
Creatori
Moderatore: Il Guru
Creatori

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Arte, questa è Arte: qui c’è anche uno stile di scrittura insolito, che però sembra proprio voluto, frutto di uno studio ricercato. C’è anche della poesia, nel modo in cui il protagonista pensa – poesia cibernetica e futurista. E nell’eloquio dei resuscitati, c’è tanta umanità primitiva, non scevra di forme peculiari. Ad esempio:
“— Sono numeri: numeri: numeri. — rispose Amanzio.”
“— Ventidue diviso sette? — cercò di ricordare Manlio.”
Quei "due punti" nella prima frase sono di spiegazione, il primo, di divisione, il secondo. Peculiare, davvero.
Il racconto si dipana su due piani, quello principale, dell’individuo che cerca la verità, e quello secondario, più succinto ma comunque indispensabile, delle creature che ha clonato, vero schiaffo all’ego di noialtri – perché l’individuo è una macchina e i clonati, buzzurri animaleschi, siamo noi: è chiaro che non possiamo essere all’origine della vita delle macchine senzienti, no? Però una pezza alla fine la mettiamo: anche se non riusciamo a dar conto
della loro origine, arriviamo a mostrare alle AI come ci siamo estinti. Loro andranno avanti lo stesso, anche se nessuno metterà in dubbio la teoria evoluzionista.
Trovo quest’opera molto bella.
Mi permetto di suggerire alcune piccole modifiche per migliorarne la leggibilità, anche se mi rendo conto che probabilmente ne snaturerebbero un po’ lo stile, segnalo alcuni refusi manifesti e propongo qualcosa in ossequio alle mie manie,
“Ma, nessuno degli Uguali sospese il suo studio per assistere alla mia scoperta; nessuno uscì dal proprio laboratorio, attirato dal suo rotto pianto.”
Cambierei con:
“Ma nessuno degli Uguali sospese il suo studio per assistere alla mia scoperta; nessuno uscì dal proprio laboratorio, attirato dal suo pianto dirotto.”
“Fu allora che udii avvicinarsi.”
Cambierei con:
“Fu allora che la udii avvicinarsi.”
“Il suo peculiare calpestio: il passo marziale e lo strascicato cigolio.”
Cambierei con:
“Con il suo peculiare calpestio: quel passo marziale, e il cigolio strascicato.”
— Bono, come prosegue il tuo progetto? — mi trasmise Centrale [← virgola] appena entrata nella stanza.
— Quando abbiamo [← avremo] terminato, vai [← questo può restare così] in infermeria e fatti dare un arto nuovo.
Ripetizione:
“Già *avevo* avuto degli spiacevoli sovraccarichi nei giorni precedenti e *avevo* perso tre dei migliori scavatori.”
Propongo:
“Già *erano capitati* spiacevoli sovraccarichi nei giorni precedenti e avevo perso tre dei migliori scavatori.”
“*Centrale* non amava vedermi al *Centro* per lungo tempo”
Propongo:
“Centrale non amava vedermi in ufficio (o “in sede” o “nei suoi pressi” o “a Palazzo” o “nel suo bunker” o “nelle sue stanze”) per lungo tempo”
“La loro fame insoddisfatta non riusciva a riempire il loro prominente stomaco” [← “stomaco prominente”, avrei scritto].
Anche questa è una scelta d’autore, si capisce (tra l’altro, si ripete verso al fine, con
“Stava aiutando Manlio ad alzarsi.
Quando il gigantesco schermo davanti a loro si illuminò, insieme a un tastiera numerica vicino. ”):
“Tra poco i Creatori ci avrebbero donato.
Le risposte che da secoli aspettavamo.”
Però un po’ distrae. Immagino l’Ombra autrice sappia che si sarebbe anche potuto scrivere:
“Tra poco i Creatori ci avrebbero donato le Risposte; “Risposte” in maiuscolo, perché le aspettavamo da secoli.” Certo, l’arte è sua, non mia, dunque forse è meglio come l’ha scritto lei.
“avevano ricoperto l’area con materiale proveniente da una zona prossima al deserto di Koscan ,distante più di duecento chilometri.”[← c’è uno spazio prima della virgola, e ne manca uno dopo]
“la prova definitiva che i Creatori non erano unità digitali, ma unità biologiche a base carbonio”[← manca “di” tra “base” e “carbonio”. Si potrebbe anche scrivere: “non erano unità digitali, ma biologiche, a base di carbonio”].
— Il mio risultato è: forse: possono esistere altre confutazioni. [← “forse: possono esistere altre confutazioni” andrebbe tra virgolette]
“Buttarono[←Buttavano] giù dai ripiani altri scatoloni sperando di trovare la poltiglia colorata che mangiavano da quando erano bambini. Non riuscirono [←riuscivano] a leggere le parole scritte sulle confezioni. Aprivano i pacchetti e ingurgitavano tutto quello che trovavano.”
ripetizione:
“C’era un grande tabellone con tante cifre e tante lettere sulla parete più lunga, e c’era un *tavolino* molto lungo con pulsanti e bottoni e cosi di vari colori, attaccati a fili bianchi che entravano nel *tavolino*.”
Propongo:
“C’era un grande tabellone, con tante cifre e tante lettere, sulla parete più lunga, e c’era un *banco* molto lungo, con pulsanti e bottoni e cosi di vari colori, attaccati a fili bianchi che si infilavano in fori ricavati al centro del tavolo.”
