio confluire tutte le scene in Word. Correggo gli errori che mi segnala, controllo se c’è tutto (o inserisco dei segnalibri tipo ##ufficio## per indicare cosa devo sviluppare) e poi inizio la fase di editing.
Daniele cos'è quel liquido che fuma ancora nella tazzina?
Liquirizia fusa, ne vuoi un po’? Me la portavano i miei amici Uno e Due dal pianeta XA, ma credo abbiano avuto un incidente; non li vedo più da qualche tempo.
Bene, grazie molto buono.
Con che tecnica ti inventi i vocaboli, in questi giorni è uscito un libro che ho inserito su BA di Stefano Massini, " dizionario inesistente" Dove lui si è inventato delle parole da delle storie realmente accadute. Anche tu segui questo metodo, oppure le coni dal nulla, oppure sfrutti qualche vecchio racconto?
Quando devo inventare dei termini, cerco tutte le traduzioni possibili. Prima di tutto in latino e greco, ma anche in altre lingue. Poi provo a ottenere delle fusioni. Il termine, però, deve essere chiaro per il lettore. Per il pianeta della mia serie ho scelto “Aedis” perché significa “Casetta, piccola abitazione” e, dopo un viaggio di trent’anni, credo che una casa sia l’unica cosa che si desideri.
Anche se scrivi sempre di futuro, ho letto, in alcuni racconti che parli " cerano sedie di legno", ecc. Forse perché non vuoi in effetti staccarti dalla realtà dei nostri giorni.
È proprio così. Prima di iniziare la serie Aedis ho pensato molto a come si sarebbe sviluppata una colonia giunta su un altro pianeta. Io credo che la civiltà seguirebbe lo stesso percorso, ricreando le stesse cose cui siamo abituati adesso. Con qualche elemento tecnologico in più, certo, e qualche elemento inutile in meno (ce ne sono, ce ne sono), ma in sostanza sarebbe una Seconda Terra. Anche gli animali, se somigliassero ai nostri, riceverebbero gli stessi nomi, perché no? E poi, quelli di piccola taglia li porteremmo con noi e quindi, come minimo, avremmo gatti, cani e conigli come sulla Terra. In ogni caso, tutto ciò che scrivo, anche se la storia è di fantascienza, deve essere possibile. Ho dovuto attendere anni prima di scrivere il primo racconto sui viaggi nel tempo. Poi ho inventato un modo teorico per riuscirci e l’ho scritto.
Domandazza: Siamo ancora sulla macchina del tempo. Se tu non fossi quello che sei cosa vorresti essere? Qualsiasi cosa frigorifero, animale qualsiasi. Perché?
Mannaggia, questa è difficile, Isabella, ci devo pensare. Ecco, sono andato una settimana nel futuro e adesso lo so: vorrei essere una I.A. Una Intelligenza Artificiale, come Will Caster nel film “Transcendence”. Il corpo umano è spettacolare, utile e molto piacevole, a volte, nel suo utilizzo, ma dopo un centinaio d’anni è una palla al piede. Meglio copiare la propria essenza in un supercomputer. Mi piacerebbe perché così si vive per sempre. Come le protagoniste dell’episodio “San Junipero” della serie televisiva “Black Mirror”.
Per i personaggi prendi spunto dalla realtà e poi li trasformi, oppure no?
Tutti i miei personaggi esistono davvero, ma sono una fusione di più persone. Jeremy, per fare un esempio, è l’amico di Daniel Sung, il mio protagonista, ed è il risultato della somma delle personalità di 3 amici. Samira, la moglie di Daniel, protagonista del sesto episodio, ha più di dieci caratteristiche mutuate dalle mie esperienze. Per i tratti somatici, invece, uso la tecnica del “facciometro”. Cerco dei volti su Internet, e quando ne vedo uno che gli assomiglia (cioè coincide con l’idea che ho in testa), lo salvo sul pc. Quando ne ho trovati abbastanza, li fondo insieme e creo il mio personaggio.
Questa poltroncina è molto comoda, tu dove scrivi di solito? Perché proprio lì?
Dato che ancora lavoro, posso scrivere solo a casa, di sera oppure nei fine settimana. La mia postazione è un divano con il mouse sul bracciolo e la tastiera sulle ginocchia. Potrebbe sembra scomodo, ma a me piace così. Scrivo là perché in quella stanza posso isolarmi dal mondo. Mentre scrivo, mi distrarrebbero i discorsi altrui, anche di sottofondo, mentre mi stimola la musica. Solo musica jazz o classica, senza la voce.
Domandazza: Se fossi un capo d'abbigliamento quale saresti? Perché?
Sicuramente una cravatta, perché ne faccio collezione. Ho quelle con i personaggi Disney, Snoopy, Willy il Coyote, Bunny, e poi con tastiere (suonavo l’organo), tappi di bottiglia, topi, gatti, maialini ecc.
Sei molto impegnato, come fai a conciliare lo scrivere fare concorsi recensire ecc?
Be’, forse dipende dal fatto che non ho altri hobby. Prima ne avevo diversi, ma adesso, quando ho mezz’ora, la uso per la scrittura o la lettura. Quando una storia mi piace, sento il bisogno di “smontarla” logicamente per capire il motivo per cui mi piace. Non si finisce mai di imparare. Inoltre, scrivere comprende anche fare ricerche per giustificare certi meccanismi, o trovare volti e ambienti. Se poi non trovo nulla di soddisfacente, lo disegno. Non so disegnare, sia chiaro, traccio solo qualche linea per avere l’idea che mi serve. Adesso, per esempio, sto progettando un ascensore.
Mentre risponde, vedo Daniele che batte il piede sul pavimento bianco, ok. Non era venuto solo per questa intervista, ma per incontrare il Governatore di Lombivalmento B12. Terminerò subito l'intervista.
Per terminare Daniele se arrivasse la fine di tutte le galassie, cosa porteresti per sempre con te?
Un notebook e la chiavetta dove salvo tutto. Però, se arrivasse una fine del genere, dove prenderei la corrente per farlo funzionare? Devo pensarci e scrivere un racconto! Grazie dell’idea, Isabella,
Tutti gli ascoltatori di Sideam95 ti ringraziano.
Grazie a te per la simpatica intervista.
Ciao
Mi alzo da quella seduta accogliente, sento che le gambe mi tremano, faccio solo in tempo a dire
ai miei radioascoltatori.
Ciao alla prossima.
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Re: Commento
Ero ospite nellacapsula di Daniele, per cui non ho idea a cosa possa servire, dovresti chiederlo a lui. ahahahColosio Giacomo ha scritto: ↑31/01/2019, 9:54 Bella intervista, letta d'un fiato. Bravissimi entrambi, sia per la qualità delle domande che per l'originalità delle risposte. All'inizio ho letto che c'era una scacchiera gigante, che fine ha fatto? Complimenti ad entrambi, ora vi vedo sotto un'altra luce, diciamo più "astrale".
Grazie Giacomo.
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
PS
Giacomo, la scacchiera gigante serve per muovere i personaggi nello spazio infinito delle mie idee.
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
In ogni caso la parte che più ha catturato la mia attenzione è quella della costruzione narrativa delle storie: iniziare a scrivere dalla fine può essere di grande aiuto a focalizzare la direzione che deve prendere il racconto.
Bravi a entrambi!
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
Comunque bella intervista
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
Mi fa piacere se qualcosa che faccio può essere utile anche ad altri.
PS per Isabella
Avevo detto: "Devo pensarci e scrivere un racconto!"
L'ho scritto. Sta nella sezione microNASF
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
Daniele sei velocissimo. Vado a leggerlo.Daniele Missiroli ha scritto: ↑31/01/2019, 22:08 Grazie Laura e grazie Riccardo.
Mi fa piacere se qualcosa che faccio può essere utile anche ad altri.
PS per Isabella
Avevo detto: "Devo pensarci e scrivere un racconto!"
L'ho scritto. Sta nella sezione microNASF
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
Grazie Laura, stavo scrivendo le domande e mi sono vista seduta comodamente in una capsula sorseggiando un liquido in compagnia del più famoso scrittore di tutte le galassie. Ho provato e sono contenta che stato gradito. Ti dirò che anche a me ha stupito l iniziare dalla fine. CiaoLaura Ruggeri ha scritto: ↑31/01/2019, 18:02 Geniale la decisione di spostare l'intervista nei luoghi fantascientifici "frequentati" dall'intervistato.
In ogni caso la parte che più ha catturato la mia attenzione è quella della costruzione narrativa delle storie: iniziare a scrivere dalla fine può essere di grande aiuto a focalizzare la direzione che deve prendere il racconto.
Bravi a entrambi!
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Re: Intervista a Daniele Missiroli
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