— Cos’è? — chiese Manlio con una flebile voce, [← con una voce flebile (ma questa è una mania tutta mia)]
“Esaltato, Amanzio prese il foglio di plastico con le fila di numeri incisi e li copiò sul tastierino.”[← di *plastica*, non “di plastico”]
Amanzio gli strappò la fascia rossa sul [← dal] braccio.
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Re: Creatori

Re: Creatori
Il sarcasmo dell’Ombra è notevole visto che la domanda la fa porre da un’unità artificiale con un’intelligenza superiore a un essere di carne creato in laboratorio.
È come se l’autore volesse chiedersi se la risposta non sia dentro di noi; in realtà continua a prendere in giro il lettore in stile “Douglas Adams”: “Si infilò una delle dita buone nel naso e scoppiò a ridere”.
A volte il testo è ostico perché l’Ombra vuole inserire una sorta di linguaggio “meccanico” per le macchine cybenetiche e il finale mi sembra un po’ tirato per i capelli, ma sostanzialmente il racconto mi piace.
Un appunto: i nomi dei personaggi sono irritanti, molto.
VOTO: 5
Commento partecipante
Il testo è scritto bene e ho apprezzato la narrazione non lineare, in quanto aumenta parecchio la tensione, anche se inizialmente non è facilissima da seguire per chi, come me, ha una soglia dell’attenzione bassa.
Il finale è troppo veloce e forse avrebbe avuto bisogno di più spazio.
Una nota già fatta anche da un altro commento: i nomi dei personaggi sono fastidiosi.
Resta il grande valore del testo.
Voto: 5
Commento partecipante
Tra poco i Creatori ci avrebbero donato.
Le risposte che da secoli aspettavamo.
Un punto e un a capo di troppo
Koscan ,distante
uno spazio di troppo.
fuoco.
Qui il punto è di troppo.
Insomma, roba di poco conto. Come errore ricorrente dovresti allineare il maiuscolo e il minuscolo alla punteggiatura in uscita dal discorso diretto.
Il racconto è narrato da un ricercatore robotico in un ipotetico futuro in cui l'umanità non esiste più.
L'oggetto della ricerca del robot senziente è focalizzata nella ricerca dei "Creatori" della razza guidata nell'adesso narrativo dall'IA, come viene trascritto. Il narratore ci fa sapere che L'I.A. Centrale non ritiene che i "Creatori" possano essere altro che macchine primitive.
Lo scontro è dunque tra due diverse concezioni: la prima, che pensa alla creazione da un'entità non robotica, la seconda all'evoluzione da forme di IA primitiva.
Il narratore cerca un creatore, la Centrale cerca invece un progenitore.
Il tema, ribaltato e trasformato, in un futuro in cui l'uomo è assente, ricalca l'antica polemica tra evoluzionisti e creazionisti. E in questo caso sembrano i creazionisti ad aver ragione, non i darwiniani. Le macchine sono state create e, solo a partire da quel momento, si sono evolute.
Il ribaltamento è servito e l'idea non è male.
Lo sviluppo successivo del racconto meno. Certo il linguaggio non aiuta. Se l'intelligenza è artificiale (e l'autore ce la pone con questa dizione), cos'è naturale? Il termine artificiale inguaia l'autore. Possibile che la macchina senziente non si sia interrogata sull'origine del termine stesso? Se qualcosa è artificiale, qualcos'altro è naturale. Per evitare incongruenze cambierei il termine. E poi Centrale, perché è femmina, mentre il protagonista è maschio? Ma soprattutto, se tali macchine sono in grado di estrarre il DNA significa che l'elemento biologico sulla Terra non si è estinto. Beh, la diffrenza tra biologico e non dovrebbe essere lampante anche per una IA e pertanto lampante anche l'origine più antica della prima sulla Terra.
Insomma sono tante incongruenze logiche che, messe in riga, fanno un po' venir meno il patto narrativo tra autore e lettore.
Vi sono anche incongruenze narrative, come lo strato di quarzite di cui è ricoperto l'altipiano degli Angeli (sul nome non si sono mai interrogati) ritenuto artificiale. Che poi invece si dice che l'altipiano sia stato sepolta da un evento vulcanico.
Tutto questo per dire che come racconto distopico o utopico mi pare funzioni poco. Come racconto allegorico ha molto più mordente e senso.
Le sequenze dialogiche dove compaiono gli umani mi sembrano inutilmente lunghe. Questo perché l'autore ha voluto introdurre un'altra contrapposizione: quella tra gli umani sporchi, brutti e ottusi e le macchine, il secondo pilastro del racconto. Forse per un racconto due pilastri sono troppi. La contrapposizione uomo macchina allunga il racconto e non aggiunge nulla a quella tra creazionisti ed evoluzionisti, è un di più.
Un di più forse velleitario, come il finale. Alla fine infatti l'umanità riesce ad autodistruggersi per la seconda volta, pare. A dimostrazione che l'uomo è sempre lo stesso.
Il modo in cui questa volta quei ragazzotti riescano tutti a far fuori è un po' tirato per i capelli e fa virare il racconto sull'umoristico.
Forse troppo.
Voto:3
Commento partecipante
Nel complesso non vedo particolari motivi per “bocciare” il testo, ma non riesco francamente a tesserne particolari lodi, pertanto mi sento di promuoverlo con la sufficienza.
VOTO: 3
Commento partecipante
VOTO: 3
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